Il nuovo Re d’Inghilterra è un politico e insieme un intellettuale di primo rango. Che ha studiato Shakespeare, che ha dipinto con garbo paesaggi, che non ha schivato, anzi, polemiche frontali con le archistar çome Richard Rogers, che conosce e apprezza l’arte, in specie quella italiana. Conscio dei suoi relativi poteri e però consapevole del suo potere di influenza


Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

LA PROFESSIONALITÀ NON è una opinione e bisogna riconoscere che c’è stata a cominciare da un collaudato corrispondente come Marco Varvello. Informatissimo, puntuale, mai retorico. Anche per questa povera Rai agganciata passivamente al governo di destra con una premier come Meloni che trasmette i suoi video e rifiuta di fatto il rischio delle domande, delle conferenze stampa.

La cerimonia è durata ore e però ha confermato che l’Inghilterra, malgrado governanti alla Boris Johnson, malgrado sia uno dei Paesi più multietnici con un premier indiano, abbia conservato questo altissimo senso delle antiche tradizioni inserendovi elementi di aggiornate novità. Non si può celare la straordinaria ammirazione per la capacità organizzativa di un evento storico così importante dopo il lunghissimo regno di Elisabetta. Carlo è un politico e insieme un intellettuale di primo rango che ha studiato Shakespeare, che ha dipinto con garbo paesaggi, che non ha schivato, anzi, polemiche frontali con le archistar çome Richard Rogers, che conosce e apprezza l’arte, in specie quella italiana. 

Il Commonwealth era presente coi suoi leader però Carlo III sa benissimo che quella ormai antica geografia risulta disegnata e segnata da un colonialismo lontano e superato, superatissimo, e quindi da monarca colto e conscio dei suoi relativi poteri e però consapevole del suo potere di influenza, agirà di conseguenza

Le riprese televisive ci lasciano con una punta, e anche più, di invidia per un Paese dal quale non a caso ci è venuta la democrazia parlamentare. Scusate se è poco… © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.