Nel manifatturiero l’Italia è una potenza economica, ma la crisi energetica sta mettendo alle corde intere filiere produttive, come quella della ceramica. Con il rischio di conseguenze drammatiche, e cioè la chiusura delle aziende e la perdita di posti di lavoro. Nel programma “Presadiretta” condotto da Riccardo Iacona su Raitre, il problema è stato affrontato rilevando la necessità di un intervento del governo con misure di sostegno. Ma dall’esecutivo di destra non c’è stato finora nessun segnale in questo senso
Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI
L’INTERESSANTE PUNTATA dell’altra sera di Riccardo Iacona (“Presa Diretta” su Rai 3) ha messo in luce con grande chiarezza le ripercussioni assai pesanti della crisi energetica su alcuni rami della industria italiana come la ceramica, artistica e industriale, che direttamente dipendono dalla disponibilità di energia a costi sostenibili. La previsione degli operatori più qualificati è risultata decisamente negativa (chiusura delle filiere produttive) se non interverranno misure di alleggerimento dei costi.
Sono stati raccontati alcuni interessanti esperimenti di produzione in forma autogestita con la rinuncia temporanea dei dipendenti-soci alla remunerazione utilizzando la valvola della esportazione. Ma quanto può reggere una simile soluzione se il governo non interviene con qualche concreta e mirata misura di sostegno? Per ora tuttavia non se ne scorge traccia. Nemmeno una pallida intenzione da parte del governo Meloni. Eppure il settore manifatturiero italiano, secondo in Europa, appare determinante se si vuol cercare di arginare una crisi altrimenti distruttiva. Dopo la quale ci sarà, temo, il deserto. © RIPRODUZIONE RISERVATA