Giuditta Brattini dal campo Unrwa di Rafah a Gaza

Dopo trenta ore di black out delle comunicazioni imposto da Israele, alle 6 di questa mattina Giuditta Brattini (volontaria umanitaria della onlus “Fonti di Pace”) ha inviato un nuovo messaggio dal confine con l’Egitto. La sua è una delle poche voci dirette che arrivano dal fronte di guerra in assenza dei giornalisti bloccati dall’altra parte del valico da un visto di Israele che non arriva


Dalla Striscia di Gaza, Giuditta Brattini – 29 ottobre 2023

Con altri 45 cooperanti umanitari internazionali, Giuditta Brattini è bloccata da giorni a Rafah in un parcheggio divenuto un campo profughi improvvisato al confine del valico tra Striscia di Gaza e il deserto del Sinai. Assieme a centinaia di famiglie palestinesi in fuga dai bombardamenti dell’esercito israeliano che proseguono ininterrotti dal 7 ottobre, sono assistiti dalle strutture dell’Unrwa, l’Agenzia dell’Onu per l’aiuto ai profughi palestinesi, anch’essa allo stremo.

Potete ascoltare la testimonianza audio di Brattini arrivata all’alba di oggi nel link che segue.

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Emergenza Gaza: «doniamo ora»

«I fondi raccolti saranno destinati, appena possibile, all’acquisto di generi alimentari e materiali di prima necessità, medicinali e tutto quanto sarà possibile fornire per sollevare il popolo di Palestina dall’ennesima sofferenza.

Puoi fare la donazione a “Fonti di Pace”:

IBAN IT45N 01030 01656 000002624683 causale: Emergenza Gaza

Ringraziamo tantissimo tutte le amiche e gli amici che hanno già mandato il loro contributo, siamo arrivati a ottomila euro. Con Giuditta troveremo il modo di far arrivare il vostro aiuto. Siamo tutt’ora in contatto con il dr. Yaghi della Palestinian Medical Relief Society».

“Fonti di Pace”, domenica 29 ottobre 2023

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Notizie dai fronti mediorientali

ROMA, 29 OTTOBRE 2023 (dall’Agenzia stampa Anbamed) 

Genocidio a Gaza

“O NOI O LORO” è la vendetta dei generali israeliani annunciata dal ministro della difesa di Tel Aviv. Annientamento di tutto un popolo. Operazioni a terra e bombardamenti dal cielo, dal mare e con l’artiglieria. Scontri con la resistenza palestinese a Beit Hanoun. Dopo il terzo giorno dell’offensiva a terra, i carri armati israeliani sono avanzati soltanto nelle zone aperte rurali del nord e nord est della Striscia. Il generale Halevi ha parlato alla Tv israeliana di centinaia di morti tra i combattenti palestinesi, ma l’esercito non riesce ad avanzare in quel che rimane del tessuto urbano dei campi profughi rasi al suolo. Il rallentamento dell’avanzata viene spiegato con lo svolgimento per fasi dell’operazione vendetta. Le immagini trasmesse dalle Brigate Qassam sui canali social, invece, evidenziano carri armati bruciati e decine di soldati morti ed i loro corpi distesi per terra.

Gaza completamente isolata dal mondo perché l’esercito di Tel Aviv ha tagliato comunicazioni cellulari e Internet, per impedire che il mondo sappia dei crimini che i suoi soldati stanno compiendo e compiranno. Di conseguenza tutti i collegamenti tra gli operatori sanitari e le organizzazioni internazionali di assistenza sono stati interrotti. Il governo di Gaza sta tentando, con l’assistenza tecnica del governo del Cairo, di collegare la rete con quella egiziana. La società “X Space”, a quanto dichiarato dallo stesso Musk in un twitt, fornirà “una copertura internet satellitare Starlink alle agenzie internazionali riconosciute”.

Continua nel frattempo il martellamento sulle case e sugli ospedali a Gaza City e Khan Younis. L’esercito israeliano ripete ancora l’ordine di evacuare verso sud nella direzione del confine egiziano, ma nello stesso tempo riversa sulla testa degli sfollati una pioggia di bombe. Una strage nella notte tra venerdì e sabato: oltre 400 vittime e molti altri sono ancora sotto le macerie.

Le operazioni militari non hanno interrotto le trattative indirette tra Hamas e il governo Netanyahu, con la mediazione del Qatar per lo scambio di prigionieri di guerra.

Il capo di Hamas a Gaza, Sinuar, si è detto disponibile allo scambio di prigionieri di guerra: tutti i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane in cambio della liberazione di tutti gli israeliani nelle mani del movimento. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, è a Doha per aiutare all’avanzamento di questo dossier in collegamento con un eventuale cessate-il-fuoco, la condizione posta da Hamas per lo scambio.

Rastrellamenti dell’esercito israeliano a Nablus in Cisgiordania

Cisgiordania e Gerusalemme est

RASTRELLAMENTI A NABLUS quartiere per quartiere. È una nuova macelleria sistematica dell’esercito israeliano, che mira alla cacciata dei palestinesi dalle loro terre. Per garantire la ritirata di un gruppo di soldati intrappolati dietro gli armati della resistenza, l’esercito di Tel Aviv ha fatto ricorso al bombardamento. Come avvenuto precedentemente a Jenin. Oltre all’azione dei soldati, si aggiunge anche quella dei coloni armati.

Un contadino palestinese di un villaggio a sud di Nablus è stato ucciso dai coloni mentre raccoglieva le ulive. Si chiamava Bilal Saleh, 40 anni, e si guadagnava da vivere vendendo in città i prodotti della sua terra. Ieri, un colono lo ha freddato con un colpo al petto, mentre era nel suo terreno, nel villaggio di Al-Sawiya, intento a raccogliere le ulive. Lascia la moglie e 4 figli piccoli. È il settimo contadino ucciso per mani dei coloni dal 7 ottobre, portando le vittime della repressione israeliana (coloni e esercito) a 111 persone assassinate e 1950 ferite.

Un intero villaggio vicino a El-Khalil è stato sfollato in seguito agli attacchi armati da parte dei coloni. Sono state incendiati i loro terreni e minacciati nella loro incolumità personale. “250 cittadini palestinesi del villaggio di Zanuta hanno dovuto abbandonare le loro case e fuggire a causa degli incendi nei loro terreni agricoli appiccati dai coloni”, scrive l’agenzia stampa Wafa.

Il premier israeliano Netanyahu abbraccia i famigliari degli ostaggi in mano ad Hamas

Israele

LE FAMIGLIE DEI PRIGIONIERI israeliani catturati da Hamas il 7 ottobre hanno manifestato ieri davanti alla casa di Netanyahu. Nell’incontro con il premier hanno chiesto esplicitamente che si dia la priorità alla liberazione dei loro parenti prigionieri nelle mani di Hamas e Jihad islamica, prima dell’invasione di terra. In un suo discorso pubblico, Netanyahu ha confermato che sono in corso trattative per la liberazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane in cambio del rilascio di tutti i prigionieri israeliani, militari e civili.

Turchia

IL PRESIDENTE ERDOGAN, macellaio del popolo curdo, si fa propaganda col sangue palestinese. Il capo di un paese Nato, che ha forti rapporti economici con Israele, non si disdegna di cavalcare il dramma di Gaza, davanti a centinaia di migliaia di manifestanti, presentandosi come il salvatore della causa. Un bagaglio verbale di proclami, ma finora non ha ritirato l’ambasciatore da Tel Aviv. È stato il governo israeliano a richiamare il personale diplomatico a Ankara, “per valutare le parole di Erdogan”, che per Israele sarebbero inaccettabili.

Iran

MORTA LA RAGAZZA arrestata e torturata per non essersi adeguata al vestiario imposto dal regime. La 16enne Armita Geravand era finita in coma 29 giorni fa dopo essere stata picchiata dalla sorveglianza della metropolitana di Teheran a causa di un diverbio perché non indossava il velo. Lo scorso 23 ottobre, il padre della ragazza aveva confermato la sua morte cerebrale, dicendo che “non c’è speranza per la sua guarigione”.

Garavand era stata ricoverata in coma il 1° di ottobre, dopo avere subito un trauma cranico. Come al solito le autorità di Teheran avevano negato le responsabilità delle forze di sicurezza, affermando che la giovane era svenuta a causa di un calo di pressione. Ad oltre un anno dal caso di Zina Mahsa Amini, si ripetono ancora nel paese degli ayatollah le violenze contro le donne.

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