Il nuovo premier ha riservato ministri tecnici ad alcuni ministeri-chiave, con Daniele Franco direttore generale di Bankitalia all’Economia. Sul duo Cingolani-Colao poggia l’innovazione e, in parte, la ripresa che ci si aspetta da Draghi. L’ex presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, alle Infrastrutture è gradito alle forze avverse ai cementificatori. Poche donne, e però quelle presenti occupano ruoli fondamentali: Luciana Lamorgese consolidata agli Interni (nonostante le frecciate di Salvini), Marta Cartabia alla più impegnativa Giustizia, Maria Cristina Messa all’Università. Nessuna donna del Pd e questo non va bene L’editoriale di VITTORIO EMILIANI ¶¶¶ Ogni governo destinato a gestire una emergenza nazionale non può che essere un cocktail fra ministri tecnici e ministri politici. Dipenderà molto dal suo presidente se la miscela funzionerà o meno. Riuscì con Ciampi nel vortice di Tangentopoli, ma il presidente aveva una sua caratura politica (Giustizia e Libertà) e nella compagine aveva esponenti di partiti storici sia pure in versione prevalentemente tecnica (Barucci, Andreatta, Elia, Spini, Contri, ecc.) e inserimento di altri come indipendenti (Conso, Cassese, ecc.), oppure provenienti del Pds (Visco). Ma nelle due Camere l’appoggio era garantito da Dc, Psi, Pri, Psdi, Pli, ecc. Non c’era mescolanza di ministri provenienti dalla maggioranza giallorosa (Pd-5 Stelle) e dall’opposizione (Lega, Forza Italia), come ora. Una situazione ben diversa...
Il nuovo governo e la miscela Draghi: tra tecnici e politici, il passato e il futuro
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Vittorio Emiliani
Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.