Il sogno di un grande Parco archeologico dal Campidoglio alla campagna romana svanì con la morte prematura del sindaco molto amato Luigi Petroselli

C’era un progetto, sostenuto e perseguito da persone rare (da La Regina a Insolera a Cederna) che avrebbe reso Roma bellissima: un Parco Archeologico e Paesaggistico che nelle intenzioni avrebbe dovuto unire il Campidoglio alla campagna verso Sud-Est. E c’era un sindaco, Luigi Petroselli, tanto amato dai romani quanto fu breve la sua avventura di primo cittadino, che a quella visione aveva creduto, ed era pronto a sostenerla con grande passione e volontà. Ma Petroselli morì prematuramente – non aveva neanche cinquant’anni – e il suo successore, Ugo Vetere, pur espresso dallo stesso Partito comunista, non riuscì a dar seguito a quella rivoluzione di difesa della storia e del paesaggio


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

Adriano La Regina era chiamato dai numerosi nemici l’ottavo Re di Roma per la decisione mirata con la quale combatteva la cieca speculazione edilizia e immobiliare che stava stravolgendo il volto e il corpo di Roma antica. In questa sua azione ebbe alcuni alleati, Antonio Cederna e Italo Insolera urbanista. Il loro progetto era quello di creare un grande Parco Archeologico e Paesaggistico dal Campidoglio alla campagna romana, ai primi Colli verso Sud-Est. Un progetto che ebbe il sostegno politico-amministrativo coraggioso da parte di un sindaco di sinistra come Luigi Petroselli, viterbese di origine, il quale aveva sperimentato nella sua città un simile progetto. Che ora però doveva venire attuato sulla ben più vasta scala di Roma.

Purtroppo Gigi Petroselli, molto malato di cuore, morì dopo un Consiglio comunale nel quale l’opposizione democristiana si era opposta con durezza a quel disegno strategicamente grandioso che avrebbe impresso una svolta storica agli sviluppi di Roma valorizzandone a fondo il patrimonio storico-artistico e paesaggistico. Con Ugo Vetere sindaco purtroppo la spinta propulsiva rallentò e ogni innovazione strutturale venne via via abbandonata o comunque ridotta.

Il grande Parco dell’Appia Antica finì sostanzialmente in archivio. Una domenica mattina portai con una mia piccola auto ecologica Antonio Cederna già malato a fare un giro sull’Appia per vedere le volgari villone degli arricchiti e al ritorno in città ci imbattemmo all’attacco della Regina Viarum in un matrimonio di riccastri che si teneva nella chiesa di sant’Anna e Faustino già  tempio romano. Ci intrufolammo fra gli invitati venendo però scoperti dai guardiaspalle e buttati fuori. Con Antonio che rideva e io con lui. Amaramente e però sinceramente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.