Nonostante gli articoli e i libri di denuncia di Ernesto Rossi, Paolo Sylos Labini, Ercole Bonacina e altri esponenti radicali e socialisti, non è stato mai possibile esercitare alcun controllo pubblico sulla rete dei Consorzi Agrari e della Federconsorzi fondata dall’esponente democristiano. Deputato per otto legislature (dalla I, nel 1948, all’VIII, nel 1983), Bonomi era stato nominato nel settembre 1943 commissario della Federazione fascista dei piccoli Coltivatori diretti. Dopo la liberazione di Roma da parte degli anglo-americani, non sigla il Patto di Roma con cui cattolici, comunisti e socialisti danno vita alla Cgil unitaria. Fonda la Coldiretti, un feudo e un serbatoio elettorale inscalfibile, rallentando la modernizzazione del mondo agricolo
◆ L’articolo di VITTORIO EMILIANI
► A 80 anni dalla fondazione della Coldiretti, leggo una sorta di elogio di Paolino Bonomi quasi fosse stato un eroe o comunque un valoroso combattente della Resistenza. Bonomi ha fondato e diretto la Coldiretti nel 1944, costruendo via via una sua corrente politica che ha condizionato tutta la Dc sugli ammassi e sulla rete fondamentale dei Consorzi Agrari Provinciali. A questi ultimi hanno dedicato articoli e libri di denuncia Ernesto Rossi e Paolo Sylos Labini sul “Mondo”, su “Astrolabio”, sull’“Espresso” denunciando la sottrazione dei Consorzi Agrari e della Federconsorzi ad un uso pubblico di utilità generale per tutti gli agricoltori, costretti invece a pagare a caro prezzo fertilizzanti, antiparassitari, macchine agricole e altro ancora. Paolino Bonomi del resto ha potuto sempre contare molti amici devoti fra i parlamentari dc la cui rielezione dipendeva dalla cosiddetta “Bonomiana”.
Su di essa e sui Consorzi Agrari la cui gestione è stata sottratta a controlli pubblici di qualunque tipo hanno tenuto convegni, pubblicato articoli e libri di denuncia anche Ercole Bonacina e altri esponenti radicali e socialisti. Senza ottenere nulla. E invece si è trattato di uno dei principali ostacoli ad una reale modernizzazione della agricoltura italiana come aveva dimostrato, cifre e dati gestionali alla mano, Ernesto Rossi. Ma la difesa integrale, faziosa, del monopolio Federconsorzi da parte della stessa Dc è scattata ogni volta che si tentava di inserire nei programmi di governo di un nuovo esecutivo di centrosinistra la riforma democratica dei Consorzi Agrari. La cui Federazione ha continuato ad eleggere e quindi a controllare in parlamento un numero elevato di deputati dc che votavano compatti contro ogni democratizzazione dei Consorzi Agrari provinciali, per interi decenni una esclusiva della Dc, fino a formarne una corrente con gli Amici di Paolo Bonomi. Che in genere hanno fatto massa con i Dorotei.
Negli anni Sessanta uno dei punti cruciali di divisione fra Dc e Psi per un governo di centrosinistra avanzato è stato proprio la Federconsorzi. Andando al governo con la Dc, il Psi, specie con Ettore Bonacina, ha tentato di aprire questo forziere ma su questo punto strategico i democristiani hanno opposto una dura resistenza. Neanche la presenza, nella Democrazia cristiana, di un ministro esperto e combattivo su questo terreno come Giovanni Marcora, allevatore in proprio nelle campagne di Parma, è riuscita a intaccare l’opaco mondo dei Consorzi Agrari provinciali. E, ogni volta che il Psi o il Pri di La Malfa hanno cercato di rompere il monopolio Federconsorzi, la Dc ha aperto una crisi di governo isolando gli avversari di Bonomi e condizionando tutto il mondo agricolo-alimentare.
È stato un grave danno per l’agricoltura italiana rimasta arretrata specie nel Sud e nelle Isole. Paradossalmente la stessa coltura specializzata del pomodoro si è diffusa e sviluppata al Nord, nel Piacentino. Dove i Consorzi Agrari erano stati potenti senza concorrere però come avrebbero potuto e dovuto. A riprova di come la cattiva politica abbia danneggiato in modo profondo la modernizzazione e la tipizzazione della ortofrutticoltura italiana. E in questa cattiva politica Consorzi Agrari e Federconsorzi hanno avuto un ruolo fondamentale. © RIPRODUZIONE RISERVATA