Un nuovo decreto torna a garantire un’altra lauta iniezione di soldi, 680 milioni per la precisione, oltre all’utilizzo dei beni sotto sequestro. L’inserimento di disposizioni per la non punibilità dei soggetti che agiranno per dare esecuzione a provvedimenti che autorizzano la prosecuzione e l’incremento della produzione porta con sé la vergognosa ammissione che si proseguirà in violazione delle norme di sicurezza e dei diritti umani. Secondo la ricostruzione dell’ultima sentenza penale, lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa ha causato la morte di circa 1700 persone l’anno oltre a malformazioni e malattie infantili mortali in migliaia di casi. Roba da portarci i ragazzi in gita scolastica per mostrare come è potuta essere incivile, ingiusta e killer l’economia. Quasi come un campo di lavoro. Quasi Monowitz. La fabbrica della gomma sintetica di Buna – Werke vicino Auschwitz che costò la vita a migliaia di persone. Se sarà confermato lo scudo penale, si ricorrerà alla Corte costituzionale

L’articolo di ANNALISA ADAMO, da Taranto
LA CITTÀ DELL’ACCIAIO deve rimanere dell’acciaio e non delle persone. E così un nuovo decreto torna a garantire un’altra lauta iniezione di soldi, 680 milioni per la precisione, oltre all’utilizzo dei beni sotto sequestro. Il Consiglio dei Ministri della neo presidente Giorgia Meloni rimette in partita le vecchie acciaierie ex Ilva. L’inserimento di disposizioni per la non punibilità dei soggetti che agiranno per dare esecuzione a provvedimenti che autorizzano la prosecuzione e l’incremento della produzione porta con sé la paradossale e vergognosa ammissione che si proseguirà in violazione delle norme sicurezza e dei diritti umani. L’atto, grave e irresponsabile, come è stato definito dalle organizzazioni sindacali, è l’ultimo scellerato intervento che il lato oscuro dello Stato da troppo tempo riserva alla città di Taranto.
Appena l’8 febbraio 2022 la Camera dei deputati si concludeva l’iter di approvazione della riforma costituzionale con la quale si modificava sia l’art. 9, inserendo tra i principi «la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni», sia l’art. 41, integrando la previsione che tale attività non possa in alcun modo svolgersi in danno alla salute e all’ambiente. “Giornata epocale” la definirono tutti. A cominciare dall’allora ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
Va da sé che, in mancanza di un no del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella allo scudo penale, non resterà che sollevare la questione alla Corte Costituzionale per far sì che vengano neutralizzate le norme in questione. Le sanzioni d’infrazione che ancora una volta colpiranno l’Italia saranno parte delle prossime cronache dei giornali nazionali e locali del Bel Paese, che continua a infliggere a sé stesso stangate e retromarce pur di non decidere veramente la questione sottesa a questa schizofrenia legislativa.

Non va dimenticato che anche gli altri governi sono riusciti a fare e non fare sulla questione dell’ex Ilva. E le formazioni politiche che componevano quei governi sono state a momenti alterni di destra e di sinistra, di nuovi e vecchi partiti, moderati e non. E persino le forze progressiste hanno rimesso in gioco il siderurgico più grande, obsoleto e insicuro d’Europa. Lo stabilimento produttivo che secondo la ricostruzione dell’ultima sentenza penale ha causato la morte di circa 1700 persone l’anno oltre a malformazioni e malattie infantili mortali in migliaia di casi. Roba da portarci i ragazzi in gita scolastica per mostrare come è potuta essere incivile, ingiusta e killer l’economia. Quasi come un campo di lavoro. Quasi Monowitz. La fabbrica della gomma sintetica di Buna – Werke vicino Auschwitz che costò la vita a migliaia di persone. Ma a Buna-Werke il ciclo produttivo non entrò mai veramente in funzione. Se non ci fossero in gioco le vite di tanti operai, cittadini e bambini la colpevole mediocrità di questa politica non porterebbe a tanto sdegno ed a un simile parallelismo. Ma qui la causa è giusta. Qui in gioco ci sono state e continuano ad esserci le vite di migliaia di persone. Di una città dimenticata, di intere generazioni negate e che ancora s’intendono sacrificare per il profitto. Lo dimostra lo scudo penale, la costruzione di un altro ospedale, la concessione di un altro tesoretto.
Diceva Moro nel 1977 al maggiore partito di opposizione rivendicando il percorso di trent’anni di democrazia: «Quello che voi siete, noi abbiamo contribuito a farvi essere e quello che noi siamo, voi avete contribuito a farci essere». Ed è qui, su questa storia, con questo senso nobile della politica che aveva Moro, che non rimarrebbe che da chiedersi “cosa siamo diventati?”. Perché oltre l’ambiente non sia svenduta anche la nostra dignità. © RIPRODUZIONE RISERVATA