Fatti i dovuti elogi al Papa emerito, non si può sfuggire laicamente ad una analisi critica del suo pontificato. Non si può non rilevare quanto Ratzinger sia stato debole, come disarmato, di fronte all’affarismo dello Ior e di cardinali come Bertone e C. che hanno spadroneggiato nella Curia Vaticana. La Chiesa cattolica, con lui sulla Cattedra di Pietro, non è stata all’altezza dei mutamenti epocali avvenuti nel mondo ed ha ritrovato soltanto uno stacco mondiale col gesuita Bergoglio. E per questo noi laici gli vogliamo bene mentre tanti cattolici purtroppo (per loro soprattutto) lo ritengono troppo progressista. In realtà Ratzinger aveva aperto alcuni varchi che Bergoglio sta trasformando in grandi vie per il progresso della umanità intera

Città del Vaticano, 28 febbraio 2013. L’elicottero con a bordo Benedetto XVI si dirige a Castel Gandolgo dopo la rinuncia al Pontificato di Joseph Ratzinger

L’articolo di VITTORIO EMILIANI

I COMMENTI DI STAMPA alla scomparsa di papa Ratzinger, ritiratosi a suo tempo per far posto (fatto inusitato in epoca moderna) ad un altro pontefice, sono praticamente elogiativi e lo si può anche capire in articulo mortis. Tuttavia credo che non si possa sfuggire laicamente ad una analisi critica di questo pontificato. Non si può non rilevare quanto Ratzinger sia stato debole, come disarmato, di fronte all’affarismo dello Ior e di cardinali come Bertone e C. che hanno spadroneggiato, specialmente il primo.

La Chiesa cattolica non è stata all’altezza dei mutamenti epocali avvenuti nel mondo ed ha ritrovato soltanto uno stacco mondiale col gesuita Bergoglio, grande ammiratore del poverello di Assisi Francesco tanto da assumerne per la prima volta nella storia plurisecolare della Chiesa il nome con un fortissimo significato simbolico. Con ciò non si vuole sminuire la grande cultura teologica dello scomparso. Ma essa non bastava ad arginare la deriva speculativa finanziaria del Vaticano e tantomeno a difendere la Chiesa da una omosessualità dilagante che la screditava pesantemente di fronte all’opinione pubblica religiosa e laica.

Abbiamo assistito, noi laici rispettosi del cristianesimo e anche del cattolicesimo conciliare, ad un deprimente e deprecabile spettacolo di affarismo, di privilegi divenuti aggressivi, tollerati da un pontefice purtroppo debole. Per cui la elezione di Bergoglio che veniva “dalla fine del mondo” ma assumeva per la prima volta, nella lunghissima storia  della Chiesa, il nome di San Francesco — un nome, un santo che hanno un ruolo forte tanto più oggi in cui tutto il mondo è a rischio — ci è sembrata una grande svolta storica, non solo per i credenti. 

Non voglio dilungarmi troppo. Papa Bergoglio è figlio di nostri emigranti, cioè della nostra storia più dolorosa e insieme appassionata. Sono stimati in 35 milioni gli italiani emigrati dall’800 all’ultimo dopoguerra in Europa, nelle Americhe, in Oceania, in Nordafrica, in Medio Oriente. Questo Papa venuto “da lontano” ci rappresenta un po’ tutti. Il mio amico e compaesano di Predappio Guidi ha donato a papa Francesco la talea dell’enorme cipresso che si vuole piantato dal “poverello di Assisi” a Verrucchio sopra Rimini, già sede di una straordinaria colonia preromana venuta forse dall’altra sponda dell’Adriatico, da quella che chiamavamo Schiavonia. Ora la talea di quel cipresso storico sta crescendo nei giardini di Castel Gandolfo. 

Questo papa venuto da tanto lontano, anche se di origini italiane, lo sentiamo nostro, anche noi laici, perché ha saputo conquistarci fin dal primo discorso pubblico. Eravamo riuniti in assemblea noi aderenti al lavoro assistenziale, allora molto intenso, dei Gesuiti come padre Di Lùccia e padre Giovanni, e papa Francesco attaccò a fondo quei religiosi e quelle religiose che avevano trasformato antichi e prestigiosi conventi in hotel pluristellati. Papa Francesco dava così a tutti in poche battute la sua cifra religiosa e culturale inequivocabilmente. E per questo gli vogliamo bene noi laici mentre tanti cattolici purtroppo (per loro soprattutto) lo ritengono troppo progressista. In realtà Ratzinger aveva aperto alcuni varchi che Bergoglio sta trasformando in grandi vie per il progresso della umanità intera, se il mondo della finanza e quindi del denaro non prevarrà. Ma bisogna che i cattolici anzitutto del mondo intero colgano e facciano proprio il suo messaggio tanto avanzato. Noialtri laici sentiamo di essere sovente con questo Buon Pastore. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.