Nel laboratorio di ricerca del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, gestito dall’Università della California, per la prima volta è stato realizzato un bilancio energetico positivo nel processo di fusione nucleare, la cosiddetta energia delle stelle. Ma quando sarà disponibile questa energia elettrica, quando sarà pronto un reattore a fusione di tipo “commerciale”? Kim Budil, direttrice del Livermore, ha parlato di «decenni». Un po’ presto, perciò, per inneggiare al “Santo Graal” dell’energia illimitata, pulita e a buon mercato, come sembra orientata a proclamare la grande stampa. Se è così, vuol dire allora che Ue, Usa, Cina ed India stanno già costruendo in Provenza un impianto gigantesco senza la prova che la fusione possa funzionare davvero?
Il commento di IGOR STAGLIANÒ

DOPO L’ANNUNCIO DELL’ALTRO ieri, nessun altro gruppo o laboratorio scientifico del mondo ha smentito il Lawrence Livermore National Laboratory. Quindi la fusione realizzata da loro con 192 laser ad alta energia è la prima prova di fattibilità che quel processo possa produrre più energia di quella che serve per innescarlo. I complimenti sono d’obbligo, anche se sono passati più di 60 anni da quando sono cominciati gli esperimenti per piegare a un utilizzo civile — la produzione di elettricità — i potenziali devastanti liberati dalla fusione della bomba H. E di finanziamenti la ricerca sulla fusione ne ha avuto in termini pantagruelici, talvolta mangiandosi i budget per altre ricerche scientifiche.
Ma quando sarà disponibile questa energia elettrica, quando sarà pronto un reattore a fusione di tipo “commerciale”? Kim Budil, direttrice del Livermore, ha parlato di «decenni». Un po’ presto, perciò, per inneggiare al “Santo Graal” dell’energia illimitata, pulita e a buon mercato, come sembra orientata a proclamare la grande stampa, Repubblica in testa, iper sensibile ad ogni input d’Oltreoceano. Eppure, santo cielo, queste cose non hanno il vincolo della fedeltà atlantica. Almeno si spera, benché il Dipartimento dell’Energia abbia voluto condire l’esperimento effettuato in California con queste parole: «questa scoperta cambierà il futuro dell’energia pulita e della difesa nazionale Americana per sempre». Diffidenti per gli annunci in pompa magna dati dal “grande fratello”? Non è questione di diffidenza, è che ci risuona ancora la sconvolgente frase del segretario generale dell’Onu Antonío Guterres all’apertura di Cop27 pochi giorni fa: «Stiamo su una strada verso l’inferno con il piede sull’acceleratore». Insomma, bisogna fare tanto e in pochi anni. Già dimenticato quel «non c’è più tempo» che era il mantra dei premier riuniti un anno fa al G20 di Roma? Non abbiamo decenni, e non è un caso se Next Generation Eu raccomanda che il 40% di quel che i Pnrr prevedono in materia di energia-clima sia realizzato entro il 2025.

Anche a non essere “addetti ai lavori” ma semplici giornalisti, sorgono allora, inevitabili, alcune domande. Questo risalto dato dall’Amministrazione Biden al risultato del Livermore significa che gli Stati Uniti abbandonano il consorzio di Iter, il reattore a fusione in costruzione da tempo a Cadarache in Provenza, al quale gli Usa partecipano insieme a Ue, Cina e India? O vogliono addirittura entrare in competizione con Iter, nella prospettiva di passare dalle metaniere di Gas naturale liquefatto per rifornire gli alleati all’esportazione di una tecnologia, la fusione, che Iter non sembra garantire?
Sorge poi un’altra domanda che, come giornalisti senza paraocchi, ci si deve porre. Se l’esperimento del Livermore è la prima prova sperimentale del break even — cioè, si ottiene più energia di quanta se ne è spesa per generarla — vuol dire allora che a Cadarache è partita da anni la costruzione di un reattore a fusione — un impianto gigantesco, pantagruelico — prima ancora che sia stata dimostrata la fattibilità sperimentale in laboratorio che la fusione può funzionare davvero. In parole più semplici: si sarà messo il classico carro davanti ai buoi? Se così fosse, sarebbe un inquietante primum nella storia dei rapporti tra scienza e tecnologia. Non solo — forse soprattutto — per gli aspetti “deontologici” della vicenda, ma, a proposito di Pantagruel, per quei 20 miliardi di euro stimati ad oggi per la realizzazione dell’impianto di Cadarache. Qualcuno, evidentemente, non l’ha detta — o non la sta dicendo — tutta. © RIPRODUZIONE RISERVATA