Oltre al conflitto russo-ucraino e israelo-palestinese, “l’Atlante delle Guerre” evidenzia che ci sono un’altra trentina di conflitti armati sparsi nel mondo. Sono la punta dell’iceberg di un sistema iniquo e terribile per lo sfruttamento delle materie prime, delle terre e della manodopera a vantaggio di una piccolissima porzione di multinazionali che dominano il Pianeta. Impossibile che la soluzione dei conflitti venga da chi li genera. Possiamo favorire soluzioni più giuste agendo dal basso, come singoli e associazioni di cittadini, raccolti nel “Terzo settore” (la cosiddetta “terza gamba dello Stato”): dalla produzione di energia (attraverso le Comunità energetiche), al credito per lo sviluppo sociale economico e ambientale sostenibile (attraverso la finanza etica)


◆ L’intervento di GIANNI GIROTTO

Negli ultimi mesi si parla molto dei conflitti Russia-Ucraina e Israele-Palestina. Essi sono estremamente tragici ma non sono purtroppo gli unici. Anzi, secondo l’Atlante delle Guerre, oggi vi sono circa una trentina di altri conflitti armati sparsi nel mondo, egualmente tragici e di cui non si parla poi così tanto. Quindi una domanda che ci dovremmo porre è proprio “perché se ne parla così poco?”. Per la stragrande maggioranza, tali conflitti armati sono “semplicemente” la punta dell’iceberg, sono spesso strumento e conseguenza di tutto un sistema iniquo e terribile che serve per lo sfruttamento delle materie prime, delle terre e della manodopera (in una parola: neocolonialismo) necessaria per sfamare quella piccolissima porzione di multinazionali che dominano il pianeta.

E come se ciò non bastasse, è intervenuto anche un altro fattore ad aiutare tale concentrazione di potere: la tecnologia. Infatti gli enormi sviluppi tecnologici, sopratutto sul lato delle comunicazioni (o meglio “telecomunicazioni”) e sul lato informatico hanno fornito alle grandi multinazionali/oligopoli una serie di strumenti per velocizzare di migliaia di volte le loro capacità di compravendita e di “giochi” sui mercati borsistici mondiali, velocizzando quindi la crescita di tali oligopoli. Ora sarebbe normale che a fronte di questi enormi ingiustizie nazionali e globali, vi fosse una politica volonterosa e competente a risolverle, ma la storia degli ultimi millenni ci riporta, nel migliore dei casi, politici non sufficientemente competenti. Nei peggiori, migliaia di casi di politici e funzionari pubblici si sono rivelati corrotti dall’enorme potere finanziario dei suddetti oligopoli, che naturalmente lavorano affinché i loro guadagni non diminuiscano…

Tutto ciò premesso, anzi proprio a causa di quanto premesso, ritengo molto difficile, per non dire impossibile, che la soluzione dei problemi nazionali e globali arrivi dall’alto, cioè dalla politica e dalle grandi multinazionali e banche, dal momento che sono gli stessi che tali problemi li hanno creati, supportati, tollerati. E quindi? dobbiamo forse rassegnarci? Assolutamente no, dal momento che vi sono anche politici e funzionari pubblici che lavorano onestamente, con disciplina etica e competenza, e qualche risultato lo ottengono. E, a prescindere da questa constatazione, vorrei ragionare insieme a voi sul fatto che il destino del Pianeta è deciso, in ultima analisi, dal comportamento di miliardi di esseri umani, che possono organizzarsi (e in parte sono già organizzati) con una serie di strumenti attraverso i quali le soluzioni, già disponibili, vengano praticate “dal basso”, sia come comportamenti dei singoli, sia tramite associazioni esistenti o realizzabili.

Una di queste è la Comunità Energetica Rinnovabile. Essa può aiutare cittadini e imprese ad autoprodursi, ad un costo inferiore, un bene primario come l’energia, che determina il prezzo di qualsiasi altra cosa, e a ridurre di molto l’effetto “dipendenza dai fornitori”. La fornitura di tale bene, come sappiamo, è legata ad una serie di fattori troppo variabili, troppo poco “affidabili”, che vanno dai guasti ai sabotagggi-hackeraggi, alle tensioni geopolitiche, guerre, guerriglie, tumulti sociali eccetera, plasticamente evidenziati un paio di anni fa con le conseguenze disastrose di un aumento vertiginoso dei prezzi, perlomeno in Europa, che tutti ricordiamo. Attenzione però, perché lo strumento è solo potenzialmente utilizzabile. Vi sono, difatti, ancora altre cose dirette e indirette (autorizzazioni, determinazione aree idonee, connessioni…) da sistemare. E, come ho già avuto modo di scrivere, temo che − vuoi per dolo, vuoi per colpa − la politica e la burocrazia italiana ostacoleranno pesantemente tale strumento.

Vi sono poi tante valide associazioni cosiddette del “Terzo settore” (non a caso spesso le si definisce “la terza gamba dello Stato”), del volontariato, del mutualismo, e tra queste ne cito solo alcune e mi perdonino le altre, di cui un infinitesimale elenco lo trovate in una sezione del mio blog personale. Quantitativamente, la finanza ha un ruolo predominante in tutti i campi, con una potenza tale da determinare letteralmente i prezzi dei beni, tramite i mercati borsistici. E poiché quasi sempre essa usa malissimo tale potere, inseguendo una speculazione dopo l’altra, con conseguenze quasi sempre deleterie e spesso catastrofiche − vi ricordate, vero, la grande crisi 2007/2008 Lehman Brothers? −, voglio ricordare che giusto qualche giorno fa la “Finanza etica” italiana ha compiuto 25 anni. Parliamo di una finanza più sicura (più capitalizzata), più profittevole, con minori “sofferenze”, anticiclica anziché prociclica, tutto confermato dai numeri, che trovate riportati nei rapporti annuali con cui si confronta tale finanza con quella tradizionale. D’altronde se la stessa Unione Europea da anni parla e persegue la “Finanza sostenibile”, significa che ha capito che quella attuale non è sostenibile.

Ora, milioni di Italiani, decine di milioni di europei, hanno un conto corrente bancario, e/o un’assicurazione, vuoi per l’automobile vuoi per altre necessità. Quindi, se decidessero di “abbandonare” le grandi multinazionali in favore di soggetti non a scopo di lucro e perciò non speculativi, ecco che la situazione migliorerebbe, perché è proprio con i soldi di questi piccoli consumatori che le grandi banche multinazionali finanziano la filiera delle fonti fossili e degli armamenti. Inoltre, poiché praticamente tutti abbiamo un fornitore di elettricità, se lo scegliessimo egualmente tra quelli non a scopo di lucro e che commercializzano unicamente elettricità a fonte rinnovabile, vieppiù in parte autoprodotta, ecco che contribuiremmo concretamente di più alla pace nel mondo, stante che molte guerre avvengono per il possesso dei pozzi di petrolio, gas e carbone. Vi sono poi sempre più giovani (ma anche non giovani, eh!) che hanno capito che il nostro sistema alimentare è letteralmente, matematicamente, insostenibile, e quindi si orientano su un’alimentazione più sostenibile. Più in generale, sempre più persone capiscono che la scelta dei fornitori per i loro acquisti (il cosidettoconsumo critico”) sono il più potente voto e strumento politico a disposizione, perché colpisce direttamente “nel portafogli” la realtà, la pratica, non la teoria. E la storia recente ha già dimostrato come tutti questi comportamenti virtuosi possa portare notevoli cambiamenti.

Naturalmente il cambiamento non sarà né facile né veloce. Vi si oppongono i beneficiari dello status quo attuale, con mezzi finanziari enormi che si esplicano anche con il controllo di giornali, radio, televisioni, ed è per questo importante che ci si scambino le informazioni sulle alternative, unitamente a quel minimo di elementi teorici e culturali necessari per compiere le scelte migliori. Ed è in tale direzione che va il mio agire, anche alla luce anche della mia esperienza istituzionale, mettendo a disposizione su internet, notizie “indispensabili, tra cui i riassunti (corposi) di una cinquantina di libri, di cui diversi in formato audio, per poter essere ascoltare anche durante i viaggi lavorativi o in altri momenti. Le soluzioni per migliorare il mondo che ci circonda ci sono. Metterle in pratica dipende solo da noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Attivista della prima ora nel Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, è stato senatore della Repubblica nelle XVII e XVIII Legislature (2013-2022). A giugno 2018 è eletto Presidente della X Commissione permanente Industria Commercio e Turismo del Senato, e ha concentrato la sua iniziativa sulle energie rinnovabili. Il risultato più significativo è il recepimento anticipato della Direttiva europea sulle Comunità Energetiche per l’autoconsumo collettivo. Fra i protagonisti delle iniziative parlamentari a favore dei bonus edilizi finalizzati all’efficienza energetica degli edifici, nel 2021 è stato nominato coordinatore del “Comitato per la Transizione ecologica” del Movimento dal presidente dei 5 Stelle Giuseppe Conte.