La locandina del film di Paola Cortellesi che debutta alla regia

Il debutto dietro la macchina da presa dell’attrice romana non convince. Il racconto è lento, pretenzioso e inutilmente didascalico. Nell’interpretazione del personaggio principale, la casalinga Delia, la regista ce la mette tutta, ma fatica a liberarsi del suo ingombrante passato di attrice comica. La fotografia di Davide Leone si ispira ai classici del neorealismo italiano, ma senza la forza autentica di quei capolavori. Gradevole la colonna sonora, un mix tra le canzoni dell’epoca e quelle di alcuni autori contemporanei


◆ La recensione di BATTISTA GARDONCINI *

Con il politicamente corretto si vincono premi, si sbanca il botteghino e si prendono anche i timidi applausi di una parte del pubblico in sala. Ma non è detto che ne esca un buon film. “C’è ancora domani”, la molto lodata opera prima di Paola Cortellesi alla regia, proprio non mi ha convinto. L’ho trovata lenta, pretenziosa e inutilmente didascalica. E la sorpresa finale non basta, secondo me, a risollevarne le sorti.

Siamo nel 1946, in una Roma appena uscita dalla guerra e ancora pattugliata dalla polizia militare americana. Delia, interpretata dalla stessa Cortellesi, è un’infelicissima casalinga sposata con Ivano, un Valerio Mastandrea meno efficace del solito nel dipingere la figura di un uomo violento, senza un soldo e pieno di risentimento nei confronti della società. Con loro, ammassati in uno squallido seminterrato, vivono i tre figli e il padre di Ivano, bloccato a letto e tuttavia prodigo di consigli al figlio sul modo migliore di picchiare la moglie. Delia subisce in silenzio le botte del marito, nasconde come può i lividi, e sembra rassegnata al suo destino. Ma quando capisce che la figlia Marcella sta per commettere il suo stesso errore, fidanzandosi con l’uomo sbagliato, trova la forza per reagire a modo suo.

“C’è ancora domani” è interamente girato in bianco e nero. La fotografia di Davide Leone si ispira ai classici del neorealismo italiano, però non ha la forza autentica di quei capolavori. Quanto alla colonna sonora, il mix tra le canzoni dell’epoca e quelle di alcuni autori contemporanei è tutto sommato gradevole. Paola Cortellesi ce la mette tutta, ma fatica a liberarsi del suo ingombrante passato di attrice comica. La povera Delia, sempre pronta a servire gli altri e perennemente in affanno per arrotondare le magre finanze famigliari, sembra un personaggio costruito a tavolino per suscitare pena, indignazione e rabbia. E proprio per questo non sempre ci riesce. © RIPRODUZIONE RISERVATA

(*) L’autore dirige oltreilponte.org

Giornalista, già responsabile del telegiornale scientifico Leonardo su Rai 3. Ha due figlie, tre nipoti e un cane. Ama la vela, la montagna e gli scacchi. Cerca di mantenersi in funzione come le vecchie macchine fotografiche analogiche che colleziona, e dopo la pensione continua ad occuparsi di scienza, politica e cultura sul blog “Oltreilponte.org”.