Si è spenta l’eco degli ultimi disastri: nell’Italia martirizzata dagli eventi scatenati dal meteo impazzito, come le alluvioni in Emilia Romagna giusto un anno fa esatto, si ripete il copione di sempre. Grida d’allarme, mobilitazione, promessa di fondi e di interventi, e poi il silenzio. Le “dimenticanze” del governo di destra vanno contro ogni logica. Al massimo si mette in agenda un limitato assistenzialismo, mentre servirebbe un impegno serio e strutturato
◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI
► Sembra passato in seconda o terza fila il dissesto idrogeologico che pure ad ogni pioggia più forte cŕea allagamenti, alluvioni, fa smottare l’Appennino, interrompe strade essenziali, allaga campi coltivati, fabbriche, aziende agricole e zootecniche avanzate, per non parlare dell’ortofrutta fiorente in tutta la Padania, sommerge le risaie e altro ancora. Eppure nell’agenda del governo centrale tutto questo compare a fatica, in modo parziale e insufficiente. Nonostante sia uno dei grandi temi del Paese e uno dei pochi a mobilitare i giovani. Una nuova edizione degli “angeli del fango” del 1966.
Eppure le ricette per intervenire nell’immediato, nel breve e nel medio-lungo periodo sono ormai note e approfondite. Le Regioni del Centro Nord sanno cosa fare, così come i Comuni colpiti e le associazioni ambientaliste e protezioniste. E allora perché non scattano i meccanismi di una possibile coesione programmatica? Perché il governo di centrodestra non ha fra i propri obiettivi la cura e il risanamento del territorio e schiva l’idea di leggi urbanistiche rigorose, diffida dell’associazionismo ambientale o ne respinge i presupposti essenziali. Si sorvolano in aereo le zone alluvionate, e poi? E poi il nulla. O, al più, un assistenzialismo fatto di spiccioli. Al quale bisogna saper contrapporre l’organicità degli studi idrogeologici e idroviari. E una stretta alleanza fra tecnici attrezzati, politici competenti, popolazioni disposte al duro lavoro del risanamento che comporterà sacrifici pesantissimi. © RIPRODUZIONE RISERVATA