9 agosto 1945. La prima manifestazione sindacale a Forlì: Luciano Lama parla dal balcone del palazzo comunale; sotto il titolo, Pietro Nenni, segretario del Psi, e Palmiro Togliatti, segretario del Pci

Secondo Palmiro Togliatti la nascita del centrosinistra era un’operazione neocapitalista. C’erano stati già delle alleanze a livello locale, tra la Democrazia Cristiana e il Partito socialista, a cominciare da Milano, ma a livello nazionale ci fu da parte dei comunisti non solo diffidenza ma un’avversione frontale. La stessa Cgil era legata a Mosca, ma Luciano Lama coraggiosamente se ne liberò anticipando con lungimiranza i tempi


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

La nascita del Centrosinistra a liveĺlo nazionale fu preceduta da alcune sue edizioni a livello locale. Per esempio a Milano già capitale del riformismo socialista, turatiano prima del fascismo e poi con un sindaco della Liberazione quale Antonio Greppi che aveva avuto due figli fucilati dai nazifascisti. Ma il settarismo del Pci, finita l’era del Cln e la sua dipendenza da Mosca, avevano bloccato l’Italia su fronti contrapposti. Dovevano quindi passare anni prima che il disgelo nell’Unione sovietica, con Nikita Krusciov, facesse superare gli ostacoli insormontabili creati dalla sanguinosa repressione della rivolta ungherese. Togliatti invece si era adeguato alla restaurazione moscovita plaudendo alla più brutale delĺe operazioni dicendo di aver brindato con un buon bicchiere di vino rosso.

Il centrosinistra venne dunque interpretato dal Pci togliattiano come un tentativo neocapitalistico sia politico che economico al quale bisognava opporsi frontalmente. In questa chiave i comunisti italiani finirono per capire assai poco pure dei movimenti europeisti in atto e considerarono il Mercato comune europeo uno strumento neocapitalistico nemico della classe operaia. La stessa Cgil venne ancorata alla Federazione sindacale mondiale di stretta osservanza sovietica, brezneviana. Dalla quale con coraggio si affrancò tuttavia Luciano Lama che in una coraggiosa intervista a me rilasciata si definì «un riformistone» cioè un riformista al quadrato. E all’ultimo Congresso della Federazione Sindacale Mondiale (Fsm) fra lo stupore generale intonò con la bella voce da bass/bariton anziché l’Inno ufficiale una canzone romagnola “Bela burdela fresca e campagnola dai occ e dai cavel cum ‘e carbon”. E lasciò la sala attonita e la Fsm. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.