Nelle settimane che precedono l’avvicendamento alla guida del Partito democratico ancora nelle mani – per queste ultime settimane – di Enrico Letta, la candidata Elly Schlein è vista come il “nuovo che avanza”. Ma è veramente così? Oppure Schlein non è altro che l’interprete della continuità della linea del partito, con attenzione al filone dei grandi ex-democristiani? Nella nota polemica che segue, si cerca di leggere la candidatura Schlein con la lente d’ingrandimento del rispetto dell’ambiente e della tutela del territorio


L’intervento di FABIO BALOCCO

VORREI SPENDERE QUALCHE parola sul “fenomeno” Elly Schlein (“memorabile” la sua frase “il mio impegno per un paese progressista, ecologista e femminista”), visto che – con Bonaccini – è la persona più papabile a ricoprire il ruolo di segretario del partito che si autoproclama “democratico”. Non sarebbe la prima volta che il PD si affida a volti nuovi per catturare consensi: lo fece già con Renzi e sappiamo come è andata a finire. Adesso è la volta di “Ellyte”, azzeccato soprannome che prende lo spunto dall’origine molto benestante della signora. Esattamente come l’elettorato del PD, che non è più quello delle periferie, bensì quello delle ZTL. E già questo dovrebbe mettere sull’attenti.

Ma poi, quale passato politico può vantare la Schlein diverso da quello degli altri esponenti del PD? A me interessa in particolar modo l’ambiente ed il territorio. Lei ha ricoperto la carica di vicepresidente della regione Emilia Romagna (terra di quel Pier Luigi Bersani artefice della privatizzazione dei servizi pubblici), con a capo quel Bonaccini dato ora per vincente nella tutt’altro che entusiasmante gara per la segreteria. Bene, l’Emilia Romagna è al terzo posto tra le regioni che più consumano suolo in Italia. Del resto, dice forse qualcosa la signora contro le grandi opere? Ovviamente no, perché il PD è da sempre il partito del cemento e del tondino. Quindi sì a TAV e nuove devastanti linee AV al sud, che di tutto ha bisogno meno che di nuovi dissesti e di treni veloci, quando non ci sono nemmeno quelli lumaca.

Ma guardiamo sempre nella sua storia personale, e andiamo al di là dell’ambiente. Nel 2008 la Schlein è stata addirittura volontaria della campagna presidenziale di Barak Obama. Del resto, ne aveva anche titolo, visto che ha ben tre nazionalità, italiana, svizzera e statunitense, appunto. Quel Barak Obama che poi si distinguerà per essere uno dei presidenti più guerrafondai della storia USA, continuando le guerre di Bush, ed anzi partecipando ad altri conflitti. E sotto la sua presidenza continuerà il trend in aumento dei poveri, come denuncia Elisabetta Grande nel suo “Guai ai poveri. La faccia triste dell’America” (2017). Per non parlare delle rivelazioni di Snowden sulla dittatura della sorveglianza. Obama era di sinistra, la Schlein ne era appassionata e non ha mai detto trattarsi di un peccato di gioventù.

E veniamo al presente: la signora gode dell’appoggio di quel vecchio democristiano sempre a galla di Franceschini. Inoltre – e sembra essere il suo marchio di fabbrica –  è da sempre una strenua difensora dei diritti (LGBT – acronimo di origine anglosassone che tiene insieme le parole lesbica, gay, bisessuale e transgender/transessuale – e quant’altro). Lei stessa si professa bisessuale. Ovviamente nulla ho contro i diritti, ci mancherebbe, peccato che il PD sia quel partito che di facciata tutela i diritti e di fatto li contrasta, basti vedere quali iniziative ha preso nel campo del lavoro, con conseguente ampliamento della forbice tra ricchi e poveri. In conclusione, l’apparenza è che la Schlein rappresenti solo un volto nuovo (un po’ com’era a suo tempo la Serracchiani), ma dietro quel volto si nasconda neanche poi tanto velatamente il solito PD radical chic, locuzione, è bene ricordarlo, coniata da Tom Wolfe in occasione di una festa della “sinistra” newyorkese a favore delle Pantere Nere. Festa dei ricchi per le Pantere nere. Ellyte. Tutto torna… © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (attualmente in quiescenza), si è sempre battuto per difesa dell’ambiente e problematiche sociali. Ha scritto “Regole minime per sopravvivere” (ed. Pro Natura, 1991). Con altri autori “Piste o pèste” (ed. Pro Natura, 1992), “Disastro autostrada” (ed. Pro Natura, 1997), “Torino, oltre le apparenze” (Arianna Editrice, 2015), “Verde clandestino” (Edizioni Neos, 2017), “Loro e noi” (Edizioni Neos, 2018). Come unico autore “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino” (Edizioni Neos, 2017), “Lontano fa Farinetti” (Edizioni Il Babi, 2019), “Per gioco. Voci e numeri del gioco d’azzardo” (Edizioni Neos, 2019), “Belle persone. Storie di passioni e di ideali” (Edizioni La Cevitou, 2020), "Un'Italia che scompare. Perché Ormea è un caso singolare" (Edizioni Il Babi, 2022). Ha coordinato “Il mare privato” (Edizioni Altreconomia, 2019). Collabora dal 2011 in qualità di blogger in campo ambientale e sociale con Il Fatto Quotidiano, Altreconomia, Natura & Società e Volere la Luna.