Per i boschi e la fauna selvatica del povero Bel Paese, è un pessimo periodo. Prima la Camera e poi il Senato ha convertito in legge il decreto governativo per la tutela degli utenti dei servizi di trasporto, materie economiche e finanziarie, nonché investimenti in settori strategici. In mezzo ci sono finiti anche i tagli boschivi e le attività venatorie che con trasporti e investimenti strategici c’entrano come i cavoli a merenda. A giugno si vota e le forze politiche di centro-destra hanno deciso di ingraziarsi gli imprenditori e progettisti del settore forestale e il mondo venatorio (circa 470 mila cacciatori). Conseguenze? La semplificazione procedurale fa felici le aziende produttrici di energia da biomasse legnose, con uno scandaloso passo indietro nella salvaguardia dei boschi. Per i cacciatori aumentati i fondi pubblici alle associazioni venatorie, depenalizzato l’uso del piombo nei pallini da caccia nelle zone umide, annacquati i pareri obbligatori dell’Ispra sui calendari venatori annuali


 ◆ L’analisi di STEFANO DELIPERI, presidente Grig (Gruppo di intervento giuridico)

Il quadro d’insieme degli illeciti nella gestione forestale in Italia tra il 2020 e il 2022 emerge dalla tabella riassuntiva pubblicata qui a fianco: 1.122 comunicazioni notizie di reato, 707 persone denunciate, 14 arresti, 200 sequestri, 14.737 illeciti amministrativi, 13.179 trasgressori, 23 sequestri amministrativi, per un importo di 11.618.507 euro. Un quadro raccapricciante per quanto provvisorio in mancanza dei dati non trasmessi, come specificato ieri, dai Corpi forestali del Friuli Venezia Giulia e della Valle d’Aosta. Sarebbe questa la base promettente per favorire «le potenzialità della filiera nazionale foresta – legno e … il riposizionamento strategico delle aziende italiane rispetto alla concorrenza dei mercati esteri», come scrive in una nota di plauso − “Tolto il doppio vincolo che non proteggeva il bosco” − il Consiglio nazionale dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali, il 10 ottobre del 2023?

Miserabile clientelismo e oscene norme contro boschi e fauna selvatica. Per i boschi e la fauna selvatica del povero Bel Paese, è un pessimo periodo, grazie a una pessima classe politica. Si avvicinano le elezioni europee e le cambiali elettorali vanno all’incasso. Il 4 ottobre 2023 la Camera dei Deputati ha votato la fiducia al Governo (202 voti favorevoli, 128 contrari) sulla “Conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici”; il 28 settembre si era analogamente espressa l’aula del Senato della Repubblica con 94 voti a favore, 49 voti contrari e un astenuto. Esso riguarda norme per la tutela degli utenti dei servizi di trasporto, materie economiche e finanziarie, nonché investimenti in settori strategici. I boschi e la caccia, dunque, c’entrano come i cavoli a merenda, ma per le imminenti elezioni europee le forze politiche di centro-destra che c’è di meglio di ingraziarsi gli imprenditori e progettisti del settore forestale e il mondo venatorio (circa 470 mila cacciatori), tanto per cambiare. E questo nonostante la stessa Corte costituzionale (sentenza n. 22/2012) abbia affermato che la conversione in legge deve necessariamente considerare il vincolo costituzionale dell’omogeneità delle modifiche apportate dal Parlamento al testo del decreto-legge, pena l’illegittimità dell’intera legge di conversione. 

Città di Castello Valico Bocca Serriola tagli boschivi febbraio 2023

In tema di tutela dei boschi è stato fatto un innegabile passo indietro. Si deve ricordare che, nell’ordinamento italiano, i boschi sono tutelati con il vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) in via generale, con il vincolo paesaggistico discendente dalla legge (art. 142, comma 1°, lettera g, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), e, in via specifica, con singoli provvedimenti ministeriali o regionali di individuazione (artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). Finora, per qualsiasi intervento di taglio nei boschi tutelati anche con vincolo paesaggistico discendente da provvedimento di individuazione, è stato necessario il preventivo rilascio dell’autorizzazione paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). D’ora in avanti saranno gestiti, come già scritto ieri, per favorire le potenzialità economiche del bosco. Sia chiaro: i piani di gestione forestale (art. 13 del decreto legislativo n. 34/2018 e s.m.i., Testo unico forestale) vengono approvati dalle competenti strutture regionali in sede di conferenze di servizi, dove vengono espressi anche i necessari pareri in ambito paesaggistico (analogamente a qualsiasi strumento attuativo, art. 16 della legge n. 1150/1942, essi devono ottenere le necessarie autorizzazioni ai fini del vincolo idrogeologico (regio decreto legge n. 3267/1923), devono anche acquisire il necessario parere positivo al termine della procedura di valutazione di incidenza ambientale, qualora ricadano in un’area della Rete Natura 2000. Tuttavia un compiuto esame sotto il profilo paesaggistico non può che garantire meglio i valori ambientali del bosco, soprattutto in caso di tagli boschivi particolarmente impattanti (es. il taglio a raso).

Il fringuello e la cartuccia per ucciderlo

È una semplificazione procedurale pensata per la felicità delle aziende produttrici di energia da biomasse legnose, uno scandaloso passo indietro nella salvaguardia dei boschi in un momento di crisi ambientale determinata dai cambiamenti climatici, proprio quando sono sempre più ridotti nei fatti gli ordinari controlli ambientali e i tagli illeciti sono ampiamente diffusi quanto sanzionati in modo penosamente insufficiente, poche migliaia di euro per danni ambientali spesso non ripristinabili. A puro titolo di esempio, basti pensare che, nel solo periodo gennaio – ottobre 2022, i Carabinieri Forestale di Siena hanno svolto oltre 500 verifiche in materia, irrogando ben 319 sanzioni amministrative per complessivi 353 mila euro ed effettuando 19 comunicazioni di reato relative a 25 soggetti all’Autorità giudiziaria competente: oltre il 63% dei controlli effettuati ha evidenziato situazioni irregolari.

In materia di caccia solo penosi regali al mondo venatorio. Non bastano gli aumenti dei fondi pubblici elargiti alle associazioni venatorie stabiliti con la legge di stabilità 2023, ora, attraverso alcuni emendamenti, si è, di fatto, depenalizzato l’uso del piombo nei pallini da caccia nelle zone umide, diminuendo anche l’ambito territoriale di applicazione, sono stati annacquati i pareri obbligatori dell’Ispra sui calendari venatori annuali, introducendo un parere del Comitato tecnico Faunistico Venatorio nazionale composto in gran parte da esponenti delle associazioni venatorie, è stato consentito alle Regioni e Province autonome di ampliare le specie faunistiche oggetto di caccia e, addirittura, è stata in sostanza inibita al giudice amministrativo la possibilità di emettere provvedimenti cautelari in materia di calendari venatori. È bene che i cittadini italiani conoscano tali squallide iniziative ai danni del patrimonio ambientale e faunistico.  — (2. fine; la prima parte è stata pubblicata qui ieri) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nato a Cagliari nel 1964, ha vissuto in varie città e cittadine nella Penisola prima di ritornare in Sardegna. Non ne aveva nessuna voglia, ma oggi non se ne andrebbe via nemmeno pagato a peso d’oro, perché – nonostante tutto – la qualità della vita non ha molti paragoni. Maturità classica, laurea in giurisprudenza, è funzionario direttivo della Corte dei conti. Pratica sport e trekking in particolare, è presidente dell’associazione ambientalista Gruppo d’Intervento Giuridico odv. Autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nelle materie del diritto ambientale, ritiene che conoscenza e applicazione delle norme sulla tutela dell’ambiente e della salute pubblica siano fondamentali per assicurare un presente e un futuro a noi e alla nostra amata Terra.