La Storia della Resistenza, così come è stata scritta e divulgata nell’immediato dopoguerra, ha visto emergere una ricostruzione della mobilitazione civile contro il nazifascismo dove i militanti comunisti sono stati rappresentati come i veri protagonisti, se non addirittura gli unici. Non andò così. I comunisti non furono gli unici partigiani e la Resistenza non è nata con loro


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

I partigiani di Giustizia e Libertà entrano nelle città liberate dai tedeschi; sotto il titolo, Duccio Galimberti nel celebre discorso del 26 luglio 1943 pronunciato dal balcone del suo studio legale sulla Piazza Vittorio Veneto a Cuneo. Riferendosi al proclama del generale Badoglio del giorno prima, arringò la folla così: «Sì, la guerra continua fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista…». Ritenute dagli storici l’atto di nascita della Resistenza italiana al fascismo, queste parole gli causarono un mandato di cattura delle autorità badogliane revocato solo dopo tre settimane

Sulla storia della Resistenza si è molto discusso. I comunisti, strettamente legati a Mosca fino al Rapporto Krusciov sulle atrocità dello stalinismo, hanno presentato con Roberto Battaglia e con la sua “Storia della Resistenza” uscita da Einaudi una visione settaria di quel movimento, contrastante con la realtà storica che vide giovani e meno giovani di Cuneo salire in montagna aderendo al movimento di Giustizia e Libertà fondato da Leone Ginzburg massacrato dai fascisti nel carcere di Regina Coeli a Roma. I comunisti entrarono più tardi nel partigianato in Emilia-Romagna e altrove ubbidendo ad una disciplina di partito.

Ma la Resistenza – e fu la sua forza – fu combattuta da brigate laiche e democratiche, cattoliche (specie nel Veneto), socialiste (le “Matteotti”), da brigate persino monarchiche come in Piemonte i Faźzoletti Azzurri di Martini Mauri. I sacerdoti fucilati o arsi vivi dai nazi-fascisti furono otto solo in Liguria. Nell’Oltrepo Pavese l’arcivescovo di Tortona diede il proprio silenzioso assenso tramita don Gianni Baget Bozzo all’aborto delle donne rese gravide dai Mongoli della Turkestan durante un terribile rastrellamento nel novembre del 1944. E nell’Oltrepo militavano nelle Garibaldi anche ex ufficiali mai stati comunisti come Luchino Dal Verme (Maino) e Italo Pietra (Edoardo) poi comandante generale della avanzata su Milano prima dell’arrivo dalla Valsesia del settario “Ciro” Moscatelli.

Si dovette aspettare l’uscita di altri contributi storici per comprendere come il movimento partigiano fosse stato realmente pluralista, in montagna e nelle città. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.