La prima asta internazionale per l’acquisto dell’ultimo gioiello di Villa Ludovisi, il Casino dell’Aurora, è andata a vuoto, come del resto ci si attendeva. Anche i “paperoni” di tutto il mondo aspettano che la quotazione altissima (353 milioni di euro) cominci a scendere con aste al ribasso. Oltre all’unica pittura murale del giovane Caravaggio che non conosceva la tecnica dell’affresco e dipinse il soggetto mitologico come olio sul muro, il Casino è affrescato da uno specialista di questa pitture il giovane centese Francesco Berbieri detto Guercino: ariose e colorate sale che non hanno riscontro in nessun altro palazzo romano
L’articolo di VITTORIO EMILIANI

L’esterno del casino dell’Aurora a Roma; sotto il titolo, l’affresco del giovane centese Francesco Barbieri detto Guercino che dà il nome all’intero edificio [credit GettyImages]
Sappiamo infatti quanto striminzito sia il bilancio del Ministero già dei Beni Culturali (e ci si capiva di più) ora della Cultura per giunta dissipato in opere nient’affatto essenziali come l’adattamento del Colosseo a luogo di spettacolo (quale poi?) con un impegno di 18 milioni di euro. Siamo infatti, secondo le statistiche internazionali, al terz’ultimo posto nella graduatoria della spesa per la cultura. appena prima della povera Grecia e della derelitta Romania. Non era così agli inizi del secolo quando il governo Amato destinava al Ministero dei Beni Culturali una cifra decorosa, cioè lo 0,39 per cento contro lo 0,24 per cento al quale è crollato coi governi Berlusconi. In Francia l’incidenza della spesa per la Cultura era complessivamente pari allo 0,75 per cento del PIL mentre da noi si fermava pochi anni fa allo 0,39. In Germania poi molte spese sono sostenute dai Laender, per esempio quelle per le grandi orchestre sinfoniche sono a carico della emittente pubblica Ard, mentre da noi la Rai ha salvato a stento la sola orchestra di Torino sacrificando Milano, Roma e Napoli. I Berliner sono addirittura dipendenti del Land di Berlino.

Uno dei sontuosi Saloni del Casino Aurora Pallavicini
Insomma siamo alle solite. Avevamo e abbiamo ancora un grande patrimonio storico-artistico, ma gli dedichiamo una spesa risibile e gli sponsor inseguono soltanto le occasioni spettacolari. Tanto fumo e poco arrosto. Poi ci lamentiamo se tanti nostri giovani si fermano al livello di giovinastri.
Quando al grande Gustav Mommsen, storico e filologo tedesco, premio Nobel per la Cultura, invitato a cena dal principe Boncompagni Ludovisi , venne mostrato all’uscita il plastico della lottizzazione di Via Veneto, guardò furibondo il padrone di casa e cacciandosi in testa la sua lobbia esclamò: “Non sapevo che i principi romani usassero esibire le loro vergogne!” Siamo sempre lì purtroppo, o nei paraggi. © RIPRODUZIONE RISERVATA