Anselm Kiefer al lavoro nel suo studio in una ex fabbrica a Barjac in Francia

Come raccontare uno dei più grandi artisti contemporanei? Wenders lo fa attraverso suggestioni sulla persona, sulle suggestioni dell’artista, sulle influenze che lo ispirano e sulle fotografie che lo tormentano – diventando poi le sue opere magnifiche e immense. La poesia visiva che caratterizza il cinema del regista tedesco in questo ritratto d’artista è più viva che mai, e può essere ammirata dal 30 aprile in 3D al cinema. Dall’infanzia tumultuosa post Seconda guerra mondiale nella Germania devastata dal conflitto bellico, all’elaborazione del lungo processo di guarigione dal trauma subìto, al trasferimento del suo studio in un ex fabbrica in Francia, emerge un ritratto d’artista estaticamente coinvolgente


◆ L’anteprima di GIULIA FAZIO

Uno dei più grandi artisti contemporanei è il soggetto dell’ultimo documentario di Wim Wenders in uscita il 30 aprile al cinema e distribuito da Lucky Red. Presentato in anteprima a Cannes 2023, racconta Anselm Kiefer in modo sorprendente. Girato in 3D, l’opera intende restituire un’esperienza di visione spazialmente incarnata: non è l’emozione a guidarci tra le opere, ma la materialità di queste ultime. Lo spettatore può quasi allungare le mani e percepirle come oggetti che danzano e volteggiano nell’ambiente recluso della sala. Da vero maestro dell’arte cinematografica, Wenders utilizza il mezzo in tutte le sue potenzialità espressive: Anselm è un viaggio nell’arte, nella poesia, nella Storia, nella mitologia e, in fine, nell’uomo Anselm Kiefer. 

Anselm Kiefer e Wim Wenders al Festival di Cannes 18-27 maggio 2023

Un ritratto d’artista già narrato in Pina (2011), sulla visionaria coreografa Pina Bausch, ne Il sale della terra (2014) sul fotografo brasiliano Sebastiao Salgado e in Buena vista social club (1999). Wenders delinea una storia che intreccia, come fili sparsi, il passato e il presente: seguendo le ombre di Anselm bambino, interpretato da Anton Wenders, ci viene raccontata un’infanzia tumultuosa post Seconda guerra mondiale cui le immagini di devastazione, oblio e distruzione di un Paese che fatica a rialzarsi risuoneranno nei quadri vividi e tattili dell’artista tedesco. Tutti i materiali che egli riversa nelle sue opere (cenere, paglia, piombo) restituiscono la materialità del territorio alterato dal conflitto. La pratica artistica diviene elaborazione nel lungo processo di guarigione dal trauma. Kiefer punta l’attenzione su un passato che la Germania vuole dimenticare, ma che, a suo dire, non può sparire nel vuoto dell’oblio. Egli pone dunque davanti al loro sguardo lo specchio della verità da cui è impossibile fuggire. 

La locandina dell’ultima pellicola di Wim Wenders

Il coraggio artistico di Kiefer ha però attirato critiche aspre e severe in Germania: tacciato di neonazismo, criticato e incompreso nel paese natio, si trasferisce in Francia. Nuova tappa del suo viaggio artistico è Barjac: qui erge il suo studio in un’ex fabbrica. L’edificio e l’area circostante divengono una galleria a cielo aperto dove sculture giganti e opere site specific creano una vera e propria città d’arte che visitiamo e percorriamo grazie all’uso del 3D, immersi come visitatori in un museo. La magnificenza delle sue opere viene mostrata nel suo farsi: la camera di Wenders segue l’artista nel presente scrutandolo nella creazione; poi mescola continuamente il reale con il fantastico, immaginando scene d’infanzia e il periodo in età adulta in Germania (Kiefer da giovane viene impersonato dal figlio Daniel).

Nel ritratto si insinuano suggestioni e interconnessioni sulle sue influenze letterarie e artistiche, e tra loro risalta il poeta Paul Celan – poeta ebreo citato in molte opere – dal quale deriva il tema ricorrente della necessità della memoria. I fili del passato si riordinano nella matassa del presente. Il materiale d’archivio si sussegue; la voce della poetessa Ingeborg Bachmann risuona; sfogliamo le pagine della vita e della memoria: strati di esperienza che si accavallano e si manifestano come in un sogno ad occhi aperti. Arduo descrivere un’esperienza estaticamente coinvolgente, se non con una mera esortazione: andate al cinema. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Classe 1994. Aspirante sceneggiatrice e critica cinefila anarchica. La grande passione per la Storia e la Letteratura la portano a laurearsi in Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli studi di Catania con una tesi in Letterature Comparate dal titolo Jules e Jim, dal romanzo al film. Invece, per assecondare l’altra passione - il cinema - decide di laurearsi in Magistrale in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale presso il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università degli Studi di Roma Tre. Collabora con alcuni Festival del cinema in Italia e in Canada; e svolge il ruolo di selezionatrice e giurata. La passione per la Settima Arte si affianca a quella per l’Arte e la Letteratura, e non immagina un mondo in cui la cultura muoia senza lottare.