Dalla Carta dei siti potenzialmente idonei (Cnapi) alla Carta nazionale dei siti idonei (Cnai): “A che punto siamo?” Un incontro a Roma della Commissione scientifica sul Decommissiong degli impianti nucleari con scienziati, parlamentari e associazioni ambientaliste per discutere dei nodi ancora irrisolti: dove finiranno le scorie nucleari ad alta attività (le più pericolose e longeve)? Le comunità locali avranno il diritto di revoca sulle decisioni assunte? Su un problema di sicurezza primaria si gira in tondo da più di vent’anni senza fornire informazioni essenziali per una scelta trasparente e consapevole 


Sparsi in giro per l’Italia in depositi provvisori, le scorie nucleari cercano casa da vent’anni senza che si arrivi mai ad una conclusione, con gravi rischi per la sicurezza

Roma, 24 febbraio (Red) — Sull’individuazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi dove siamo arrivati? Entro metà marzo la Sogin dovrà procedere alla predisposizione della Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai). A tal proposito venerdì 25 febbraio a Roma, la Commissione scientifica sul Decommissioning organizza l’incontro “Dalla Cnapi alla Cnai. A che punto siamo?” Esistono, teoricamente, tutte le condizioni per procedere alla localizzazione del Deposito Nazionale. Praticamente, invece, ci si troverà ad affrontare vari problemi che saranno discussi nell’incontro, finora sottaciuti, che rischiano di compromettere, ancora una volta, il percorso per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi italiani. Ne enunciamo solo due: a) questione dei rifiuti di alta attività, oggetto di sotterfugi, ma mai affrontata secondo criteri rigorosi a presidio della sicurezza e della salute; b) diritto delle comunità locali di recedere dagli accordi sulla costruzione del deposito anche a lavori iniziati, che va riconosciuto per via legislativa come fa la stessa Francia.

«Non c’è tempo», si obietta. «La modifica del decreto legislativo 31/2010, la vecchia e in ogni caso inadeguata normativa in materia, è alla portata della più ampia maggioranza di Governo del Dopoguerra, che ha ancora un anno davanti a sé» – osserva il Prof. Massimo Scalia, presidente della Commissione. «Senza il diritto di recesso, questione di pochi commi in legge, e senza una Vas (Valutazione ambientale strategica) per l’alta attività si corre forte il rischio di non chiudere una vicenda ormai ventennale. E, soprattutto, di non fornire alle popolazioni interessate e al Paese una gestione in sicurezza delle scorie radioattive» aggiunge Scalia. E conclude «di nucleare ne abbiamo fatto poco, l’abbiamo chiuso per primi trent’anni fa, mostriamo ora di essere per davvero un Paese del G7».

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