Una vignetta di Nico Pillinini su Mario Guadagnolo antinucleare

Quarant’anni fa esatti, la sfida nello studio di Video Levante un’emittente tv di Taranto, nell’Italia divisa tra pro e contro le centrali nucleari. L’autore di questo articolo, Mario Guadagnolo, allora assessore all’Ambiente a Taranto (diventerà poi sindaco) animava il movimento contro le centrali. Chiamato a confrontarsi con un fisico, professore al Politecnico di Torino, fu “sconfitto” nel duello dal docente più competente di lui. La riscossa sul piano della dialettica avvenne in un secondo round, quando — negli stessi studi tv — a sostenere le ragioni degli anti-nucleari fu il formidabile Antonino Drago, un originale professore che il futuro sindaco aveva scambiato per un barbone alla stazione di Taranto dove aspettava il docente di Storia della Fisica alla Federico II di Napoli


Il ricordo di MARIO GUADAGNOLO

Guadagnolo (di spalle) con Marco Pannella; nella foto sotto il titolo, il professor Antonino Drago

1982, INFURIA LA BATTAGLIA contro la costruzione della centrale nucleare. Io sono nella giunta guidata da Giuseppe Cannata come assessore alla Sanità ed Ambiente. Decido di schierarmi contro il nucleare. Mi armo delle nozioni tecniche necessarie, cerco le amicizie giuste: Gianni Mattioli, Giorgio Cortellessa, Massimo Scalia, Giorgio Nebbia, gli ambientalisti, Italia Nostra, il Wwf, gli Amici della terra, i radicali. Decido di collegarmi con i radicali. Incontro Marco Pannella e divento suo amico. Decide di sostenermi in questa battaglia. Organizzo a Taranto il Movimento Antinucleare e lavoro in stretto collegamento con quello di Avetrana. Riesco a convincere e a portare dalla mia parte Arturo Guastella, un bravissimo giornalista tarantino che dirige il Tg della storica emittente televisiva di Taranto Videolevante. Guastella mi invita a partecipare ad un faccia a faccia televisivo con un professore di fisica nucleare del Politecnico di Torino.

L’incontro che si svolge davanti alle telecamere di Video Levante viene visto da decine di migliaia di tarantini ma anche da pugliesi e lucani. Per me è una debacle. Quel professore mi massacra. L’incontro è impari. Il professore ovviamente molto più attrezzato di me sul piano tecnico-scientifico mi porta sul suo terreno. Comincia a parlare di cesio, di plutonio, di tempi di dimezzamento, di decadimento beta, di isomeri nucleari, fotoni, raggi gamma ecc. ed io, malgrado abbia dalla mia parte la complicità di Guastella, capitolo. Non c’è partita. È come se a scontrarsi sul ring ci siano Cassius Clay e un ragioniere impiegato di banca che non è mai andato in palestra. Una catastrofe.

Arturo Guastella armato di macchina fotografica

Penso ad una rivincita. Telefono a Gianni Mattioli e gli chiedo se è disponibile a venire a Taranto per un nuovo incontro televisivo col professore di Torino. Non può perché è all’estero ma mi indica un suo collega ordinario di Storia della fisica all’Università Federico II di Napoli, il prof. Antonino Drago. Telefono al prof. Drago che mi risponde con molta cortesia e si dichiara disponibile «ben felice di venire a Taranto dove ho tantissimi amici». La sera del preannunciato arrivo di Drago vado alla stazione di Taranto per accoglierlo e condurlo all’hotel Delfino dove ho prenotato per lui una camera. Arriva il treno da Napoli. Guardo i passeggeri che scendono e cerco di individuare il professore. Cerco un signore in doppiopetto, raffinato ed elegante, ben incamiciato e magari col papillon come usa fra baroni universitari di materie scientifiche. Nessuno di quelli che scendono dal treno ha queste caratteristiche. Penso che il professore Drago mi abbia dato buca. Il piazzale si svuota lentamente. Non c’è più nessuno. Deluso e amareggiato decido di tornarmene a casa. In fondo al piazzale, indistinto nella luce fioca delle lampade della stazione si avvicina una persona. Ha la barba lunga, è vestito male e si aggira stralunato come a cercare qualcuno. Non ci faccio caso. È, mi dico, uno di quei clochard che non sapendo dove andare, la notte dormono alla stazione. La persona è sulla cinquantina, ha i capelli corti e biondi, la barba rossiccia, gli occhialini da miope, indossa un gilet di pelle nera su una camicia a quadri senza collo che credo non vede il bucato da mezzo secolo, due pantaloni di fustagno che non hanno mai conosciuto un ferro da stiro mantenuti in vita da una cinghia vecchia di cento anni e un paio di scarponi impolverati da contadino di mezzo quintale per uno. Guardo con un po’ di fastidio questa persona che si accinge a rivolgermi la parola e dopo il suo «Mi scusi…» non lo faccio neanche iniziare a parlare e, incazzato come sono, lo apostrofo in maniera un po’ sgarbata: «Senti amico, per piacere, non è il momento. Caschi male. Purtroppo capiti nel momento sbagliato. Lascia stare, adesso non ho tempo. Queste sono 200 lire vatti a comprare un panino e lasciami perdere perché ho un diavolo per capello». «Veramente io cercavo il prof. Guadagnolo perché avevamo appuntamento. Vengo da Napoli e sono il prof Antonino Drago. Non sarà mica lei il prof. Guadagnolo?». Mamma mia che figura di m…..! Era proprio lui, Drago. «Professore, sì sono io Guadagnolo. Mi perdoni ma sa non l’avevo riconosciuta. Gianni Mattioli mi ha parlato tanto bene di lei …».

Avetrana, 20 marzo 1982. Manifestazione contro la costruzione di una centrale nucleare (foto Archivio Storico Benedetto Petrone, fondo Radio Casbah Brindisi)

Drago da persona intelligente capisce la situazione e provvede lui stesso a togliermi dall’imbarazzo «Comprendo caro professore, la colpa è mia, con tutto il da fare che ho avuto non ho trovato un attimo per mettermi un po’ in ordine. E poi sa il viaggio…». Fraternizziamo subito. Mi prega di dargli del tu. Gli racconto tutto, la battaglia che ho intrapreso mettendomi contro tutti, la situazione difficile, gli parlo della mia posizione di dissenso di assessore in una giunta e in un Consiglio comunale orientati a votare il Piano Energetico Regionale, gli dico del Comitato antinucleare che ho fondato, e infine gli racconto la mia disavventura televisiva col professore di Torino. La sua risposta è serena e tranquillizzante. «Non preoccuparti Mario me la vedrò io». Ma chi è Antonino Drago? Drago è nato a Rimini nel 1938. Ha vissuto la giovinezza a Senigallia (Ancona). Ha studiato Fisica laureandosi all’Università di Pisa nel 1961. Nel 1962 si è trasferito a Napoli dove ha vissuto per 42 anni, contribuendo al movimento pacifista e non violento. A Napoli è diventato professore ordinario di Storia della fisica nell’Università Federico II.

Il giorno dopo all’ora stabilita Drago è con me sotto il portone di Video Levante in Via Di Palma. Guastella è già con il professore di Torino che immagina un secondo round e un secondo ko. Incrocio lo sguardo complice di Arturo Guastella che mi dice «vendetta, tremenda vendetta». Il professore di Torino non sembra gradire la sorpresa ma non può tirarsi indietro. Abbozza un sorriso di circostanza. Capisco che conosce di fama Antonino Drago dalle poche battute che scambia con lui e dall’atteggiamento di rispetto che ha nei suoi confronti. Inizia il confronto tutto giocato su dati tecnici e scientifici. Io recito un ruolo assolutamente secondario. Si fronteggiano la supponenza e l’arroganza del professore e la serenità del ragionamento colto, argomentato, pacato ancorchè appassionato di Drago.

Il monoscopio Video Levante di Taranto

Numeri alla mano e argomenti scientifici inoppugnabili, Drago dimostra la sempre possibile eventualità di incidenti legati alla presenza di una centrale nucleare che avrebbero un impatto catastrofico sulle popolazioni ed enumera uno per uno tutti gli incidenti alle centrali occorsi nel mondo dal dopoguerra ad oggi. Due mondi, due culture, due personalità opposte nell’aspetto, nel carattere, nel porgersi, nel modo di vestire. Il barone universitario, papillon, viso ben rasato, capello corto e ben pettinato, scarpe nere, eleganti e lucidissime versus lo studioso barba lunga e rossiccia, capelli arruffati, occhialini calati sul naso, giacca verde, gilet marrone su una tunichetta bianca, pantaloni stazzonati, scarponi da contadino. Un lord uscito dalla city di Londra contro un hippie sfuggito alla Woodstock degli anni ’60. Il duello televisivo dura per due ore buone. Alla fine dal match l’hippie batte il lord dieci a zero. La vendetta è compiuta. L’arroganza del “barone” finisce al tappeto. Un ipocritissimo «Piacere di averla incontrata» rivolto al professore, ed io e Drago ci congediamo da lui. Lo sguardo complice e soddisfatto di Guastella mette il suggello ad una trasmissione che ha registrato ascolti da record. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Calabrese nato a Gizzeria (Catanzaro) ha vissuto fin da bambino a Taranto, città in cui è stato prima Assessore poi Sindaco (dal 1985 al 1990). Scrittore e storico. Laureato in Lettere moderne a Bari, negli anni '70 dirigente sindacalista della Uil, poi componente nel Comitato centrale del Partito socialista. Ha insegnato Lettere e Storia. Ha scritto come opinionista su diversi giornali ed è autore di numerosi saggi