Secondo i dati forniti dall’Unrwa in 147 scuole dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi ci sono 544.000 sfollati, altre 70.000 persone sono sfollate in 67 scuole governative, e più di 110.000 persone sono distribuite presso centri religiosi e chiese, o rifugiati presso gli ospedali negli spazi messi a disposizione esternamente. Per la stessa Agenzia, circa 1.400.000 palestinesi, il 60% della popolazione della Striscia di Gaza, è stata già costretta ad abbandonare le proprie case. Attraverso il valico di Rafah sono passati alcuni camion con viveri e medicinali per la popolazione assediata. Sempre fermi in un parcheggio a ridosso del valico i 45 cooperanti internazionali, da cui ci giunge il messaggio che pubblichiamo di seguito


Giuditta Brattini, sessantenne milanese, da molti anni lavora in progetti di cooperazione attraverso le Onlus “Gazzella” e “Fonti di Pace”. È arrivata a Gaza per avviare un progetto di riabilitazione destinato a bambini ed adolescenti palestinesi colpiti e mutilati nelle guerre precedenti qualche settimana prima della strage del 7 ottobre nei kibbutz attorno alla Striscia. Il progetto coinvolge gli ospedali pubblici palestinesi ed è finanziato dalla Chiesa Valdese italiana. Si trova attualmente al valico di Rafah al confine con l’Egitto con altri 45 cooperanti umanitari internazionali in un parcheggio a ridosso della recinzione del valico. Da tre giorni dormono nelle macchine dell’Onu o a terra. Ieri ha mandato questo nuovo messaggio

Dalla Striscia di Gaza, Giuditta Brattini – 23 ottobre 2023

«Come cooperanti operatori umanitari siamo ancora nel campo messo a disposizione dall’Unrwa (l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente), viviamo nelle stesse condizioni dei palestinesi, senza sufficienti servizi igienici. Dove ci troviamo non è una struttura attrezzata per accogliere le persone e per quanto mi riguarda ovviamente questo non può che farmi sentire più vicina alla popolazione di Gaza. 

Fila per riempire qualche tanica di acqua per i bisogni quotidiani; sotto il titolo, manifestazione in Israele dei familiari degli ostaggi di Hamas per chiedere la loro liberazione; più in basso, famiglie palestinesi accampate al valico di Rafah in attesa di fuggire in Egitto

Vi do qualche numero. Le Nazioni Unite, attraverso l’Unrwa presente a Gaza, parlano di 544.000 persone che sono sfollate in 147 scuole dell’Unrwa, altre 70.000 persone invece sono sfollate in 67 scuole governative e più di 110.000 persone si trovano distribuite presso centri religiosi e chiese, sempre che non vengano bombardate come quella a Gaza City, e rifugiati presso gli ospedali negli spazi messi a disposizione esternamente. 

Tutta questa popolazione sta vivendo in situazioni di estremo disagio: senza servizi igienici, senza la possibilità di poter usufruire di acqua, perché qui l’acqua ormai è frazionata e viene portata nei campi solo con le taniche… quando arriva. L’Unrwa distribuisce un cestino alimentare quotidiano che è composto da una scatoletta di carne e un pane. Questo è quanto l’Unrwa può garantire oggi agli sfollati; le famiglie che possono acquistano ancora qualcosa nei pochi negozi rimasti aperti con molto disagio. Hanno organizzato nel campo degli angoli adibiti a cucina. 

La situazione negli ospedali è drammatica, non ci sono più scorte di farmaci e ormai sono al limite per cui i malati cronici che erano negli ospedali sono praticamente senza cure mediche, mancano soprattutto tutti i materiali sanitari monouso che possono essere utili per curare i numerosi feriti. L’Unrwa ha stimato che circa 1.400.000, cioè il 60% della popolazione della Striscia di Gaza è stata costretta ad abbandonare le proprie case, trovando riparo nelle scuole governative, negli spazi esterni agli ospedali, oppure presso familiari in altri governatorati, nella zona centrale e a sud della Striscia di Gaza.

In questi due giorni ci sono stati pesanti bombardamenti in tutti i governatorati a nord della Striscia di Gaza. Questa notte hanno bombardato anche Rafah e Kan Yuonis; è stata una notte molto difficile, senza sonno, e quando si riusciva a dormire per qualche minuto si veniva interrotti dai bombardamenti e dal suono delle sirene e delle ambulanze che andavano a soccorrere i feriti. Ieri mattina un F16 ha colpito delle abitazioni vicino a una moschea a poche centinaia di metri da noi, causando quattro morti e dieci feriti. Il ministero della Salute di Gaza ha diramato il 21 di ottobre l’ultimo bollettino di aggiornamento della situazione, i morti sono 4385 di cui 1756 son bambini e 967 sono donne, 13.561 i feriti; il ministero ha fatto presente che il 70% delle vittime sono donne anziani e bambini.

In questa situazione drammatica due giorni fa sono arrivati dei convogli di aiuti umanitari, sono entrati da Rafah. Questi beni che consistono in generi alimentari e medicinali, sono stati presi in carico dall’Unrwa per disposizione delle forze di occupazione israeliane. Questi beni sono solo a disposizione dei governatorati e a sud della Striscia di Gaza e nella middle aerea, mentre non c’è alcuna possibilità di far arrivare questi beni a nord della Striscia. È chiaro che Netanyahu sta cercando di strangolare la popolazione a nord; probabilmente, nel già dichiarato intento di un attacco via terra, vuole ridurre allo stremo quei pochi palestinesi che sono rimasti ancora in Gaza City. L’Unrwa nei giorni scorsi ha diramato una disposizione che chiede alle proprie scuole di accogliere le famiglie evacuate del nord della Striscia di Gaza. Ora tutti dovranno spostarsi verso la zona middle area e la zona a sud della Striscia di Gaza.

Profughi palestinesi dietro il reticolato del valico di Rafah (foto Haitham Imad/Epa)

Noi qui siamo chiusi in questo parcheggio che è il campo dell’Unrwa dal quale non ci è possibile uscire, quindi non abbiamo neanche la possibilità di verificare sul territorio quello che sta succedendo negli ospedali e la distruzione che abbiamo intorno. È la volontà di Netanyahu che non vuole avere testimoni. Il governo di Israele, infatti, non ha ancora permesso ai giornalisti, che mi risulta siano in attesa al border di Rafah, di poter entrare quantomeno per documentare quello che sta avvenendo: la catastrofe umanitaria che si sta consumando nella Striscia di Gaza».

Messaggio per “Fonti di Pace” di lunedì 23 ottobre 2023

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Emergenza Gaza: «doniamo ora»

«Gaza è una maceria. La popolazione è stipata nelle scuole Unrwa, e chi è ancora nelle proprie case è pronta per abbandonarle. Le forze di occupazione israeliane stanno informando centinaia di persone di lasciare le abitazioni. Chi non ripara nella scuola Unrwa, si trasferisce presso parenti, ma anche questa non è l’ultima sistemazione e dopo poche ore vengono avvisati di abbandonare la casa.

Negli ospedali la situazione è drammatica, feriti sul pavimento in attesa di essere soccorsi. Il personale medico non è sufficiente. Farmaci medicinali e materiali sanitari diversi stanno terminando. Scarseggiano generi alimentari e nessuno si può muovere a causa dei continui bombardamenti ovunque.

Fonti di Pace raccoglie la richiesta di aiuto della popolazione di Gaza in primis, delle strutture sanitarie e lancia un appello urgente per la raccolta fondi. I fondi raccolti saranno destinati, appena possibile, all’acquisto di generi alimentari e materiali di prima necessità, medicinali e tutto quanto sarà possibile fornire per sollevare il popolo di Palestina dall’ennesima sofferenza».

Puoi fare la donazione a “Fonti di Pace”:

IBAN IT45N 01030 01656 000002624683 causale: Emergenza Gaza

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