Uno scorcio della Cava Mozano nel territorio di Montereale, nel Parco del Gran Sasso; sotto il titolo, Costa dei Trabocchi nel Teatino I giudici amministrativi dell’Aquila hanno bocciato le manovre del Parco Gran Sasso, della Regione Abruzzo e del Comune di Montereale: avevano autorizzato la realizzazione di una nuova cava di oltre 600 mila metri cubi, spacciandola per il risanamento di una vecchia cava preesistente. Per avallare l’attività estrattiva all’interno del Parco erano stati indicati per ben due volte confini farlocchi dell’area protetta. Il ricorso al Tar del Forum ambientalista e della Stazione ornitologica abruzzese. Nel piano regolatore di Ortona a far inorridire gli ambientalisti sono stati soprattutto gli insediamenti previsti all’ingresso delle riserve dell’Acquabella e dei Ripari di Giobbe, aree incontaminate e bellissime L’analisi di LILLI MANDARA, da Pescara LA REGIONE VERDE d’Europa non è poi così verde se ogni giorno bisogna difendere i confini dei parchi, le insidie del cemento, le disinvolte manovre degli enti pubblici per allargare le maglie delle leggi di salvaguardia e dei vincoli e assecondare così le ambizioni dei costruttori. Ma per fortuna qualche volta i Tar si mettono di traverso. È accaduto giorni fa, quando i giudici amministrativi dell’Aquila hanno bocciato le manovre del Parco Gran Sasso, della Regione Abruzzo e del Comune...

Questo contenuto è riservato ai soli abbonati.

Ha lavorato nella redazione abruzzese del “Messaggero” dal 1984 al 2014. Ha seguito per il quotidiano di Roma molte vicende dell’attualità italiana. Dal 2015 è direttore responsabile del blog “Maperò”, testata giornalistica che si occupa in Abruzzo di politica, cultura e cronaca. Collabora col “Fatto quotidiano” e con “Donne Chiesa Mondo”, il mensile dell’“Osservatore Romano”.