Angelo Dago (Lega per Salvini), presidente della Commissione ambiente della Regione Piemonte, in un sopralluogo nella centrale “Enrico Fermi” di Trino Vercellese il 19 gennaio 2023 apre le danze per l’autocandidatura ad ospitare fra le risaie il Deposito nazionale delle scorie, formalizzata dal sindaco della città

La mobilitazione di cittadini e associazioni ambientaliste del Vercellese e del Monferrato inducono il sindaco di Fratelli d’Italia a fare marcia indietro, nonostante avesse ottenuto dal governo amico una deroga alle norme stabilite per ospitare le scorie radioattive prodotte sinora dagli impianti nucleari italiani. Il Deposito nazionale non sarà quindi costruito in mezzo alle risaie e la procedura dovrebbe continuare, pur con ulteriore ritardo, per analizzare a fondo le caratteristiche di eventuali siti militari o dei 51 siti coinvolti dalla proposta di Cnai (Carta nazionale delle aree idonee), e per scegliere il sito oggettivamente il più sicuro possibile per tutti. “Un deposito che seppellisca per sempre il nucleare”, sottolineano Legambiente e Pro Natura del Vercellese


◆ L’articolo di GIAN PIERO GODIO, Legambiente e Pro Natura Vercellese

Con deliberazione della Giunta comunale del 12 marzo, il sindaco di Trino Vercellese Daniele Pane ha finalmente preso atto dell’assurdità di autocandidare il proprio territorio, già giudicato inidoneo da Sogin e Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), ad ospitare il Deposito nazionale per i materiali radioattivi, dopo aver dimostrato in questi mesi di non aver compreso le ragioni per cui Trino è incandidabile, ma anche di non essere in grado, come amministratore, di rappresentare la volontà dei cittadini e delle istituzioni del territorio Vercellese e del Monferrato.

Nonostante questo sindaco avesse ottenuto da Governo e Parlamento una apposita modifica legislativa che consentiva le autocandidature anche ai Comuni precedentemente dichiarati non idonei, ha poi dovuto fare i conti con una massiccia mobilitazione, promossa da Legambiente e Pro Natura del Vercellese e dal Comitato “Tri.No” con più di mille iscritti, che ha saputo unire le ragioni di merito riguardanti la assoluta non idoneità della zona alle ragioni di metodo che stigmatizzavano il non coinvolgimento preliminare dei cittadini di Trino e dei cittadini e amministratori dei Comuni circostanti.

Daniele Pane, sindaco di Trino Vercellese, con il leader leghista Matteo Salvini

La deliberazione di revoca della autocandidatura appare piena di livore, fino ad arrivare a scrivere che chi si è opposto avrà la responsabilità di ogni conseguenza negativa che dovesse derivare dalla permanenza dei rifiuti radioattivi stoccati a Trino in un deposito temporaneo, dimenticando che fino ad oggi sono state proprio le associazioni ambientaliste ad avere sollecitato il Governo a pubblicare la carta delle aree potenzialmente idonee arrivando persino ad inviare una diffida legale ai Ministeri competenti. 

Il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi non sarà quindi costruito in mezzo alle risaie del Vercellese, e, dato che non si è avuta notizia che altri Comuni si siano autocandidati, la procedura dovrebbe continuare, pur con questo ulteriore ritardo, per analizzare a fondo le caratteristiche di eventuali siti militari o dei 51 siti coinvolti dalla proposta di Cnai (Carta nazionale delle aree idonee), in modo da far emergere a livello nazionale il sito che sia oggettivamente il più sicuro possibile per tutti, “un deposito per seppellire per sempre il nucleare” come scrivono Legambiente e Pro Natura del Vercellese, che aggiungono “… ma nessuno parli più di nuove centrali!”.

Invece, proprio in coincidenza con il ritiro della candidatura di Trino, è stato depositato dal senatore Claudio Fazzone di Forza Italia, presidente della Commissione Ambiente-Energia del Senato, il Disegno di Legge 1063/2024 [leggi qui nota 1] che prevede la riattivazione e l’ammodernamento degli impianti nucleari esistenti di Trino, Caorso, Latina e Sessa Aurunca, cioè di tutte le vecchie centrali nucleari oggi in fase di smantellamento. 

Trino Vercellese, 19 gennaio 2023. La delegazione (al centro il leghista vercellese Angelo Dago, con i consiglieri del gruppo “Lega Salvini Piemonte” Gianluca Gavazza e Valter Marin) in visita alla centrale nucleare dismessa per orchestrare l’autocandidatura di Trino ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti nucleari sponsorizzata dalla Lega

Inoltre il Disegno di legge prevede l’individuazione dei siti per l’insediamento di nuovi impianti nucleari, che saranno considerati attività di preminente interesse statale e come tali soggette ad autorizzazione unica da parte dei Ministeri competenti, e prevede pure che entro un anno il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica provveda all’individuazione del Deposito nazionale per la sistemazione in sicurezza e lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. A supporto di queste impraticabili ed insensate proposte, il disegno di Forza Italia prevede compensazioni per tutti i Comuni situati entro 100 (cento!) chilometri dai siti che ospitano le centrali vecchie e nuove nonché il deposito nazionale.

Occorre prendere atto che vi è nel Governo un notevole fermento sul tema del ritorno al nucleare, a partire dalla istituzione della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (Pnns) fino ad arrivare alla promozione, lo scorso 5 marzo, di una apposita “Indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione” che ha già iniziato con le prime consultazioni, fra le quali è particolarmente interessante e condivisibile quella del professor Angelo Tartaglia, la cui registrazione video è disponibile al link https://webtv.camera.it/evento/24881. Infine è di questi giorni la partecipazione entusiasta dell’Italia al Nuclear Energy Summit dell’Iaea del 21 marzo 2024

Due domande e quattro risposte

La sezione di un bidone di scorie radioattive compresse, cementificate e destinate al Deposito nazionale delle scorie
Perché c’è il problema di dover traslocare i materiali radioattivi prodotti dal nostro Paese?

1. Perché il nostro Paese ha prodotto questi materiali radioattivi scegliendo di realizzare negli anni ’60-‘70 quattro centrali nucleari, e questa radioattività prodotta dalla quattro centrali rappresenta il 99,99% della radioattività totale con la quale dobbiamo fare i conti (il resto proviene da attività sanitarie e industriali).

2. Perché tutti i siti dove furono realizzate le centrali o gli impianti a loro asserviti presentano notevoli rischi di sicurezza in quanto non furono scelti sulla base della loro pur relativa idoneità (non alluvionabili, con falde non vulnerabili, in zone non sismiche, ecc.), ma sulla base di convenienze politiche o speculative.

Come fare per non ripetere oggi gli stessi errori del passato?

1. Occorre individuare il luogo dove collocare il Deposito nucleare nazionale non sulla base di convenienze politiche o di autocandidature immotivate in aree senza requisiti, ma scegliendo progressivamente i luoghi che hanno sempre meno controindicazioni, fino ad individuare quelli che oggettivamente possono rappresentare il minor rischio per tutto il Paese; un processo già avviato con la Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee) e che deve affinarsi e completarsi con la collaborazione di tutti.

2. Occorre non pensare più al nucleare come fonte di energia, neppure per contrastare i cambiamenti climatici, perché vi sono ben altre alternative ai combustibili fossili che sono praticabili, economiche e non pericolose, mentre il nucleare, pur essendo certamente una alternativa alle fonti fossili, è totalmente insostenibile per la sua pericolosità in caso di incidenti e atti terroristici o bellici, per la sua utilizzabilità in campo militare, e per la pericolosità dei residui radioattivi che lascia sulle spalle alle generazioni future per tempi che vanno da un minimo di trecento anni fino a decine di migliaia di anni. 

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Già tecnico dell’Enea di Saluggia, presidente di Legambiente Piemonte ed autorevole esponente di Pro Natura. Memoria storica e attivista infaticabile del movimento antinucleare italiano, si batte da trent’anni per mettere in sicurezza le scorie radioattive sparse nel nostro Paese, ancora oggi ospitati in siti inidonei o a rischio per la sicurezza del territorio.