Abituati al fotografo ufficiale, specializzato in ritratti istituzionali e “pietrificati”, modello Mattarella nei commissariati, pensavano di poter fare in quattro e quattr’otto una foto che sembrasse spontanea. Poi hanno cominciato a rivendicare la colpa ciascuno di loro in esclusiva (mentre i comuni mortali si sarebbero accusati reciprocamente). Come se non bastasse, per Re Carlo III è arduo mostrare una commozione compunta, un sorriso smagliante, una addolorata partecipazione (a seconda delle circostanze) nelle sue attuali condizioni di salute. È difficile sfoderare una ironia leggera uscendo dalla chemioterapia, mentre qualche decina di persone l’altro giorno si è presentata ad una cerimonia con cartelli inneggianti alla repubblica


◆ Il pensierino di GIANLUCA VERONESI

Solo qualche mese fa vi avrei scritto il seguente testo.

Credevano di essere normali. Che ingenuità! Come fossero teenager qualsiasi, pensavano di poter fare in quattro e quattr’otto una foto che sembrasse spontanea ma che facesse apparire la festeggiata (era la festa della mamma) in gran forma. Non rendendosi conto che i loro coetanei borghesi, a quella età, hanno già realizzato approssimativamente un miliardo di scatti, acquisendo la conseguente esperienza. Mentre la corte è abituata al fotografo ufficiale, specializzato in ritratti istituzionali e “pietrificati”, modello Mattarella nei commissariati. Per di più ciascuno di loro – essendo Principi di Galles, quindi dediti alle buone maniere e alla nobiltà d’animo – ha rivendicato la colpa in esclusiva (noi ci saremmo accusati reciprocamente). Con ciò aumentando i sospetti, la preoccupazione e l’eccitazione dei sudditi dietrologi e complottisti. 

Secondo me la ineguagliabile Elisabetta sta prendendosi – da lassù – delle spiritose vendette nei confronti di quella turbolenta famiglia, composta da egoisti e ingrati. Aveva già cominciato in vita resistendo un centinaio di anni alla abdicazione, lasciando che Carlo si divertisse tra colture agricole sperimentali e trattati di neo architettura. Ma è evidente che se uno comincia la sua nuova vita regale da ultra settantenne la probabilità di complicazioni alla prostata aumentano. D’altronde Carlo – manco fossimo nel Settecento – pretese di sposare una statuina di finissima porcellana mantenendo “ufficiosamente” la fidanzata di sempre, la divertente Camilla, dotata – dicono – di humour raffinato e sottile.

La principessa Diana Spencer con i figli Harry e William alle giostre

La statuina – che doveva solamente sorridere timidamente, ballare elegantemente e procreare bambini bellissimi, senza le orecchie a sventola – si tolse l’abito con lo strascico e indossò la mimetica, dedicandosi eroicamente alla missione di punire tutta la progenie dei Windsor. Per evitare polemiche inerenti alcuni loro comportamenti, un figlio e un nipote della regina che si erano conquistati un grado militare sono stati non dico degradati ma smilitarizzati. Quello stesso nipote involontariamente ha compiuto la più provocatoria e riprovevole delle scelte: ha sposato una americana – pimpante e polemica – non rendendosi conto che ci fu già il caso della “americana” Wallis Simpson, per la quale il re Edoardo VIII si dimise, creando una pericolosa crisi istituzionale che fece vacillare la Casa Reale.

Questo avrei scritto. Ma – al momento – non lo  trovo adeguato alla situazione. La famiglia reale non è un organo di governo, una entità politica in senso stretto. È un simbolo, un riferimento identitario della Gran Bretagna e, indirettamente, di decine di altri Paesi. È lì per testimoniare certi valori e per far questo è obbligata a mettere in scena il suo quotidiano spettacolo che – come tutti gli spettacoli – deve comunicare la propria “magia”, fatta di bellezza, buoni propositi e amor di patria. È tuttavia arduo mostrare una commozione compunta, un sorriso smagliante, una addolorata partecipazione (a seconda delle circostanze) in simili condizioni di salute. È difficile sfoderare una ironia leggera uscendo dalla chemioterapia.

La Regina Elisabetta II con i nipotini della Royal Family

Quanto suonano anacronistici i pettegolezzi e le maldicenze che rendevano così glamour, “moderna” e attuale la Royal Family. L’eccitazione di curiosare nella vita privata che poi privata non era, stante che ogni scandalo (per lo più sessuale) veniva raccontato in modo dettagliatissimo dai diretti interessati in interviste e autobiografie. Quanto ci manca Elisabetta! Solo lei, calata splendidamente in quel ruolo di “Madonna addolorata”, poteva e sapeva ogni giorno tramutare una commedia contemporanea in una tragedia classica. L’altro giorno qualche decina di persone si è presentata ad una cerimonia con cartelli inneggianti alla repubblica. Con lei vivente non avrebbero mai osato per paura di essere sgridati. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Si laurea a Torino in Scienze Politiche e nel ’74 è assunto alla Programmazione Economica della neonata Regione Piemonte. Eletto consigliere comunale di Alessandria diventa assessore alla Cultura e, per una breve parentesi, anche sindaco. Nel 1988 entra in Rai dove negli anni ricopre vari incarichi: responsabile delle Pubbliche relazioni, direttore delle Relazioni esterne, presidente di Serra Creativa, amministratore delegato di RaiSat (società che forniva a Sky sei canali) infine responsabile della Promozione e sviluppo. È stato a lungo membro dell’Istituto di autodisciplina della pubblicità.