Istituita nel 2005, la diciottesima celebrazione della memoria delle vittime delle Foibe celebrata oggi al Palazzo del Quirinale. Secondo alcuni storici le vittime degli eccidi in Venezia Giulia, nel Quarnaro e nella Dalmazia sono comprese tra le 3000 e le 5000 (fra salme recuperate, quelle stimate e i morti nei campi di concentramento jugoslavi). Altri parlano di 11000 vittime
ROMA, 10 FEBBRAIO 2023 (Red) — Nel “Giorno del Ricordo” sarà consegnata oggi al Quirinale la diciottesima medaglia commemorativa destinata ai parenti delle vittime delle foibe (gli inghiottitoi verticali della regione carsica e istriana) uccise a Fiume, in Dalmazia, in Istria e nel Quarnaro. Tra l’8 settembre 1943, annuncio dell’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile con cui il Regno d’Italia si arrese senza condizioni agli Alleati anglo-americani, e il 10 febbraio 1947, giorno della firma dei trattati di pace di Parigi, si consumarono orrendi eccidi ai danni di militari e civili italiani nelle province dell’attuale confine orientale dell’Italia. A Parigi l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, che in precedenza avevano fatto parte del territorio italiano, furono assegnate alla Jugoslavia.

Il 10 febbraio 2005, nella prima celebrazione del “Giorno del Ricordo” il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi rivolse il suo pensiero «a coloro che perirono in condizioni atroci nelle foibe alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia» e sottolineò come «questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria; ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono».
«Con il “Giorno del Ricordo” voluto dal Parlamento — affermò il 10 febbraio del 2009 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano — non dimentichiamo e cancelliamo nulla: nemmeno le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra. Ma non possiamo certo dimenticare le sofferenze, fino a un’orribile morte, inflitte a italiani assolutamente immuni da ogni colpa». Nelle celebrazioni del 2016 il Presidente Sergio Mattarella volle sottolineare come «la storia e la memoria comune possono fornire un grande aiuto per guardare al futuro e per scacciare dal destino dei nostri figli ogni pulizia etnica e ogni odio razziale». E la strada da percorrere — come vediamo ogni giorno — è ancora molto lunga. © RIPRODUZIONE RISERVATA