Il capomafia latitante in trent’anni non ha fatto plastiche facciali (è solo invecchiato) e si è mosso con disinvoltura. Pur sotto falsa identità, trattava direttamente con i fornitori. Circondato da telefonini, gioielli, generi di conforto. Non come i suoi predecessori che, per “scomparire” sotto gli occhi di tutti, dovevano vivere in una clandestinità animalesca: tuguri e grotte, nessun comfort, “pizzini” invece di una telefonata, l’assistenza sanitaria di qualche medico ubriacone, radiato dall’Ordine. Oggi viviamo nell’epoca dell’apparire, del protagonismo social. E l’opinione pubblica si chiede come fa un uomo famoso e ricchissimo a resistere all’esibizionismo, alla vanità soprattutto quella “negativa” e demoniaca. In questo mondo bacato è infatti il cattivo a diventare l’eroe, l’orco ripugnante: Messina Denaro lo è stato più di tutti. In un quadro sociale avvilente come questo, qualche volta le manette sarebbero utili per comunicare che nel gruppo filmato c’è anche un “mostro” Matteo Messina Denaro il giorno dell’arresto a Palermo e, a destra, piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino, rapito, tenuto sotto sequestro per 779 giorni, ucciso e sciolto nell’acido per indurre il padre a ritrattare; sotto il titolo, il boss e una sua amante Il pensierino di GIANLUCA VERONESI STRANO PAESE IL NOSTRO: il funerale della Lollobrigida ha coinvolto emotivamente più della cattura del...
«Sì, sono proprio io, Matteo Messina Denaro!»: il boss alla macchia nella società dell’apparire
Gianluca Veronesi
Si laurea a Torino in Scienze Politiche e nel ’74 è assunto alla Programmazione Economica della neonata Regione Piemonte. Eletto consigliere comunale di Alessandria diventa assessore alla Cultura e, per una breve parentesi, anche sindaco. Nel 1988 entra in Rai dove negli anni ricopre vari incarichi: responsabile delle Pubbliche relazioni, direttore delle Relazioni esterne, presidente di Serra Creativa, amministratore delegato di RaiSat (società che forniva a Sky sei canali) infine responsabile della Promozione e sviluppo. È stato a lungo membro dell’Istituto di autodisciplina della pubblicità.