Il G20 in India ha visto un vertice dei ministri dell’Energia dei Paesi che rappresentano oltre i tre quarti dei consumi di energie fossili nel mondo. Ma un accordo non c’è stato, per le prevedibili opposizioni delle economie che esportano l’energia fossile (Red) — NON È SERVITA la concomitanza con la furia meteorologica e il grande caldo che sta affliggendo in particolare l’emisfero settentrionale a trovare un concreto punto di vista comune nell’affrontare l’emergenza, per altro sulla traccia degli obbiettivi che la comunità internazionale ha individuato da tempo. L’ennesima tappa internazionale sulla crisi climatica, conclusasi sabato scorso a Goa, in India, ha visto il G20 confrontarsi sul tema dell’eliminazione graduale delle energie fossili, ma – e questo era prevedibile – le nazioni produttrici hanno impedito l’intesa con le loro obiezioni. La Francia ha esplicitamente accusato la Russia di essere la capofila dei Paesi che avrebbero impedito un punto di caduta comune. Non c’è stato quindi un comunicato congiunto, al quale si arriva solo se c’è un accordo completo. I Paesi del G20 rappresentano oltre tre quarti delle emissioni globali. L’80 per cento dell’energia utilizzata nel mondo proviene da fonti fossili. In questo quadro, era importante almeno un segnale positivo. In luogo del comunicato congiunto che non poteva esserci, la presidenza del vertice che ha visto riuniti...

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