Le Cer sono le Comunità energetiche rinnovabili, che il deputato Enrico Cappelletti (M5S) in questa intervista definisce «uno strumento formidabile» per ridurre i costi della bolletta. Già esistono, ma ce ne sono in Italia poche decine. Le Cer sono comunità dove un gruppo di cittadini (ma possono essere anche imprese o enti pubblici) si mette insieme per produrre parte o tutta l’energia di cui ha bisogno, in maniera sostenibile, per esempio con dei pannelli fotovoltaici. Già da qualche anno questo strumento è accessibile, c’è anche una direttiva europea che spinge perché siano realizzate, ma il vantaggio economico avviene ancora sotto forma di rimborso. Con lo scorporo immediato in bolletta, invece, ci sarebbe un incentivo in più alla diffusione delle Cer. Con un’interpellanza al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, Cappelletti ha sollecitato la pubblicazione del decreto attuativo che prevede nuove regole e incentivi per le Comunità energetiche nella gestione dell’emergenza climatica. Con una domanda in più: «Perché non farne conoscere benefici e vantaggi attraverso i programmi e i canali Rai?»
L’intervista di IGOR STAGLIANÒ con ENRICO CAPPELLETTI, deputato Commissione ambiente e Attività produttive

È MEMBRO DELLA Commissione Ambiente ed Attività produttive della Camera, al secondo mandato come parlamentare del M5S. Consulente aziendale in materia di sostenibilità ambientale, Enrico Cappelletti è specializzato nelle certificazioni di sostenibilità dei prodotti e spinge per una rapida diffusione delle Comunità energetiche rinnovabili ad opera di gruppi di cittadini, imprese ed enti pubblici. L’obiettivo? Autoprodurre l’energia di cui hanno bisogno: «Le comunità energetiche rinnovabili sono uno strumento formidabile per affrontare in modo strutturale e concreto la riduzione dei costi della bolletta delle utenze per famiglie, imprese ed enti pubblici, e non solo».
— Ma quante sono, onorevole Cappelletti, le Cer attive oggi in Italia?
«Al momento le informazioni che abbiamo non offrono grandi numeri rispetto alla loro diffusione, nonostante il prezzo dell’energia sia quasi 4 volte superiore a quello del 2021: nei primi mesi del 2023 abbiamo avuto livelli di prezzo intorno ai 170 euro al MWh. Una congiuntura cui avrebbe dovuto seguire un boom di questo strumento, disponibile già da qualche anno. I numeri ci raccontano che siamo sopra le 50 configurazioni certificate, ma la sensibilità che viene manifestata quotidianamente in tutto il territorio italiano è davvero molto elevata. Il potenziale è enorme e lo dimostra il fermento in atto. Ci sono centinaia e centinaia di gruppi pronti ad avviare le Cer. Nel territorio dove la Comunità è stata realizzata, poi, si genera un circolo virtuoso che spinge varie tipologie di soggetti ad interessarsi a questo genere di soluzione».
— Che riscontri avete raccolto nella Commissione parlamentare sulle Comunità realizzate sinora?
«Dalle esperienze già realizzate ci arrivano informazioni interessanti. In generale, sono tutti molto soddisfatti. In alcuni casi si è arrivati addirittura a ridurre i consumi di circa il 60% grazie all’impiego di accumulatori. Il risparmio generato in tal modo è notevole. Grazie ai meccanismi di sostegno previsti dalle normative, il recupero degli investimenti avviene in un periodo brevissimo. Essendo interventi semplici che riguardano adeguamenti di impianti con innovazioni tecnologiche, tipo la messa in esercizio di impianti rinnovabili come il fotovoltaico con accumuli di energia, essi rilasciano sul territorio in cui vengono realizzati benefici alle economie locali, sia diretti che indiretti, ulteriori rispetto alla riduzione della bolletta. Osserviamo anche che, sui territori dove c’è più sensibilità politica e culturale rispetto ai temi della sostenibilità in generale, della povertà energetica e del caro energia, si genera una maggiore attenzione e le imprese locali sono più reattive nel realizzare Comunità energetiche rinnovabili. Vengono coinvolte imprese edili, elettriche e tecnici locali. Declinata in modi differenti, c’è una grande vivacità nella partecipazione dal basso dei soggetti promotori della Comunità. Un esempio interessante è l’esperienza avviata della Regione Lazio insieme all’Università La Sapienza di Roma che, attraverso un’azione di facilitazione ed incentivazione per la creazione di Comunità, ha stimolato cittadini semplici, Enti locali ed imprese ad un centinaio di manifestazioni di interesse».
— Qual è il meccanismo che suscita maggior interesse per la diffusione delle Comunità?
«Attraverso le Comunità energetiche rinnovabili si è data l’opportunità rivoluzionaria di autoconsumare collettivamente, di condividere con il vicino l’energia autoprodotta, ad esempio, da un impianto fotovoltaico, anziché cederla direttamente alla rete elettrica, senza dover intraprendere un’impresa/cooperativa, rimanendo viceversa semplici consumatori, con tutti i vantaggi pratici e fiscali del caso. Ciò implica una riduzione dell’energia prelevata dalla rete pubblica grazie all’energia condivisa e una conseguente diminuzione dei costi della bolletta elettrica, insieme al riconoscimento di una tariffa incentivante, per vent’anni. Va aggiunto, inoltre, il risparmio dei costi di sistema per il minor impiego della rete elettrica e la valorizzazione dell’energia eccedente cioè quella non autoconsumata dai membri della comunità, elettricità che viene rimessa nella rete e remunerata al prezzo di mercato presente in quel momento».
— In pratica, come funziona l’incentivo?
«Attualmente, ricordiamolo, siamo in una prima fase “di prova”, e quindi, per poter approvare velocemente la norma, è stato disposto che i membri della Comunità continuino a pagare la bolletta elettrica come se la Comunità non ci fosse. Il vantaggio economico dell’energia condivisa viene erogato qualche mese dopo, tramite un rimborso, più precisamente con un meccanismo di acconto e conguaglio, effettuato fisicamente dal Gestore dei Servizi Energetici (Gse), un ente 100% pubblico, no profit e nato proprio per erogare incentivi per le fonti rinnovabili, di cui effettua anche i controlli di conformità. Voglio però far presente che la norma adottata in recepimento delle direttive europee prevede che già per le prossime Comunità, quelle per intenderci “grandi e grandissime”, si debba applicare il cosiddetto meccanismo di “scorporo” nella bolletta elettrica dell’energia condivisa, di cui mancano però le regole attuative da parte di Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), grazie al quale i membri della Comunità pagheranno in bolletta solo ed esclusivamente quella quantità di energia che dovessero ancora acquistare dai classici fornitori».
— Altri vantaggi oltre alla riduzione della bolletta?
«Chiaramente tale modello spinge l’utente ad avere la convenienza ad utilizzare l’energia nel momento in cui viene autoprodotta perché non l’acquista dalla rete. Questo aspetto alimenta comportamenti virtuosi capaci di generare vantaggi economici, diretti ma anche benefici ambientali e sanitari. Il kWh autoconsumato generato dal solare o da altra tecnologia rinnovabile è un’energia che produce assai limitate emissioni nocive per il clima, la salute e l’ambiente, rispetto a petrolio, gas e carbone».
— Cosa frena, allora, la creazione delle Cer tanto da spingerla a interpellare in questi giorni il Governo?
«Sicuramente, un’adeguata informazione ne avrebbe aiutato di molto la diffusione. Alcuni enti, come Enea, Gse, ma anche Associazioni di imprese, come Unioncamere, Cna, Confartigianato, ed altri, sono molto impegnati a promuovere le Cer tra i loro associati, ma non è sufficiente. Essendo uno strumento di interesse generale e collettivo, per essere veloci nella diffusione, sarebbe opportuno pensare a una campagna nazionale pubblica sulla Rai, che possa farne conoscere benefici e vantaggi. Perché non è stato fatto, ad esempio, al Festival di Sanremo? Nonostante le numerose dichiarazioni del ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Pichetto Fratin, sull’imminente pubblicazione del decreto, che ragionevolmente porterà alla realizzazione di 20mila nuove Comunità, il freno a mano rimane tirato ingiustificatamente. Credo che questo sia un aspetto chiave da risolvere per allentare le briglie e far sì che questo strumento possa sprigionare adeguatamente le sue enormi potenzialità, con relativi risparmi e ripresa della filiera lavorativa. Una circostanza che mi ha spinto a presentare un’interpellanza parlamentare nella quale chiedo conto di quali siano i tempi e le azioni che il ministro Pichetto Fratin intende intraprendere per rimuovere gli ostacoli che ritardano la pubblicazione del decreto. Nell’interpellanza solleviamo anche un altro aspetto importante, cui ho accennato prima: lo scorporo nella bolletta dell’energia condivisa. Vogliamo sapere dal ministro come ritenga intervenire affinché Arera dia attuazione al meccanismo dello “scorporo” con modalità che permettano effettivamente di evitare ingiustificati margini dei venditori sull’energia condivisa, margini che verrebbero a pesare sui membri della Comunità».
— E cosa potrebbe aiutare la diffusione dei benefici delle Comunità sul territorio nazionale?
«Le Comunità attualmente realizzate sono state configurate con un modello regolatorio e di sostegno limitato nell’ambito di un perimetro fisico ristretto, con impianti fino a 200 kW. Da oltre un anno, cittadini, imprese, parrocchie, Comuni attendono che siano ampliate le potenzialità delle Cer attraverso un decreto che stabilisca nuove tariffe di sostegno per configurazioni che potranno essere molto più estese, e con impianti di potenza fino a 1 MW, quindi un notevole passo avanti».
Cappelletti ne è convinto: «questo strumento oggi è in grado di cambiare radicalmente il modello energetico attuale, ancora fortemente legato alle energie fossili, e di affrontare in modo strutturale la crisi sociale ed economica del Paese». Grazie alla battaglia per strutturare e far decollare le Comunità energetiche rinnovabili, condotta nella legislatura precedente dal M5S attraverso il presidente della Commissione Industria e Attività produttive del Senato, Gianni Girotto, «oggi il governo può intervenire con urgenza e in modo definitivo per ridurre i costi delle bollette, gli impatti sanitari e quelli sul clima. Le Cer offrono una risposta concreta per farlo». © RIPRODUZIONE RISERVATA