La nomina a presidente del “Museo nazionale delle arti del XXI secolo” di un giornalista di centrodestra come Alessandro Giuli, privo di qualsiasi specializzazione culturale specifica, lascia francamente interdetti. Possibile che nell’ambito della Destra si sia così sforniti di personaggi dotati in materia musicale, architettonica e urbanistica di titoli e di esperienze specifiche? Claudio Lotito, per suo conto, tornerà alla carica per sottrarre all’Auditorium lo spazio vitale che gli ha consentito di primeggiare in Europa, destinando il vecchio Flaminio a Stadio della Lazio, finora difeso da un vincolo generale e dalla tenacia degli eredi Nervi
Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

NON ABBIAMO CERTO risparmiato critiche a Giovanna Melandri sia quando fu ministro dei Beni Culturali sia quando salì alla presidenza del Maxxi non condividendone la necessità, l’utilità e quindi la creazione con una spesa largamente superiore al Parco della Musica di Renzo Piano, di nuovo insidiato dall’ambizione di Lotito di ristrutturare a fini agonistici il ruinante Stadio Flaminio finora difeso da un vincolo generale e dalla tenacia degli eredi Nervi. Ma la nomina a presidente di un giornalista di centrodestra come Alessandro Giuli privo di qualsiasi specializzazione culturale specifica, lascia francamente interdetti. Possibile che nell’ambito della Destra si sia così sforniti di personaggi dotati in materia musicale, architettonica e urbanistica di titoli e di esperienze specifiche? Possibile che si debba nominare un giornalista senza alcuna competenza in questi delicati ambiti?
Eppure questa è la dura realtà, dura per il Paese ovviamente e per le forze culturali di centrosinistra che crearono la infrastruttura alternativa dell‘Auditorium divenuto presto primo in Europa per numero di spettatori, avendo superato il Barbican Centre. Con quattro sale di cui una a struttura teatrale dedicata all’indimenticabile assessore alla Cultura Gianni Borgna. Merito soprattutto di Francesco Rutelli che ebbe il coraggio di riappaltare la grandiosa opera e che nel discorso inaugurale di Luciano Berio si meritò invece a malapena una fuggevole citazione (“in politica succede…”, mi disse quel giorno sorridendo e scendendo le scale).
Ora Lotito sembra deciso a fare del Flaminio ridotto a rudere coperto di vegetazione lo Stadio della Lazio. Venendo così a scontrarsi con i parcheggi per l’Auditorium. Gualtieri e Zingaretti dovrebbero impedirglielo a difesa di una delle poche opere pubbliche (l’Auditorium) davvero riuscite a Roma in tutti i sensi. © RIPRODUZIONE RISERVATA