“Tra qualche mese lo rivedremo”. Non ha dubbi il guardacaccia di san Candido sul castoro maschio che è sceso dalla vicinissima Austria fino alla Val Pusteria. Questo castoro è certamente ritornato ai territori di provenienza, forse da noi non ha trovato compagnia femminile, ma adesso che conosce la strada potrebbe anche decidere di ripresentarsi accompagnato. In questo viaggio nel “pianeta castoro”, si ricostruiscono percorsi e insediamenti di questo formidabile ingegnere della natura. Ma non sempre amato: e in Austria sono preoccupati della sua presenza, che starebbe diventando troppo numerosa
Il reportage di MAURIZIO MENICUCCI
A FAR CREDERE in un raddoppio, è stato, nel 2020, un anno e mezzo dopo il Ponta, un altro castoro, stavolta più chiaramente un maschio, sconfinato lungo il fiume Drava, dalla vicinissima Austria, a Versciaco, in Val Pusteria. La speranza di un incontro con il primo, però, è durata poco, perchè se Versciaco dista solo una cinquantina di chilometri in linea d’aria da Tarvisio, tra i due bacini non c’è alcuna comunicazione. Oltretutto, alla solitudine – quella sentimentale, perché le rogge in cui lo si vedeva sguazzare scorrono, invece, in un’area anche troppo abitata – il nuovo arrivato reggeva meno bene del Ponta. Così, dopo aver girovagato, lasciando i segni dei suoi denti in lungo e in largo, la scorsa primavera, è ritornato alla patria austriaca, togliendo il disturbo. E non è solo un modo di dire, perché questo di Bolzano assomiglia in modo impressionante al ‘Castoro Combinaguai’, protagonista dell’omonimo libro per bambini di Nicholas Oldland. Il guardacaccia di san Candido che l’ha scoperto e adottato, Reinhard Pipperberger, non può fare a meno di sorridere al ricordo del “casotto” che il suo protetto piantava, o meglio, espiantava, nella zona industriale: «Quasi tutti i giorni, i pompieri accorrevano per rimuovere gli arbusti che strozzavano i canali». Il fatto è che la sua Heimat non è chissà dove. «È solo lì, a 15 chilometri, proprio dove abita mia figlia. Ora convive, purtroppo, con un maschio». Ovviamente, Reinhard parla del castoro. E chi, come lui, si ostina a guardare il torrente mezzo pieno, si consola al pensiero che ormai la strada il roditore l’ha imparata e così come era arrivato, può rientrare, magari non da solo. Pipperberger non ha dubbi: «Qualche mese, e lo rivedremo».
Molto dipenderà anche dagli Austriaci, perché, avendo scoperto che le comunità di castori vicine al confine italiano erano diventate troppo numerose, e le proteste anche, ne stanno catturando molti per liberarli altrove, e questo rende meno probabile una dispersione naturale verso le nostre vallate. Il Ponta, però, almeno lui, può contare anche sui folti branchi della vicinissima Slovenia, e infatti pare che abbia rifatto tutti gli ingressi, orientandoli verso est. Il tempo continua a giocare in suo favore: considerando che un castoro può vivere anche vent’anni, lui, che ne ha quattro o cinque, è alle soglie della maturità sessuale: quindi resta un partito irresistibile, anche perché, a guardare la casa che s’è costruito, ha proprio le mani, scusate, gli incisivi d’oro. — (3. continua; la prima parte è stata pubblicata qui giovedì 23 febbraio; la seconda domenica 26 febbraio) © RIPRODUZIONE RISERVATA