Alla rosa dei candidati del centro destra già nota da ieri (col nome vero tenuto in disparte) nel tardo pomeriggio di mercoledì 26 gennaio, i tre nomi per il Colle sono questi: Casini/Draghi/Mattarella. Li ho scritti in ordine alfabetico, sia chiaro. Più una new entry, Sabino Cassese. Vorrà dire qualcosa? Si sa, il profumo della rosa dura, di solito, l’espace d’un matin (cit. François de Malherbe)
Il colpo di tacco a spillo di DANIELA TAGLIAFICO

Da sinistra a destra, Pier Ferdinando Casini, Mario Draghi, Sergio Mattarella e Elisabetta Belloni; sotto il titolo, il professor Sabino Cassese: Matteo Salvini è andato a trovarlo a casa
«ONOREVOLI COLLEGHI, CONCILIARE la partigianeria politica e il sentimento delle istituzioni è il dovere più difficile, ma anche più necessario. La maggioranza e l’opposizione sono chiamate a rendere più forte la Repubblica italiana nata da una lotta di liberazione di cui ormai tutti in quest’aula riconoscono il valore fondante della nostra democrazia e della nostra libertà. Ognuno di noi, in quest’aula e fuori, ha retaggi differenti e magari contrapposti. Ma accanto a queste differenze credo sia doveroso cercare di riconoscere quello che abbiamo in comune, quello che forma il nostro carattere, la nostra identità nazionale».
A Casini, se diventasse Presidente della Repubblica, basterebbe fare un copia e incolla. Queste parole, infatti, le pronunciò il 30 maggio 2001, giorno del suo insediamento come Presidente della Camera. Rosi Bindi, maliziosamente, l’aveva detto mesi fa: Casini ha già il discorso pronto.
Mario Draghi, se diventasse Presidente della Repubblica, tutto potrebbe dire meno ripetere la frase che gli ha creato tanti problemi, cioè che è «un nonno al servizio delle istituzioni».
Il Presidente Mattarella, se a grande richiesta facesse il bis, non dovrebbe fare nessun copia incolla. Sa tutto a memoria di quanto detto in questi sette anni.

Mercoledì 26 gennaio, terza fumata nera e qualche indizio in più: che vorrà dire la new entry Cassese?
Nel tardo pomeriggio di mercoledì 26 gennaio, i tre nomi per il Colle sono questi: Casini/Draghi/Mattarella. Li ho scritti in ordine alfabetico, sia chiaro. Più una new entry, Sabino Cassese.
Oggi se ne sono dette di tutti i colori: spallata del centro destra con candidatura Casellati, accordo giallo verde Salvini/Conte sull’onda degli antichi feeling, per blindare Draghi a palazzo Chigi, tweet minaccioso del mite Letta, un capolavoro del “dire a suocera perché nuora intenda”: «Proporre la seconda carica dello stato, insieme all’opposizione, contro i propri alleati di governo, sarebbe un’operazione mai vista. Rappresenterebbe il modo più diretto per far saltare tutto».
In serata sui palazzi romani alleggiava un vago profumo d’intesa. Vago. Non sbilanciamoci. Chissà cosa sarà successo quando leggerete queste righe….
Lasciatemi dire, per dovere di cronaca, che oggi ai tre nomi per il Quirinale, si è ventilato quello di una donna. Leggi alla voce Belloni. Ecco se fosse lei, cosa direbbe nel discorso di insediamento? Rigiro la domanda: cosa non direbbe una che sta a capo dei servizi segreti? © RIPRODUZIONE RISERVATA