Il diritto alla salute può essere oggetto di un “bilanciamento”, accettando, ad esempio, un numero limitato e “ragionevole” di decessi e di malattie? Da gennaio, per un decreto legge del governo Meloni gli impianti che inquinano (anche gravemente, anche tragicamente) non possono essere fermati se sono dichiarati di “interesse strategico nazionale”. Di regola, devono continuare ad operare sotto la responsabilità di un amministratore. Con l’unico vincolo di un “modello organizzativo idoneo” che bilanci le esigenze di continuare la produzione con quella della tutela dell’ambiente e della salute dei lavoratori e dei cittadini. E non riguarda solo l’Ilva o Priolo: altri impianti inquinanti sono già stati salvati perché considerati strategici. Garantita l’impunità penale ai gestori purché si attengano alle prescrizioni “cartacee” dettate per questo bilanciamento. Un contrasto netto con la giurisprudenza europea, le direttive dell’Oms, i diritti umani dell’Onu e gli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana Lo stabilimento ex Ilva di Taranto; in alto, sotto il titolo, a sinistra l’ex Ilva a destra il polo petrolchimico di Augusta-Priolo Gargallo-Melilli L’analisi di GIANFRANCO AMENDOLA TUTTO INIZIA CON un decreto legge del gennaio 2023 il quale stabilisce che gli impianti inquinanti dichiarati di interesse strategico nazionale non possono essere oggetto di sequestro e misure interdittive ma, di regola, devono continuare ad operare sotto la responsabilità di un amministratore. L’unica condizione...

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Dal 1967 Pretore a Roma, inizia ad occuparsi di normativa ambientale dal 1970. Dal 1989 al 1994 parlamentare europeo, vice presidente della commissione per la protezione dell’ambiente. Dal 2000 al 2008 Procuratore aggiunto a Roma con delega ai reati ambientali, poi Procuratore della Repubblica a Civitavecchia fino al pensionamento (2015). Ha ricoperto numerosi incarichi pubblici partecipando a tutte le vicende che hanno visto nascere ed affermarsi il diritto dell'ambiente in Italia. Ha insegnato diritto penale dell’ambiente in varie Università scrivendo una ventina di libri fra cui “In nome del popolo inquinato” (7 edizioni). Attualmente fa parte del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare ed è docente di diritto penale ambientale presso le Università “La Sapienza” e Torvergata di Roma.