Un quarto di secolo è passato da quando il 2 agosto del 1998 Marco Pantani vinse il Tour de France. Per un ciclista, è la vittoria più bella e importante. Meglio anche di un campionato del mondo su strada, meglio delle grandi e mitiche classiche. E, così come le imprese di Pantani sapevano essere straordinarie, quella fu forse l’ultima pagina di un ciclismo epico, prima che in questo sport le grandi imprese diventassero “soltanto” grandi imprese, e non pagine di un romanzo che è insieme vita e stupore L’articolo di FABIO MORABITO IL CICLISMO, COME peraltro tutti gli sport più popolari, è fatto di celebrazioni e anniversari, e di un grande campione del passato, se non è più in vita, si ricorda il giorno della fine, per rievocare andando a ritroso la storia delle sue imprese. E per Marco Pantani la data è stata sempre il 14 febbraio, perché in questo giorno, anzi in quella notte, nel 2004, morì in un residence di Rimini, ucciso da cocaina e da quei psicofarmaci con cui combatteva la sua depressione. Aveva 36 anni. Il giorno di San Valentino per morire in solitudine. Nell’anniversario della morte di Pantani si ricorda il campione, ma la luce delle sue vittorie è poi oscurata dal buio della sua fine. Così...
Il campione che bruciava le salite. Un quarto di secolo fa il trionfo di Pantani al Tour de France
Fabio Morabito
Caporedattore - Primo articolo pubblicato a quindici anni sul "Calcio illustrato". Un libro a vent'anni sulla storia del Partito radicale da Pannunzio a Pannella. Due contratti in Rai, collaborazioni con radio e tv private, migliaia di articoli in una ventina di testate diverse in Italia e all'estero. Oltre trent'anni di lavoro al Messaggero, dove si è occupato di cronaca, politica, sport, interni, esteri. È stato presidente dell'Associazione stampa romana e componente di Giunta della Fnsi, il sindacato nazionale dei giornalisti. Ha coordinato e condotto decine di corsi di formazione professionale