Il riciclo dei libri al posto del macero, il passaggio in auto anziché il car sharing, i piccoli lavoretti a disposizione di chi non può pagarseli. Le possibilità di scambiare buone azioni possono essere tante. E lo scambio gratuito può alimentare la socialità fra individui sempre più impoveriti, non solo materialmente. Idee concrete per una società improntata sul mutuo soccorso, quello che esisteva tempo addietro nelle piccole comunità. Per tradurre in pratica “I care” (“Ho a cuore”) di Don Milani


di FABIO BALOCCO, da Torino

¶¶¶ All’entrata del mio palazzo vi sono ben tre contenitori della carta. Rientrano nell’operazione Cartesio, gestita da una cooperativa che nacque nel 1993 a Torino per opera di Legambiente e Gruppo Abele. Dentro i contenitori ci finisce di tutto, dai contenitori sporchi della pizza a domicilio ai volantini pubblicitari ai libri. Ecco, appunto vedendo un tot di libri abbandonati per quello che diventerà il loro macero mi è sorta spontanea la domanda: ma possibile che la gente non arrivi a pensare che quei libri potrebbero ancora essere letti? Seconda domanda: perché il comune non fa nulla per sensibilizzare circa questa potenziale circolarità del gratuito? Cosa costerebbe (scusate il bisticcio di parole)? Cosa costerebbe allestire dei piccoli centri raccolta per i libri, da cui ciascuno potrebbe attingere? Che poi è quello che si chiama “bookcrossing”, per gli anglofoni.

Così come il comune potrebbe incentivare la condivisione dell’utilizzo delle auto private in città, in modo da far diminuire la circolazione. È vero, c’è il car sharing, ma quello è a pagamento. No, invece io parlo proprio di gratuità del trasporto. Cosa mi costa trasportare una persona che fa il mio stesso o parte del mio stesso percorso da una parte all’altra della città? È quello che fa già Blablacar, come servizio privato ma a pagamento. 

Ma soprattutto il comune potrebbe attivare una sorta di banca del tempo. Le banche del tempo nacquero in Gran Bretagna come associazioni in cui far confluire le più svariate competenze che i cittadini volevano mettere gratuitamente a disposizione. Ma cosa costerebbe al comune creare un sito in cui ciascun cittadino si possa iscrivere, lasciare un recapito e mettere a disposizione le proprie competenze o attitudini? E senza necessariamente pretendere la reciprocità? Ci sarà chi è disponibile a tenere un cane, oppure a fare la spesa ad una persona anziana, o a fare il/la badante, o a tinteggiare un muro, o a dare una consulenza legale, o a fornire ripetizioni, una infinità di opportunità. E nella stessa banca o in altra similare le persone potrebbero donare le cose, quelle cose che non utilizzano più. 

Pensiamoci: la povertà si sta estendendo a macchia d’olio. Sempre più persone non si potranno permettere cose/servizi: è così sbagliato che l’ente pubblico ne prenda atto ed incentivi la gratuità? Tra l’altro, un’operazione del genere, come quelle precedenti, alimenterebbe la socialità. Farebbe comprendere che le nostre azioni hanno un valore, ma non necessariamente debbono avere un prezzo! Forse, ipotizzo, se queste operazioni non vengono fatte è perché gioca a livello conscio o inconscio una considerazione: “se alimentiamo lo scambio gratuito, ci sarà sempre più gente che non lavorerà a pagamento, e quindi aumenterà la povertà”. In parte può essere vero, ma si tratta di scegliere, e prima o dopo lo si dovrà fare, fra una società dominata dal capitale ed una società improntata sul mutuo soccorso, quello che del resto già esisteva tempo addietro nelle piccole comunità. Si tratterebbe di tradurre in pratica quel “I care” (“Ho a cuore”) sostenuto da Don Milani. Ecco. ♦ © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (attualmente in quiescenza), si è sempre battuto per difesa dell’ambiente e problematiche sociali. Ha scritto “Regole minime per sopravvivere” (ed. Pro Natura, 1991). Con altri autori “Piste o pèste” (ed. Pro Natura, 1992), “Disastro autostrada” (ed. Pro Natura, 1997), “Torino, oltre le apparenze” (Arianna Editrice, 2015), “Verde clandestino” (Edizioni Neos, 2017), “Loro e noi” (Edizioni Neos, 2018). Come unico autore “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino” (Edizioni Neos, 2017), “Lontano fa Farinetti” (Edizioni Il Babi, 2019), “Per gioco. Voci e numeri del gioco d’azzardo” (Edizioni Neos, 2019), “Belle persone. Storie di passioni e di ideali” (Edizioni La Cevitou, 2020), "Un'Italia che scompare. Perché Ormea è un caso singolare" (Edizioni Il Babi, 2022). Ha coordinato “Il mare privato” (Edizioni Altreconomia, 2019). Collabora dal 2011 in qualità di blogger in campo ambientale e sociale con Il Fatto Quotidiano, Altreconomia, Natura & Società e Volere la Luna.