Matteo Messina Denaro non parlerà. Con lui probabilmente moriranno i suoi segreti. Ma c’è una considerazione da fare: a noi quanto serve conoscere il passato? C’è qualcosa di più importante che sarebbe utile sapere Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI NON MI PENTIRÒ MAI, fa sapere Matteo Messina Denaro. Ben detto. Chi pensava il contrario era un illuso. E poi, visto che son tutti morti ammazzati, non sarebbe anche un po’ da fessi gioire di quel pentimento postumo (per gli ammazzati d’antan)? La scoperta e la cattura dell’ultimo mafioso delle vecchie cosche (prima cioè che la mafia diventasse quella dei professionisti normali) non porterà forse altri vantaggi alle indagini di polizia che del resto offrono ormai più materia al Nord. Come confermano le maxi-indagini e i processi a Modena. E poi quello che oggi semmai interessa è fare luce sulla rete di insospettabili (e poi, e poi) che hanno favorito quella lunga latitanza. Affrontare la diffusione della mafia significa ormai individuare e svelare le infiltrazioni malavitose nelle pubbliche amministrazioni del Centro-Nord o no? Forse è più importante per la salute pubblica (come si diceva una volta) individuare e sgominare una organizzazione mafiosa a Cinisello Balsamo o a Fidenza che non in Sicilia. Amarissima considerazione, che però se si vuole proseguire nella...
Il silenzio di Messina Denaro e quello che sarebbe veramente importante sapere
Vittorio Emiliani
Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.