Tegole fotovoltaiche per i centri storici; sotto il titolo, il palazzo dell’Anagrafe di Prato: nel comune toscano sono 36 gli edifici pubblici solarizzati: scuole, palestre, biblioteche e uffici, per un totale complessivo di 618.76 kW e una riduzione di emissioni pari a 358.63 tonnellate di Co2 all’anno. Perché in tutt’Italia non si fa come a Prato?

“Mettiamo il buon senso come tetto”. Tra gli interventi per eliminare le emissioni nocive, quello più semplice, meno impattante, con benefici – perfino economici – immediati per i residenti, è di montare pannelli fotovoltaici sui tetti degli immobili residenziali. Coinvolgendo appena il 30% degli edifici, quelli più adatti, questo basterebbe – in un colpo solo – a produrre un quarto del fabbisogno dell’energia elettrica nazionale. E perché non cominciare subito con gli immobili di pertinenza comunale? Questo appello è rivolto proprio ai sindaci, come “primi cittadinI”, perché accettino la sfida del buon senso e delle cose concrete al servizio della comunità. Non c’è nulla che ostacoli o impedisca questa semplice sfida, per il bene delle città – perché diventino comunità energetiche – per il bene di tutti


L’appello di MASSIMO SCALIA e AURELIO ANGELINI, Movimento Ecologista

DA ALMENO DUE DECADI gli ambientalisti richiedono a gran voce un forte impegno degli amministratori locali perché utilizzino l’immenso parco di cui dispongono, complessivamente a livello nazionale, per provvedere alla solarizzazione degli edifici di proprietà comunale, delle scuole, dei luoghi di accoglienza, dei numerosi capannoni di deposito. Molte stime sono state prodotte a mostrare la grande quantità di energia elettrica così ottenibile, oggi sempre più importante nella prospettiva di un enorme spostamento degli impieghi energetici – domestici, commercio, trasporti, industria – verso l’energia elettrica, come richiede l’impegno alla decarbonizzazione totale entro il 2050; e, ancor prima, gli obiettivi al 2030 dell’Accordo di Parigi.

Un recente studio di Enea quantifica i risultati ottenibili: il 30% della superficie dei tetti dell’edilizia residenziale, quelli valutati come adeguati all’installazione di pannelli fotovoltaici, produrrebbe 79 mila GWh di energia elettrica, più di un quarto del fabbisogno elettrico nazionale! A questo scenario corrisponderebbero, aggiungiamo noi, nuove 500.000 unità di lavoro annue e una riduzione di almeno 70 milioni di tonnellate di Co2. Un contributo fondamentale al Pniec, che il Governo non ha ancora adeguato agli impegni che Parlamento e Commissione Ue, e il Consiglio d’Europa, hanno fissato nel 2020: almeno il 55% di riduzione dei gas serra entro il 2030.

I pannelli sul municipio di Magliano Alpi una delle prime Comunità energetiche italiane

È ovvio che quel che potranno fare gli edifici di pertinenza comunale sarà solo una parte di tutto questo, ma una parte assai significativa in termini di partecipazione cantieristica e industriale. Ancor più significativa in termini sociali e culturali. Ed è tutto alla portata di semplici decisioni, nessuna burocrazia che si frapponga.

Sarà anche un passo molto importante perché le città comincino a pensarsi e a realizzarsi come “comunità energetiche”, che oggi hanno una legge istitutiva, ma mancano dei decreti per i nuovi meccanismi di incentivazione. 

Sappiamo tutti che la governance climatica è un fatto complesso, neanche di facile definizione. Certamente «… si fonda su modalità e processi di interazione sia tangibili che intangibili, necessari per prendere decisioni e portarle a compimento. Nel suo nucleo, è costituita da Commissioni e Consigli creati per facilitare la messa in pratica delle decisioni prese. Per avere successo, la governance per il clima deve essere un processo condiviso, che richiede la cooperazione di un ampio partenariato sociale», come rileva un documento del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici.

La realizzazione di questa proposta toglierà dubbi su eventuali residui dei fondi del Pnrr e sarà una parte importante della risposta a Next Generation Eu, che richiede che il 40% degli obiettivi energia-clima al 2030 siano realizzati entro il 2025. E ci auguriamo che diventi una sfida virtuosa tra sindaci, un impegno fondamentale nell’interesse delle città e dei cittadini, che dia carne viva a un dibattito politico che troppo spesso si disperde negli esangui ghirigori della “politica politicante”.

Quel «Non c’è più tempo», che a fine 2021 risuonava nella bocca di vari premier al G20 di Roma e alla Cop26 di Glasgow, è divenuto il grido: «Siamo su un’autostrada per l’inferno, col piede premuto sull’acceleratore», lanciato dal Segretario dell’Onu, António Guterres, in occasione della presentazione, tre mesi fa, del VI° Rapporto dell’Ipcc.

Questo è il livello della sfida della quale tutti i cittadini devono essere protagonisti. Ai Sindaci, questo compito.

Scienziato e politico, leader del movimento antinucleare e tra i fondatori di Legambiente. Primo firmatario, con Alex Langer, dell’appello (1984) per Liste Verdi nazionali. Alla Camera per i Verdi (1987-2001) ha portato a compimento la chiusura del nucleare, le leggi su rinnovabili e risparmio energetico, la legge sul bando dell’amianto. Presidente delle due prime Commissioni d’inchiesta sui rifiuti (“Ecomafie”): traffici illeciti nazionali e internazionali; waste connection (Ilaria Alpi e Miran Hrovatin); gestione delle scorie nucleari. Tra gli ispiratori della Green Economy, è stato a fianco della ribellione di Scanzano (2003) e consulente scientifico nelle azioni contro la centrale di Porto Tolle e il carbone dell’Enel (2011-14). Co-presidente del Decennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile dell’Unesco (2005-14). Tra i padri dell’ambientalismo scientifico, suo un modello teorico di “stato stazionario globale” (2020) (https://www.researchgate.net/profile/Massimo-Scalia)