Con la prima donna Primo ministro, l’Italia può vantare un deciso primato, a prova di negazionisti. Le due fiamme della personalità della Presidente del Consiglio ardono sempre insieme: atlantista, libertaria e garantista a Bruxelles; reazionaria come il patriarca compro-oro Kyrill quando, nei ruggenti panni di donna-madre-cristiana, gareggia con Matteo Salvini a chi imita peggio il peggio del Ventennio. Del resto, il nostro governo non può certo consigliare a un paese sovrano e amico, qual è l’Ungheria, di rispettare i diritti dei detenuti e delle donne, come fosse un qualunque Al Sisi. Al massimo, lo può convincere, reclamando applausi dalla claque Rai, ad accettare 50 miliardi di aiuti all’Ucraina


Il commento di MAURIZIO MENICUCCI

In uno scenario politico globale che tende a risolvere la complessità sociale con la semplicità del bipolarismo, l’Italia, come al solito, negli ultimi tempi, è in testa a tutti. Può vantare il primo leader veramente bipolare del mondo. L’evidenza del primato è a prova di negazionisti: le due fiamme della personalità della premier ardono sempre insieme e con la stessa entusiasmante potenza. Le danno modo di presentarsi atlantista, libertaria e garantista a Bruxelles e dovunque appena si balbetti l’alfabeto dei diritti individuali; e reazionaria come il patriarca compro-oro Kyrill quando, nei ruggenti panni di donna-madre-cristiana, gareggia con Matteo Salvini a chi peggio imita il peggio del Ventennio e meglio attira gli psicopatici che ne hanno nostalgia, oppure fa merenda con la combriccola nazifasciopopulista che da Vox a Orbán copre di vergogna l’Unione Europea.

Pescando nella sole comparsate dell’ultimo anno, sul tema delle donne perseguitate e dei paesi, come l’Iran, che le torturano, l’abbiamo sentita declamare, e così virgolettiamo: «I dati delle Nazioni Unite parlano chiaro e ci dicono che nell’arco della propria vita una donna su tre ha subito abusi e violenza, fisica e psicologica». «…Un tema che non lascia indifferente questo governo…assicurare giustizia alle vittime di queste violenze». «..Nessuna cultura può definirsi tale se contempla la violenza sulle donne». «Questo governo sarà sempre impegnato nella difesa e nel rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in Iran come nel resto del mondo». 

Belle parole. Memorabili, soprattutto. E se qualcuno dubitasse che le abbia davvero pronunciate – in Ungheria, è possibile – basta controllare sul web: sono proprio le sue, alla lettera. Ora, però, avremmo una questione da porre alla premier bipolare, e ovviamente non ci rivolgiamo alla Giorgia-Kyrill, ma alla Giorgia femminista e progressista, che ha rotto a reti unificate con il consorte fedifrago, anche lui a reti unite (per completezza d’informazione, ma senza dare credito alla notizia, si dice che il folto Giambruno stia tentando di riavvicinarsi, naturalmente alla Giorgia che perdona le violenze psicologiche..). Ritornando a quella che invece le esecra: non crede, la nostra presidente del Consiglio, che la cronaca di queste ore non lasci dubbi circa il fatto che all’abuso e alla violenza verso quella ‘donna su tre’ che aveva citato con tanto sdegno, abbia contribuito anche lei, aiutando i suoi aguzzini?

Quella donna è Ilaria Salis, esibita a Budapest in un’aula di tribunale con catene e guinzaglio, come nemmeno in Iran avrebbero il coraggio di mostrare in pubblico, perché gli ayatollah hanno comunque qualche remora a smascherare la natura intrinsecamente sadica e omicida del loro potere teocratico: preferiscono colpire al buio, o nel mucchio. L’autocrate Victor Orbán, questi timori non li ha: qualsiasi cosa faccia, e ne fa e dice veramente tante, pur di mettere in difficoltà e ricattare Bruxelles, può contare sulla solidarietà della sorella sovranista d’Italia e del gerarca del Papeete, per i quali chi non la pensa come loro evidentemente italiano non è: tra i due sovranismi, Italia First e Ungheria First, vince il secondo. Del resto, il nostro governo non può certo consigliare a un paese sovrano e amico, qual è l’Ungheria, di rispettare i diritti dei detenuti e delle donne, come fosse un qualunque Al Sisi. Al massimo, lo può convincere, reclamando applausi dalla claque Rai, ad accettare 50 miliardi di armi all’Ucraina: però, chissà, forse al pacchetto della trattativa si sarebbero potute aggiungere anche uno sconto sulle condizioni di Ilaria e delle prossime vittime della giustizia balcanica. O no?

Ci sarebbe da ridere, se non fosse che il fascismo è sempre stato così: una recita grottesca nella forma, una tragedia umana e morale nella sostanza. E nella sostanza, appunto, il metodo politico dell’attuale destra italiana è ancora quello che, lasciato libero di menare le mani e i manganelli, sbarazzandosi del Parlamento e della Magistratura, portò a commettere e a coprire il delitto Matteotti: una violenza terapeutica e preventiva contro chiunque infastidisca la maggioranza e la sua perversa idea di società, che oggi potrebbe essere efficacemente delegata ad altri paesi ‘fratelli d’Italia’, dove la libera informazione è soffocata e gli abusi facilmente coperti. La realtà è questa: siccome Ilaria Salis è di sinistra, può essere calunniata dal suo Paese, accusata di reati dai quali i giudici l’hanno già scagionata, ‘invitata’ a restare a vita nelle carceri magiare. Sono galere indegne di un qualunque paese europeo, ma forse la Meloni Numero Uno le vorrebbe copiare, se l’altra, la  Numero Due, non fosse intenta a fingersi freneticamente democratica, antiputiniana e atlantista per mendicare un po’ d’attenzione dal mondo e spacciare all’Italia, insieme alle racchettate vincenti di Sinner, la sua dose quotidiana di orgoglio nazionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Inviato speciale per il telegiornale scientifico e tecnologico Leonardo e per i programmi Ambiente Italia e Mediterraneo della Rai, ha firmato reportage in Italia e all’estero, e ha lavorato per La Stampa, L’Europeo, Panorama, spaziando tra tecnologia, ambiente, scienze naturali, medicina, archeologia e paleoantropologia. Appassionato di mare, ha realizzato numerosi servizi subacquei per la Rai e per altre testate.