Vince sul filo di lana la candidata del centro sinistra sostenuta da Pd (primo partito sull’isola), Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra. Renato Soru con l’8,6% non ottiene alcun seggio in Consiglio regionale, frena la vittoria di Alessandra Todde e attenua il rumore della caduta del centro destra. Sono stati i problemi sociali irrisolti, cui la nuova presidente della Regione − la prima donna nella storia della Sardegna moderna − ha prestato ascolto e ha dato voce: la sanità allo sfascio, i trasporti al collasso, l’agricoltura abbandonata a se stessa, il “disordine energetico” cui mettere mano per salvare la bellezza del mare e del territorio dell’isola. A Roma c’è molto da imparare dalle elezioni del 25 febbraio 2024. A destra e a manca


Testa a testa fino all’ultimo voto tra Alessandra Todde, neopresidente della Sardegna, e Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari

L’editoriale di IGOR STAGLIANÒ

Se si vogliono capire le radici dei risultati elettorali sardi bisogna portare la mente ai problemi sociali più gravi vissuti dalla Regione a statuto speciale negli ultimi cinque anni. Sì, ci sono i giochi di potere tra Meloni e Salvini, i burattini sul proscenio, le regole elettorali del voto disgiunto ed altro ancora, utili a riempire i palinsesti televisivi per un giorno e una notte interi: in Sardegna s’è votato domenica 25 e oggi è martedì 27. C’è poi la diffusione — centellinata ad arte — dei dati elettorali, che fa passare la notte tra il 26 e il 27 prima che l’ultima scheda sia conteggiata dal Sier, il Sistema informativo elettorale regionale. Se qualcuno ne avrà voglia, dovrà aprire la “scatola nera” che custodisce i suoi segreti tecnologici per capire l’oscillazione di quel 0,2-0,5% tra Alessandra Todde e Paolo Truzzu intorno alle ultime ventuno sezioni ancora da inserire nel computer centrale alle due di notte — quando scriviamo questa nota —, diciannove ore dopo l’apertura dei seggi. Un pendolo perfetto durato non proprio casualmente una notte intera.

Renato Soru e Nicki Grauso, i due pionieri della rivoluzione informatica in Italia

Sì, vi sembrerà strano tanto ritardo. E strano lo è davvero. Cagliari e la Sardegna sono state l’avanguardia nella diffusione dell’informazione digitale e nella costruzione della rete internet in Italia, da trent’anni in qua. Questo lo sanno quasi tutti. E lo è stata grazie a due pionieri del web come Nicki Grauso, creatore di Video Online nel 1993 e Renato Soru, fondatore di Tiscali nel 1997. Lo stesso Soru che abbiamo visto in gara con la pervicace volontà di tornare al timone della Regione. La verità sui risultati l’ha preannunciata alle 19:06 all’Unione Sarda il direttore del Sier, Sergio Loddo: «i dati complessivi si avranno tra le 4 e le 5 del mattino». Chi doveva capire a quel punto ha capito. E così andrà a finire: l’ultima delle 1844 sezioni elettorali sarà inserita nel computer centrale del Sier quando i quotidiani saranno già impacchettati davanti alle edicole. Benché qui a Cagliari si siano formati fra i migliori ingegneri informatici d’Europa, e start up della new economy da qui si sono fatte largo nel mondo.  

Se questo pendolo notturno a qualcuno sia giovato — rovinare la festa a Schlein e Conte, o compiacere la sorella d’Italia per attenuare il rumore del suo primo tonfo politico —, ai sardi a questo punto importa poco. La scelta l’hanno fatta, seppur sul filo di lana. Allenati alla calma e a una pazienza millenaria, aspetteranno che i nuovi governanti si occupino finalmente di una sanità allo sfascio totale. Cinque anni di Giunta Solinas hanno imbottito gli uffici regionali di Cagliari e i rami sottostanti di cascami lombardi della sanità privata. Per gonfiare le casse di cliniche e laboratori privati, smantellando la rete sanitaria pubblica sul territorio, avevano lavorato tanto bene sulle sponde del lago di Como o sotto la Madonnina che un premio d qualche altra parte gli era dovuto. D’altronde, l’Italia intera aveva visto quanto valesse la loro efficienza nel fare dané e nel gestire la pandemia. Lo avevano conquistato sul campo il premio di occuparsi in prima persona della “colonia di Salvini”, per di più — oltraggio supremo — sotto le insegne del fu Partito Sardo d’Azione di Emilio Lussu. 

E così, sul “continente”, quasi nessuno s’è accorto che l’intera provincia di Nuoro s’è mobilitata per mesi, negli ultimi tre anni, contro la chiusura di ospedali e reparti specializzati. Non è un caso che abbia tributato un plebiscito alla sua concittadina Alessandra Todde, seria ponderata e perspicace come le donne nuoresi sanno essere. E quasi nessuno s’è accorto della decadenza dei trasporti, pubblici e privati, fatti salvi gli sconti alle compagnie low cost per sbarcare turismo povero, accolto a caro prezzo in bed & breakfast, villaggi turistici e case vacanza, nutrito con prodotti alimentari importati dalla pianura padana (quando non dal Nord Africa, via Spagna) mentre l’agricoltura regionale langue. Sebbene possa ben sfamare, con prodotti enogastronomici di qualità eccellente, il milione e mezzo di residenti e i due milioni e mezzo di turisti che si aggiungono d’estate per trascorrere le loro vacanze sull’isola.

L’assalto di Solinas alle coste, con gli stessi tentativi dei suoi due ultimi predecessori, è stato respinto più volte con perdite, grazie alla legge di rango costituzionale firmata da Soru vent’anni fa — quando (quella volta sì) ebbe la lungimiranza e il coraggio di guardare avanti e salvare la bellezza del mare della Sardegna, il suo capitale vero e più prezioso. Ma del governo del territorio regionale nessuno se n’è accorto, né a terra né a mare: e nessuno ha capito cosa serva a queste latitudini uno statuto speciale. Negli uffici regionali, in lista d’attesa ci sono oggi domande d’installazione di impianti energetici, soprattutto eolici, dieci volte superiori non solo alle esigenze del territorio ma anche alla capacità effettiva di trasportare da qualche altra parte l’energia pulita prodotta tra le Bocche di Bonifacio, Sant’Antioco, Villasimius, passando per l’Ogliastra e il Gennargentu o la Piana del Campidano. E nessuno ha detto bah, programmando e pianificando alcunché. Né in questo né in altri campi, né nel bene né nel male. Laissez-faire, enrichessez-vous! A Roma c’è molto da studiare e da riflettere su queste elezioni.

Per adesso ‘a nuttata è passata. Chi deve rimboccarsi le maniche lo faccia subito. Buon giorno e buon lavoro presidente Todde. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore - Da inviato speciale della Rai, ha lavorato per la redazione Speciali del Tg1 (Tv7 e Speciale Tg1) dal 2014 al 2020, per la trasmissione “Ambiente Italia” e il telegiornale scientifico "Leonardo" dal 1993 al 2016. Ha realizzato più di mille inchieste e reportage per tutte le testate giornalistiche del servizio pubblico radiotelevisivo, e ha firmato nove documentari trasmessi su Rai 1, l'ultimo "La spirale del clima" sulla crisi climatica e la pandemia.