L’Unione Europea dovrebbe agire come pacificatore, essendo nata per bandire le armi come strumento per regolare i conflitti territoriali, dopo due sanguinose guerre mondiali nel secolo scorso che devastarono l’intero Continente. La memoria di queste tragedie si è affievolita e, di conseguenza, anche il dovere morale di evitare i conflitti armati sul territorio europeo (tra Russia e Ucraina) e alle porte della nostra casa comune (tra Israeliani e Palestinesi). Lo si faccia, almeno, per motivi pragmatici: ne ricaverà grandi benefici economici, come insegna la storia del lungo dopoguerra pacifico, anzitutto per l’autonomia energetica dell’Europa. Per farlo deve diventare, però, veramente indipendente dagli interessi energetici e geopolitici degli Usa


◆ L’intervento di GIANNI GIROTTO

Il Covid prima e il fortissimo aumento dei costi energetici poi sono ancora vivi nella nostra memoria. Però non sembrano aver insegnato molto ai decisori politici nazionali ed europei. Vi sono naturalmente parecchi argomenti su cui varrebbe la pena riflettere, dai vantaggi/svantaggi della cosiddetta “globalizzazione”, al disastro (passato e presente) apportato dalla cosiddetta “finanziarizzazione dell’economia”, dalla opportunità di avere una comune politica energetica, con relativo mercato unico dell’energia, all’argomento su cui mi voglio soffermare in questo articolo, cioè la necessità di perseguire la pace non solo all’interno dei confini europei, ma in qualunque parte del mondo.

Gli effetti dei bombardamenti su Gaza

A prescindere che ciò sarebbe innanzitutto un dovere morale, cerco di elencare brevemente i motivi pragmatici per cui l’Europa dovrebbe fare molto di più come pacificatore, e naturalmente svolgere alcune azioni conseguenti. Il motivo pragmatico per eccellenza è naturalmente economico, cioè i costi di approvvigionamento di tutto ciò che l’Europa importa, e viceversa la dimensione dei mercati di potenziali clienti mondiali che potrebbero acquistare ciò che l’Europa esporta; più pace significa banalmente minori costi dei materiali/prodotti importati, e una più ampia platea di potenziali acquirenti di ciò che l’Europa esporta. Elementare Watson? Io credo di sì, ma chi governa il mondo ha altri progetti. Chi governa il mondo trae grossi vantaggi da conflitti locali, in quanto prima guadagna vendendo le armi, poi guadagna con le opere di ricostruzione.

L’Unione Europea dovrebbe al più presto cambiare le proprie priorità, e indire al primo posto un tavolo di trattativa non solo tra russi e ucraini, ma anche tra altre Nazioni belligeranti, proponendosi come mediatore, e chiedendo − come unico presupposto e segnale di buona volontà per partecipare al tavolo − un cessate il fuoco per tutta la durata delle trattative. Su questa linea di condotta dovrebbe provarci e riprovarci perennemente, costantemente, convintamente, in ogni occasione e contesto. E, nel caso specifico del conflitto tra Russia e Ucraina, l’Unione Europea dovrebbe esplicitare la propria posizione di totale neutralità e indipendenza nel contesto mondiale, cioè dire a chiare lettere che si pone con le medesime prerogative sia davanti alla Russia che davanti agli Stati Uniti e ogni relativa istituzione sovranazionale, che si chiami Nato o qualsivoglia altro. E agire in coerenza con tutto questo.

Nave gasiera di Gnl (gas naturale liquido)

È chiedere troppo l’avere una Unione Europea che sia finalmente, totalmente, padrona del proprio destino, e non suddita di qualcuno? A me sembra il minimo sindacale, ma, come già detto, chi domina il pianeta e impone il “mainstream-culturale” ha altre convenienze. Tra le quali, per esempio, venderci il gas naturale liquefatto (Gnl/Lng) a caro prezzo, ed influenzare le varie politiche nazionali ed europee affinché il passaggio alle rinnovabili sia il meno veloce possibile, inducendo l’Europa ad acquistare energia dall’estero. Lavoriamo, ed eleggiamo europarlamentari, per portare la pace ovunque, se non per etica, almeno per convenienza economica. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Attivista della prima ora nel Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, è stato senatore della Repubblica nelle XVII e XVIII Legislature (2013-2022). A giugno 2018 è eletto Presidente della X Commissione permanente Industria Commercio e Turismo del Senato, e ha concentrato la sua iniziativa sulle energie rinnovabili. Il risultato più significativo è il recepimento anticipato della Direttiva europea sulle Comunità Energetiche per l’autoconsumo collettivo. Fra i protagonisti delle iniziative parlamentari a favore dei bonus edilizi finalizzati all’efficienza energetica degli edifici, nel 2021 è stato nominato coordinatore del “Comitato per la Transizione ecologica” del Movimento dal presidente dei 5 Stelle Giuseppe Conte.