La copertina della seconda edizione del saggio pubblicato da Icaro Libri a novembre; sotto il titolo, Taranto 1 ottobre 1991, la strage della barberia nei vicoli della città vecchia: nella sparatoria della faida dei fratelli Modeo perdono la vita anche quattro innocenti

È una storia di straordinaria e feroce malavita, consumata a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta del Novecento, quella raccontata dal magistrato Nicolangelo Ghizzardi e dal nostro Arturo Guastella. Un consuntivo di 169 morti in soli tre anni. La seconda edizione del saggio, appena pubblicata da Icaro Libri, è arricchita dall’intervista esclusiva con Gianfranco Modeo, uno dei capi della cosca malavitosa tarantina. Nel libro, la narrazione degli autori va oltre la serie di drammi, processi ed immagini che caratterizzano un tessuto sociale fortemente condizionato dalle saghe criminali. Un lavoro − svolto a quattro mani ma a voce unica − sicuramente tra i più attendibili e lucidi, molto ricco di riflessioni sociologiche e culturali sul contesto territoriale e politico strutturato all’ombra dei pinnacoli d’acciaio dell’Ilva


◆ La recensione di ANNALISA ADAMO AYMONE

C’è stato un tempo che a Taranto se eri nel posto sbagliato e nel momento sbagliato rischiavi di morire a colpi di pistola. Magari eri solo uscito per una commissione o per una passeggiata con una amica, senza nemmeno rendertene conto ti ritrovavi in un agguato da “regolamento dei conti” di una delle più sanguinarie cosche malavitose mai esistite. Erano gli anni della faida tra Antonio Modeo, detto ‘il Messicano’, ed i suoi fratelli Gianfranco, Riccardo e Claudio che avevano messo in ginocchio l’intera provincia ionica innescando una guerra tra famiglie malavitose. Nella versione epica di Gianfranco Modeo, le gesta ‘eroiche’ sue e della sua famiglia avevano addirittura impedito «l’attecchire in riva allo Jonio della camorra, della mafia e della ‘ndrangheta». Storie di straordinaria feroce malavita, con un consuntivo di ben 169 morti in tre anni, se non fosse che sullo sfondo non c’è una città qualunque, ma quella che sarebbe diventata, di lì a qualche anno, la città del più grande dissesto finanziario e del più grande disastro ambientale della Repubblica italiana. 

Di questo spaccato di vita e di storia si parla nel saggio, recentemente rieditato da Icaro Libri, con un ampliamento dedicato all’intervista esclusiva fatta a Gianfranco Modeo dopo l’espiazione di tutte le sue condanne. Nicolangelo Ghizzardi, prima da sostituto procuratore presso il Tribunale di Taranto e poi Avvocato Generale della Repubblica ha, peraltro, sostenuto l’accusa nei più importanti processi alla criminalità tarantina, compreso il processo epocale denominato “Ellesponto” che tagliò la testa della piovra, mentre il giornalista, Arturo Guastella, aveva raccontato per anni i fatti di cronaca nera e giudiziaria subendo pesanti minacce proprio dai fratelli Modeo. La narrazione degli autori va oltre la serie di drammi, processi ed immagini caratterizzanti un tessuto sociale fortemente condizionato dalle saghe criminali, concependo un lavoro – svolto a quattro mani ma a voce unica – sicuramente tra i più attendibili e lucidi, molto ricco di riflessioni sul piano sociologico e culturale in merito al contesto territoriale e politico. 

Taranto, 5 aprile 1991: l’omicidio di Aldo Basile sul Ponte di Punta Penna

Il saggio di Ghizzardi e Guastella spazia dall’efferatezza della faida familiare — per comprendere la quale basti considerare che Antonio uccise la madre e, a sua volta, venne ucciso dai tre fratelli —, al salto di qualità del loro agire criminale, quando cominciano ad investire i proventi della droga e dei taglieggiamenti nell’industria e nell’edilizia. I due autori si soffermano su come e quanto importanti settori della vita pubblica ed economica della città fossero — parallelamente — compromessi da altrettante saghe di ‘colletti bianchi’, sfociate anch’esse in lunghi processi giudiziari. In un susseguirsi di fatti di reato, sfila il mondo delle professioni, la Marina Militare, l’Ilva, il Comune, la Provincia e la stessa Procura della Repubblica, tutti coinvolti in storie di tristissimo malaffare. 

Alla domanda se tutto questo sia un capitolo chiuso per la città dei due mari, Ghizzardi e Guastella non hanno avuto dubbi: l’agire criminale sul territorio è sicuramente cambiato ma le pressioni di chi ama il guadagno facile ed è disposto a tutto per ottenerlo non è stato mai abbandonato. L’arrivo dei fondi della transizione energetica, il Pnrr e le bonifiche sono tre motivi molto importanti per riorganizzarsi, per tentare di raggiungere posizioni influenti al fine di gestire le risorse. E sullo sfondo di questo affresco contemporaneo, non si può dimenticare che resta sempre, in tutta la sua drammatica complessità, la questione ex Ilva Arcelor Mittal riesplosa in queste settimane. © RIPRODUZIONE RISERVATA

È stata avvocato, formatrice e docente, ricoprendo numerosi incarichi pubblici. Da capo degli Affari generali e legali del Comune di Taranto ha promosso la prima causa risarcitoria contro i patrons di Ilva, responsabili del più grande disastro ambientale della Repubblica italiana. In seguito al giudizio è stato disposto un risarcimento di 12 milioni di euro in favore della città. È stata assessore all’Ambiente, alla legalità e alla qualità della vita del Comune di Taranto. Insieme ad una rete di associazioni, comitati e fondazioni svolge un’intensa attività di sensibilizzazione su temi inerenti diritti, ecologia, ambiente e tutele del patrimonio naturale e culturale. Ha creato #AnteLitteram rassegna di incontri con esponenti della società civile avviando un vero e proprio movimento culturale. Collabora con il Centro Ricerca Arte Contemporanea Puglia, altre istituzioni ed enti per valorizzare il ruolo che l’arte e la cultura hanno per la costruzione del valore della cittadinanza e della democrazia. Ha ricevuto il premio Tarenti Cives Delfini d’argento 2022. È stata chiamata a curare la sezione sul Mediterraneo dell’edizione 2022 del Festival del cinema promosso da Apulia Film Commission.