L’intervento che lo storico e scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere ieri sera a Rai 3 sull’assassinio di Giacomo Matteotti ordinato un secolo fa dal duce del fascismo è finito su tutti i giornali, i siti e i social del nostro Paese (e non solo). A riprova che i post fascisti sono anche ottusi, oltre che truci. Ma cos’è che ha mandato in tilt i tirapiedi del governo nella Rai? La pura e semplice verità dei fatti, detta con parole chiare e dirette da un intellettuale prestigioso. Come chiara e diretta fu la rivendicazione di Benito Mussolini nell’uccisione del deputato socialista: «al cospetto di tutto il popolo italiano, assumo (io solo!) la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto». Col coraggio di un leone, Matteotti aveva denunciato sette mesi prima brogli elettorali, tangenti e corruzione del Partito nazionale fascista e dei suoi organi di stampa: per il fascismo la sua bocca doveva essere chiusa per sempre. Ecco l’incipit, il momento saliente e la chiusura della rivendicazione del duce. Dagli storici, questo discorso è considerato l’atto costitutivo del regime fascista


◆ Il discorso di BENITO MUSSOLINI, Camera dei deputati, 3 gennaio 1925

Il deputato socialista Giacomo Matteotti prima di essere assassinato dai fascisti aveva denunciato alla Camera brogli elettorali, tangenti e corruzione del Partito nazionale fascista

«Signori! Il discorso che sto per pronunziare dinanzi a voi forse non potrà essere a rigore di termini classificato come un discorso parlamentare. Può darsi che alla fine qualcuno di voi trovi che questo discorso si riallaccia, sia pure traverso il varco del tempo trascorso, a quello che io pronunciai in questa stessa aula il 16 novembre. Un discorso di siffatto genere può condurre e può anche non condurre ad un voto politico. Si sappia ad ogni modo che io non cerco questo voto politico. Non lo desidero: ne ho avuti troppi. L’articolo 47 dello Statuto dice: “La Camera dei deputati ha il diritto di accusare i ministri del re e di tradurli dinanzi all’Alta corte di giustizia”. Domando formalmente se in questa Camera, o fuori di questa Camera, c’è qualcuno che si voglia valere dell’articolo 47. Il mio discorso sarà quindi chiarissimo, e tale da determinare una chiarificazione assoluta. Voi intendete che dopo aver lungamente camminato insieme con dei compagni di viaggio ai quali del resto andrebbe sempre la nostra gratitudine per quello che hanno fatto, è necessaria una sosta per vedere se la stessa strada con gli stessi compagni può essere ancora percorsa nell’avvenire. Sono io, o signori, che levo in quest’Aula l’accusa contro me stesso. Si è detto che io avrei fondato una Ceka. Dove? Quando? In qual modo? Nessuno potrebbe dirlo. …(omissis)

Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito?

Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea, ed al cospetto di tutto il popolo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il Fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece una superba passione della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il Fascismo è stato un’associazione a delinquere (omissis), a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato.

(omissis)…Ora io oso dire che il problema sarà risolto. Il Fascismo, Governo e Partito, è in piena efficienza. Signori, vi siete fatte delle illusioni! Voi avete creduto che il Fascismo fosse finito perché io lo comprimevo, che il Partito fosse morto perché io lo castigavo e poi avevo anche la crudeltà di dirlo. Se io la centesima parte dell’energia che ho messo a comprimerlo la mettessi a scatenarlo, oh, vedreste allora… Ma non ci sarà bisogno di questo, perché il Governo è abbastanza forte per stroncare in pieno e definitivamente la sedizione dell’Aventino. L’Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa; gliela daremo con l’amore, se è possibile, o con la forza se sarà necessario. Voi state certi che nelle 48 ore successive al mio discorso, la situazione sarà chiarita su tutta l’area, come dicono. E tutti sappiamo che non è capriccio di persona, che non è libidine di governo, che non è passione ignobile, ma è soltanto amore sconfinato e possente per la Patria».

Il discorso integrale di Mussolini è a questo link: https://it.wikisource.org/wiki/Italia_-_3_gennaio_1925,_Discorso_sul_delitto_Matteotti

Giacomo Matteotti e Benito Mussolini
Le conseguenze dell’«amore sconfinato e possente per la Patria» di Benito Mussolini, vent’anni dopo

Qualche numero sugli effetti del Ventennio fascista per l’Italia:

  • 28mila anni di carcere e confino politico per gli oppositori del Regime
  • 45mila deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15mila dei quali non fecero più ritorno
  • 42 fucilati nel ventennio su sentenza del Tribunale speciale
  • 3 milioni 430mila italiani coinvolti nel conflitto bellico dal 1940 al 1943, con un numero di morti molto elevato: tra 415mila e 443mila (di cui 330mila militari, 85mila civili)
  • 640mila internati militari nei lager nazisti, di cui 40mila deceduti, e 600mila prigionieri di guerra italiani che languirono per anni rinchiusi tra i reticolati, in tutte le parti del mondo
  • 110mila caduti nella lotta di Liberazione in Italia e all’estero
  • migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città
  • tutti quei giovani − privi di alternative o ingannati da falsi ideali e traditi dai camerati tedeschi e dai capi fascisti − che caddero combattendo dalla parte sbagliata della storia

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