L’Autorità dell’Energia aggiorna mensilmente le tariffe calcolando la media dei prezzi del gas dei 30 giorni precedenti. Nei primi 17 giorni di dicembre le temperature sono state basse ma nei primi giorni di gennaio nell’Europa centrale si sono battuti tutti i record storici: dai 25 °C di Bilbao ai 19 °C di Varsavia. Temperature incredibilmente miti che hanno portato sollievo anche nell’Ucraina paralizzata da blackout elettrici. Se l’inverno mite e i risparmi di energia ci stanno aiutando, un ruolo importante ce l’hanno le rinnovabili, in particolare in Italia dove circa la metà del consumo di metano è destinato alla generazione di elettricità. Da marzo a settembre, gli impianti eolici e quelli fotovoltaici hanno generato nella Ue, 39 TWh in più rispetto allo stesso periodo del 2021 (+13% su base annua), con un risparmio di 8 miliardi di metri cubi di gas. Con i valori del gas in quel periodo parliamo di un risparmio di 11 miliardi di euro. La potenza solare ed eolica installata nell’Unione aveva evitato (alla fine di settembre) l’importazione di 70 miliardi di m3 dallo scoppio della guerra, con un risparmio di quasi 100 miliardi di euro
L’analisi di GIANNI SILVESTRINI, direttore scientifico Kyoto Club

https://www.washingtonpost.com/weather/2023/01/02/record-warm-new-year-europe/
sotto il titolo, lo shale gas fuoriesce da un pozzo di estrazione nel Nord Dakota (Usa)
C’È FORTE ALLARME per le ultime bollette del gas, malgrado il forte calo delle quotazioni europee. Cosa succede? Il prezzo del metano ai consumatori è fortemente legato alle dinamiche della domanda. Negli ultimi mesi è sicuramente registrata una riduzione della richiesta grazie ad un’attenzione maggiore dei consumatori sia civili che industriali. Per quanto riguarda i consumi invernali nel settore civile sono decisivi i profili di temperatura. E, mentre la prima parte di dicembre le temperature sono state basse, dalla seconda metà del mese l’Europa ha visto valori molto più elevati della media. Nei primi giorni di gennaio nell’Europa centrale si sono battuti tutti i record storici (Fig. 1). Dai 25 °C di Bilbao ai 19 °C di Varsavia. Temperature incredibilmente miti hanno portato sollievo anche nell’Ucraina paralizzata da blackout elettrici. Questa straordinaria ondata di calore in pieno inverno ha contribuito a ridurre i consumi di metano per riscaldamento.
Ma come mai quindi le nostre bollette del gas sono rimaste elevate? La spiegazione sta nel metodo adottato dall’Autorità dell’Energia (Arera) che aggiorna mensilmente le tariffe calcolando la media dei prezzi del gas dei 30 giorni precedenti, e va ricordato che nei primi 17 giorni di dicembre le temperature sono state basse. Secondo Stefano Besseghini presidente dell’Autorità è prevedibile che le prossime bollette saranno decisamente più leggere. Anche perché i depositi sono riempiti all’84%, mentre l’anno scorso in questo stesso periodo erano al 68%.
Ma se l’inverno mite e i risparmi di energia ci stanno aiutando, un ruolo importante potrà venire dalle rinnovabili, in particolare in Italia dove circa la metà del consumo di metano è destinato alla generazione di elettricità. Guardiamo alle dinamiche europee. Secondo l’analisi di Ember e E3G, da marzo a settembre, gli impianti eolici e quelli fotovoltaici hanno generato nella Ue, 39 TWh in più rispetto allo stesso periodo del 2021 (+13% su base annua), con un risparmio di 8 miliardi di metri cubi di gas. Con i valori del gas in quel periodo parliamo di un risparmio di 11 miliardi di euro. E, più in generale, la potenza solare ed eolica installata nell’Unione aveva evitato (alla fine di settembre) l’importazione di 70 miliardi di m3 dallo scoppio della guerra, con un risparmio di quasi 100 miliardi di euro.

Come siamo messi nel nostro paese? Secondo i dati sui primi 11 mesi dello scorso anno, l’elettricità verde è aumentata di 3,4 TWh, il triplo rispetto alla media dell’ultimo decennio. Un risveglio che si spera si incrementi, per andare a regime verso i 10 miliardi di kWh aggiuntivi l’anno. E c’è da chiederci come sarebbero cambiate le nostre bollette se negli ultimi dieci anni non si fosse fortemente rallentata la produzione delle rinnovabili. Parlando del solare, la tecnologia che vedrà più rapidamente un aumento della produzione, è pensabile un’estensione della generazione distribuita grazie ai bonus dell’edilizia, ma soprattutto alla diffusione delle comunità energetiche con la pubblicazione in arrivo dei decreti attuativi. Poi ci sono gli impianti a terra, con la piacevole sorpresa che delle 560 proposte fotovoltaiche per 25 GW arrivate al ministero dell’Ambiente oltre il 60% della potenza è riferita all’agrivoltaico che consente l’utilizzo dei terreni sottostanti ai pannelli. Una soluzione interessante che può offrire una risposta efficace anche per l’Italia.
Poco prima di Natale il ministero per l’Ambiente ha pubblicato il decreto di valutazione ambientale relativamente ad un impianto da 37,6 MW in Puglia dotato di inseguitori monoassiali abbinati ad una produzione olivicola. Bisognerà aspettarsi un’opposizione del ministero dei Beni Culturali e in particolare nel neo sottosegretario Sgarbi. Vedremo come andrà a finire, anche se l’aria sembra cambiata nel paese, come ci ricorda la recente presa di posizione di Legambiente, Wwf e Fai. Si tratta, difatti, di impianti che vanno naturalmente realizzati con intelligenza e urgono sperimentazioni, ma è indubbio che potranno essere molto utili garantendo un doppio reddito agricolo e solare, sulla base della programmazione dei fabbisogni e l’individuazione delle aree idonee da parte delle Regioni, come sta già facendo la Sicilia per il solare.

https://www.rystadenergy.com/news/energy-crisis-the-beginning-of-the-end-for-gas-fired-power-in-europe
Ma torniamo sulla scena internazionale. La necessità di eliminare le importazioni di gas dalla Russia è destinata a sconvolgere non solo gli equilibri europei ma avrà conseguenze su scala internazionale. In questo nuovo contesto, saranno necessari sia nuovi accessi a risorse di Gnl, il potenziamento dei gasdotti esistenti e una forte crescita di efficienza e rinnovabili. Quello che preoccupa è però la forsennata corsa in atto alla ricerca di nuovi giacimenti, come quello trovato al largo di Cipro, che genera tensioni con la Turchia, o le proposte di nuovi metanodotti (è rispuntata anche l’ipotesi del Galsi in Sardegna). Oltre ai progetti in atto in Africa. Gli Usa costruiscono sempre nuovi terminali per spedire lo shale gas. Impianti per i quali si prevede un funzionamento di 50 anni e che hanno un costo medio quadruplo rispetto ai rigassificatori galleggianti.
Ricordiamo che tra 28 anni molti paesi, fra cui la Ue, dovranno raggiungere la neutralità climatica ed il rischio di investimenti colossali inutilizzabili, stranded, è molto serio (anche se gli Usa potranno esportare in Cina e India che hanno fissato obiettivi meno ambiziosi per la neutralità). In Europa la transizione alle rinnovabili sarà strategica, anche perché il prezzo del gas è destinato a rimanere alto nel corso di questo decennio. Secondo Rystad Energy, nel 2030 le centrali a ciclo combinato in Europa avranno costi pari a 150 euro/MWh, rendendo competitiva l’elettricità verde. Secondo la stessa fonte, la possibile evoluzione della produzione di elettricità nel nostro continente al 2050, vedrebbe un’esplosione delle rinnovabili (in particolare la produzione eolica) e una riduzione al 3% della generazione da gas (Fig. 2).
Insomma, occorre avere una visione lucida e strategica sulle opportunità che si aprono, ma anche sui rischi che dobbiamo evitare. Non solo sul fronte delle installazioni, ma anche rispetto alla necessità di rafforzare in Europa la produzione delle tecnologie. © RIPRODUZIONE RISERVATA