Basteranno più di ottomila firme di cittadini preoccupati e indignati per il progetto di rifare lo stadio di Parma, a fermare un affare che si teme sia solo di qualcuno “contro” un’intera città? La presidente del Comitato che difende il vecchio Tardini, Anna Kauber, ha ricevuto una minaccia di questo tenore: “la potranno ritrovare in qualche getto di cemento armato delle future gradinate”. Eppure sembra un investimento in guanti bianchi, voluto dall’imprenditore americano che ha acquistato la società di calcio, con ambizioni dichiarate di grandezza ma con il club ancora a metà classifica della serie B. Quello che si vuole fare non è solo uno stadio nuovo: ci saranno dei negozi, ma il Comune respinge l’idea che si tratterà di un centro commerciale in città. Ecco la storia di un affare che divide Parma L’interno dello stadio Tardini di Parma e in alto sotto il titolo la monumentale porta d’ingresso alla struttura L’inchiesta di FABIO MORABITO C’È UNA BRUTTA normativa, inserita con un emendamento nel decreto legge 76 del 2020, definita “sblocca-stadi”, che sta attirando interessi e capitali, perché è come un cavallo di Troia per violare le nostre città, anche quelle più belle, e trasformare gli stadi esistenti in un ibrido di centro commerciale. Questa legge prevede, nei progetti...
1/ Fino all’ultimo stadio. Rifare il Tardini a Parma tra dollari, proteste e minacce della ‘ndrangheta
Fabio Morabito
Caporedattore - Primo articolo pubblicato a quindici anni sul "Calcio illustrato". Un libro a vent'anni sulla storia del Partito radicale da Pannunzio a Pannella. Due contratti in Rai, collaborazioni con radio e tv private, migliaia di articoli in una ventina di testate diverse in Italia e all'estero. Oltre trent'anni di lavoro al Messaggero, dove si è occupato di cronaca, politica, sport, interni, esteri. È stato presidente dell'Associazione stampa romana e componente di Giunta della Fnsi, il sindacato nazionale dei giornalisti. Ha coordinato e condotto decine di corsi di formazione professionale