Pietro Nenni e Aldo Moro; sotto il titolo, Amintore Fanfani e Aldo Moro presidente del Consiglio del primo governo di centro sinistra varato il 5 dicembre 1963, sessant’anni fa

Amintore Fanfani, il leader della Democrazia cristiana che fu tra gli artefici della nascita dei governi di centrosinistra (il primo fu a guida Aldo Moro, e fu varato sessant’anni fa, il 5 dicembre 1963) aveva rassicurato Vittorio Emiliani: la nazionalizzazione dell’elettricità sarebbe avvenuta appena tredici mesi dopo l’approvazione in Commissione. Un tempo decisamente breve per una riforma così rivoluzionaria. Ma il sabotaggio dei dorotei e della destra (anche nella Dc di governo) fermarono quella spinta innovatrice che sembrava fosse in grado di  cambiare l’Italia


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

«Tredici mesi dopo l’approvazione in Commissione, la si ricordi», mi ripeteva orgoglioso Fanfani parlando della nazionalizzazione dei baroni dell’elettricità. Era stato un vero primato. Purtroppo la spinta riformatrice si sarebbe inceppata subito dopo per il sabotaggio dei dorotei e di altre forze di destra, dc e non dc. Altre riforme di struttura erano previste, ma purtroppo rimasero nel limbo delle buone intenzioni, a partire dalla apertura delle adesioni ai Consorzi Agrari che la Coldiretti di Paolo Bonomi precludeva da anni ad chi non appartenesse a quella lobby.

Per tutta l’agricoltura italiana era un blocco corporativo che riguardava macchine agricole di ogni tipo, fertilizzanti, antiparassitari, ecc. E creava difficoltà di fondo a quanti ne erano esclusi. Inoltre la “bonomiana” portava alla Camera schiere di deputati “amici” che si opponevano ad ogni tentativo di liberalizzazione. Neppure l’adesione dell’Italia al Mercato Comune Europeo aveva scalfito quel monopolio.

Si tentò allora di aggirare la Federconsorzi costituendo l’Aima azienda pubblica per i prodotti agroalimentari e però la sua incidenza risultò in realtà limitata. Un tentativo intelligente e generoso posto in essere da Ercole Bonacina senatore socialista. Le stesse denunce di Ernesto Rossi ai convegni degli Amici del “Mondo” non poterono scalfire il monopolio bonomiano. E nemmeno la Confagricoltura che rappresentava i maggiori proprietari con il marchese Diana e l’Alleanza Contadini vicina al Pci. Né altre organizzazioni potevano minacciare Bonomi e i suoi. Ma così erano l’agricoltura, la zootecnia, la pastorizia italiana a soffrirne rimanendo in condizioni di palese arretratezza rispetto agli altri Paesi europei. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.