Nella lettera al “Corriere della Sera” la premier invita a fare del 25 aprile non già la «divisiva» festa della Liberazione, ma «un momento di rinnovata concordia nazionale», e si dimentica di tutto il resto. Compreso quel che fa il suo fratello politico maggiore Ignazio La Russa che ha scelto di celebrare la giornata lontano dall’Italia. A lei quello che non va proprio giù è la parola “partigiani”, meglio chiamarli “patrioti”. È costato chissà che fatica scriverlo (al suo ghostwriter), ma è già qualcosa
Il commento di BATTISTA GARDONCINI *
HANNO VINTO LE elezioni, più per demerito della sinistra che per meriti loro, e sono purtroppo legittimati a governare. Dunque governino, se ne sono capaci. Però non riscrivano la storia. La compita letterina di Giorgia Meloni al “Corriere della Sera” è troppo ben scritta per essere farina del suo sacco, ma in poche righe riassume tutto l’armamentario che i più colti rappresentanti della destra hanno rispolverato in questi anni per negare l’innegabile, e cioè il male assoluto del fascismo.

I partigiani – tutti i partigiani, senza distinzioni di colore politico – non ebbero soltanto il merito di sconfiggere il fascismo sul piano militare, ma salvarono l’onore di un paese colpevole di genocidio nelle colonie africane, feroce nei confronti degli avversari politici e degli ebrei, solerte nell’entrare in una guerra suicida al fianco di Hitler e vigliacco nel momento della sconfitta, quando il suo re da operetta fuggì al sud insieme ai generali cialtroni, lasciando tutti gli altri ad arrangiarsi e a subire la violenza dell’ex alleato.
I tanti anni passati da allora non cambiano la realtà delle cose. E non la cambiano neppure i pietosi tentativi di revisione portati avanti anche da qualche illustre esponente della sinistra troppo attento ai suoi destini personali e agli equilibrismi della politica. Con buona pace di Luciano Violante — che a suo tempo sdoganò i ragazzi di Salò e oggi la ritiene estranea al fascismo —, Giorgia Meloni resta fascista nel momento in cui invita a fare del 25 aprile non già la «divisiva» festa della Liberazione, ma «un momento di rinnovata concordia nazionale», e si dimentica di tutto il resto, compreso il presidente del Senato Ignazio La Russa, che tiene in casa il busto di Mussolini e ha scelto di celebrare la giornata lontano dall’Italia.
Giorgia Meloni si dichiara doverosamente devota ai valori della libertà, della democrazia e del liberalismo, indignata per l’intolleranza di chi «usa la categoria del fascismo come strumento di lotta politica», turbata dalla sottovalutazione della tragedia delle foibe. Una sola parola proprio non le va giù, e infatti la scrive una volta sola: i «partigiani» non le piacciono, e fa dire a una anziana decorata con la medaglia d’oro per i suoi meriti di guerra che sarebbe molto meglio definirli «patrioti». È già un passo avanti, perché Mussolini — così come Almirante, a cui tanti suoi fratelli e sorelle d’Italia restano devoti — li chiamava «banditi». Un passo avanti, ma piccolo piccolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(*) L’autore dirige oltreilponte.org