In questo primo quarto del ventunesimo secolo siamo assediati da cyber-minacce, telefonate-truffa, insidie e falsi allarmi di ogni tipo che ci raggiungono tra le infinite smagliature del web. Per questo anche un allarme che non sia autentico ma che venisse lanciato come test, su un’emergenza spaventosa e terribile come un attacco atomico o comunque un’emergenza nucleare, rischierebbe di essere liquidato da noi come fosse un semplice rumore molesto. Rischiamo così di reagire con insofferenza, prima ancora che incredulità, a una possibile fatale chiamata che volesse avvertirci di un pericolo vero


◆ Il commento di MAURIZIO MENICUCCI

La protezione civile della Regione Piemonte ha lanciato, nei giorni scorsi, una campagna di messaggi telefonici registrati di allarme nucleare. Ovviamente era un test, e lasciamo perdere ogni riflessione su quanto sia necessario, considerando la spensieratezza, davvero da titoli di coda, con cui ci stiamo avviando verso lo scenario reale. Il fatto, però, è un altro. A molti, così riportano i giornali, quel messaggio di allarme non sarebbe pervenuto. Ora, in base alla mia esperienza personale, posso smentire la notizia. Il messaggio l’ho ricevuto, chiaro e forte. Per due volte. E ogni volta, ho bloccato la chiamata senza indugio e con quella certa crudeltà, tipica della vittima designata dalla Storia che ha finalmente l’occasione di vendicarsi e trasformarsi in persecutore (ogni riferimento a vicende in corso è voluto, ndr). Ora vi spiego il perché di questa reazione da capro espiatorio renitente, che potrebbe condannarmi alla morte radioattiva.

Io subisco, e non trovo altro modo per definire la situazione, almeno 5 irruzioni al giorno, via cellulare, da aziende energetiche o telefoniche. Nel corso di queste conversazioni, sempre all’ora dei pasti, e quasi sempre sgradevoli e indisponenti anche nella forma, il che pone un serio problema di marketing a chi le paga, un pervicace operatore umano, o una sua catatonica replica virtuale, mi scardinano la pazienza e la logica, proponendomi tariffe che più economiche non si può. Ovviamente, guai a crederci. Ma se protesti direttamente con le aziende, o per il disturbo, o perché, non sia mai, hai stipulato un contratto e le promesse via etere non sono state mantenute, ti rispondono che si tratta di iniziative di agenzie terze, di cui la casa madre non è responsabile, e comunque ti rendono un calvario il recesso.

Dalle prime chiamate, cercavo ancora di congedarmi con qualche briciolo di educazione e di empatia per le sorti, ovviamente non felici, dei poveri Cristi obbligati alla parte come schiavi alle galere. La mia cortesia era consapevolmente rivolta anche agli avatar, non si sa mai avessero sviluppato una qualche sensibilità emotiva almeno pari, tanto per indicare un livello basico di AI, a quella di Elon Musk. Adesso, non rispondo più, non solo per evitar di trascendere, ma anche per sfuggire a una gragnuola di agguati tecnologici, verso i quali sento crescere la mia impotenza. Perché, poi, bisogna tener conto anche dei tentativi, provenienti perfino dalla Patagonia, di scipparmi email e password per svuotare il conto in banca e frodare su altre utenze: uno per tutti, la richiesta di aiuto di tuo figlio che ha perso il portafoglio o il telefonino, alla quale, secondo la Polizia Postale, se replichi, ti succhiano fino all’ultimo bitcoin, anche se, come nel mio caso, non hai mai capito bene che cos’è un blockchain, eppure ha cercato di spiegarlo agli altri.

Sotto Natale, questi raggiri hanno raggiunto picchi di frequenza da far pensare davvero al piano cibernetico di una qualche potenza straniera per dissestare, cittadino dopo cittadino, l’economia occidentale. Ma non basta: ci sono le fake news, nel cui mare ci costringono a nuotare senza poter evitare di bagnarci e restarne irreparabilmente contaminati, come si può vedere dagli esiti politici e sanitari di questa vera e propria circonvenzione di massa d’incapaci (tutti noi). Ora, e con tali premesse da assedio multimediale e tanti ammonimenti di esperti a ‘non rispondere agli sconosciuti’ (il che non è per nulla facile, se uno non se lo recita come un Ave Maria, dal momento che spesso diciamo ‘pronto chi parla’ soprappensiero): ora, chiedevo, perché mai dovrei credere a una chiamata in cui la voce registrata specifica che è una prova? Come posso sapere che, se premo il tasto verde, non sottoscrivo la mia fine economica e sociale?

Qualcuno di quelli che dovrebbero difenderci e aiutarci a distinguere, non dico il vero dal falso, che ormai s’è capito, è impossibile, ma almeno a non essere complici dei nostri truffatori, può mettermi, ad esempio, nella condizioni di escludere che si tratti dell’ennesima trovata della benemerita azienda, che dal piccolo schermo ci frantuma i cabasisi ogni venti minuti, facendo ripetere ad alcuni commensali, dalla fronte aggrottata con la colla per non scoppiare a ridere, che anche loro metteranno un impianto d’allarme di quella marca, perché è in corso una pandemia di furti domestici? © RIPRODUZIONE RISERVATA

Inviato speciale per il telegiornale scientifico e tecnologico Leonardo e per i programmi Ambiente Italia e Mediterraneo della Rai, ha firmato reportage in Italia e all’estero, e ha lavorato per La Stampa, L’Europeo, Panorama, spaziando tra tecnologia, ambiente, scienze naturali, medicina, archeologia e paleoantropologia. Appassionato di mare, ha realizzato numerosi servizi subacquei per la Rai e per altre testate.