Il Consiglio dei ministri che si è tenuto il 9 marzo a Cutro ha approvato un decreto-legge che prevede un “inasprimento delle pene per reati connessi all’immigrazione clandestina”. Nel contempo viene introdotto un nuovo reato, quello di “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”, e prevede quello che lo stesso Cdm definisce “gravi pene”: da 10 a 20 anni per lesioni gravi o gravissime a una o più persone; da 15 a 24 anni per morte di una persona; da 20 a 30 anni per la morte di più persone. La decisione del governo Meloni è nelle prime pagine dei quotidiani del giorno dopo, con titoli che vanno da “Trent’anni agli scafisti” a “Ergastolo agli scafisti”. L’attenzione della stampa è su questo annuncio. Ma davvero è una novità? Il reato di immigrazione clandestina quando è accompagnato con altri reati come l’associazione a delinquere, l’omicidio doloso o colposo ma conseguenza di un delitto doloso, il sequestro di persona, già arriva a pene che raggiungono i trent’anni di galera. E pene di questa entità sono state già comminate più volte nei processi in cui sono imputati gli scafisti. Andando a leggere le pronunce di Cassazione si può osservare come spesso sia stato determinante per individuare e condannare gli scafisti l’uso delle intercettazioni, proprio lo strumento...
“Trent’anni agli scafisti”: questa condanna è possibile già da tempo. Grazie alle intercettazioni
Raffaele Guariniello
Ha svolto la funzione di magistrato dal 1969 al 29 dicembre 2015: prima come Pretore, poi Giudice per le Indagini Preliminari presso la Pretura, poi Procuratore della Repubblica Aggiunto presso il Tribunale di Torino e Coordinatore del Gruppo Sicurezza e Salute del Lavoro, Tutela del Consumatore e dei Malati presso la Procura della Repubblica di Torino. Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito dal 2016 al 2018. Nominato Presidente della Commissione Amianto istituita dal ministro dell’Ambiente con Decreto del 30 aprile 2019. Ha pubblicato nel 1985 il saggio "Se il lavoro uccide" per la Casa Editrice Einaudi, e l'opera "La Giustizia non è un sogno" nel 2017 per la Casa Editrice Rizzoli. Inoltre, in particolare, "Codice della Sicurezza degli Alimenti commentato con la giurisprudenza”, seconda edizione - Wolters Kluwer 2016; "II Testo Unico Sicurezza sul lavoro commentato con la Giurisprudenza”, Wolters Kluwer, Milano undicesima edizione, 2020".