Dopo quattro ore di colloqui distensivi nello storico vertice di Woodside con il presidente cinese, il capo della Casa Bianca definisce nuovamente Xi un «dittatore», come aveva già fatto in passato. Ennesima gaffe dell’ottuagenario presidente americano o scelta deliberata per dare un contentino politico a chi ha criticato la sua decisione di incontrarlo? Guardando i venti secondi del video diffuso da tutti i media americani la bilancia pende dalla parte che suggerisce di tirare i remi in barca. Per non riconsegnare gli Stati Uniti (e, di conseguenza, un mondo sull’orlo della guerra globale) nelle mani di Donald Trump


◆ Il commento di BATTISTA GARDONCINI *

Per accorgersene non è necessario essere specialisti in geriatria, basta avere avuto a che fare con qualche parente affetto da demenza senile. Joe Biden, l’uomo che in questo momento è alla guida del paese più ricco e potente del mondo, mostra da tempo gli inquietanti segni della malattia: i movimenti incerti, la fissità dello sguardo, i problemi di memoria impietosamente evidenziati dalle scalette dei discorsi, dove gli uomini dello staff gli indicano perfino dove rivolgersi, e da che parte allontanarsi dal palco.

Ma soprattutto ci sono le confusioni dei nomi e le gaffes, sempre più frequenti. La più clamorosa è di poche ore fa, al termine dello storico vertice di Woodside con il presidente cinese Xi Jinping. Quattro ore di colloquio nel segno della distensione, più che mai necessaria in un mondo sull’orlo della guerra. Poi è arrivata la domanda fuori programma di una giornalista, che ha chiesto al presidente se avrebbe ancora definito Xi un “dittatore”, come aveva fatto in passato, e lui ha risposto “sì”. I commentatori più benevoli dicono che lo avrebbe fatto a ragion veduta, per dare un contentino a chi lo aveva criticato per la decisione di incontrare Xi. Ma basta guardare i venti secondi di video [clicca qui] che tutti i media americani hanno riportato con grande evidenza per capire che non è così.

In fondo è normale. Tra pochi giorni Biden compirà ottantun anni, una età dove molti tirerebbero i remi in barca, consapevoli del fatto che la saggezza acquisita con l’età non è più sufficiente a compensare il declino fisico e mentale. Il problema è che lui ha annunciato l’intenzione di ricandidarsi per un secondo mandato alle prossime elezioni presidenziali, in programma nel novembre 2024, e che per il momento il partito democratico, visti i limiti dell’attuale vicepresidente Kamala Harris, non ha candidati alternativi credibili.

Per convincere Biden a ritirarsi sono scesi in campo alcuni dei più autorevoli esponenti del partito democratico, e lo stesso Barack Obama sta prendendo le distanze da lui. Ma il presidente tiene duro, e la sua ostinazione rischia di azzoppare chiunque altro si faccia avanti. Il tempo stringe, e molti incominciano a pensare che sia già troppo tardi. La inquietante prospettiva che un farabutto come Donald Trump possa tornare alla Casa Bianca sembra confermata dai sondaggi: gli ultimi danno Biden sconfitto da Trump in quasi tutti gli stati in bilico, quelli che storicamente determinano gli esiti del voto.

In una situazione come questa un piemontese direbbe “suma bin ciapà”, siamo ben messi. Chissà se esiste un equivalente in inglese. © RIPRODUZIONE RISERVATA

(*) L’autore dirige oltreilponte.org

Giornalista, già responsabile del telegiornale scientifico Leonardo su Rai 3. Ha due figlie, tre nipoti e un cane. Ama la vela, la montagna e gli scacchi. Cerca di mantenersi in funzione come le vecchie macchine fotografiche analogiche che colleziona, e dopo la pensione continua ad occuparsi di scienza, politica e cultura sul blog “Oltreilponte.org”.