LA POLITICA ANTI COVID può essere considerata lo specchio della linea politica approvata all’ultimo congresso del Partito comunista cinese. Concentrazione del potere nelle mani del presidente, rafforzamento e presenza del Partito in tutti i settori: economia, formazione, servizi sociali. Controllo pervasivo dei media. Tre anni di politica sul Covid improntata su drastici lockdown, confinamenti, restrizioni di movimento, quarantene non hanno impedito il ritorno delle infezioni.

Citando Mao, “basta una scintilla per dar fuoco alla prateria” ha scritto un manifestante descrivendo il livello di rabbia delle decine di migliaia di persone coinvolte in tutte le città principali del Paese. Come reagirà Xi Jinping è difficile da decifrare. Un aumento della repressione? Probabile, ma con un risultato incerto. Una Tienanmen estesa in tutta la Cina può solo peggiorare lo scontro. Un alleggerimento della misure Covid? Vorrebbe dire riconoscere che la linea dura è stato un errore. Forse aprire una discussione nel Partito. Indebolire l’immagine di Xi Jinping. Un test arduo che si aggiunge ad altre preoccupazioni per l’uomo forte della Cina: la chiusura da parte degli Usa delle forniture di microchip, essenziale per lo sviluppo tecnologico e la situazione economica segnata da un notevole calo del Pil rispetto ai trend degli anni passati.

Un fascio di problemi che potrebbero non solo dar fuoco alla prateria ma anche al pastore, scrive il “New York Times” del 26 novembre 2022 a questo link: https://www.nytimes.com/2022/11/26/world/asia/china-protests-covid.html(rassegna stampa a cura di Toni Ferigo) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nato a Torino, ha svolto diversi compiti nella Federazione Italiana Metalmeccanici: delegato in fabbrica, responsabile zona a Rivalta (To), ufficio formazione e ricerca nella federazione nazionale, responsabile ufficio internazionale Flm, membro della segreteria della Fism (Federazione Mondiale Sindacati Metalmeccanici) con sede a Ginevra. Nella sua attività si è occupato, in particolare, di studi e ricerche sulla organizzazione del lavoro nel settore automotive, dei sistemi di relazioni industriali in Europa, Usa e America Latina. Per la Fism è stato anche coordinatore delle Aree balcaniche e del Medio Oriente. Attualmente vive nella riserva indiana della Val Susa, e svolge qualche ricerca di base sulle condizioni di lavoro nel presente.