Per ora prevale il recente passato, alberghi e ristoranti di qualità restano vuoti o chiusi. Il commercio più “basso” pretende di mantenere i privilegi acquisiti, trasformando Roma, e il suo centro in specie, in un desolante bazar di bancarelle, di venditori precari, di palazzi (palazzi?) trasformati in B&B, in case d’affitto per pochi giorni, magari senza licenza di sorta, in camere per una notte. Tutto l’armamentario di un turismo speculativo che passa e va senza pagare né far pagare tasse, lasciando denari in nero soltanto agli speculatori. Ci vorrebbe un assetto amministrativo speciale, che non c’è e non è in arrivo


L’articolo di VITTORIO EMILIANI

Virginia Raggi e Roberto Gualtieri durante il passaggio di consegne della sindacatura l’11 ottobre 2021 nella Sala Giulio Cesare in Campidoglio [credit Ansa/Riccardo Antimiani]
NON È CERTO INVIDIABILE in ogni senso la situazione del sindaco Gualtieri. Da una parte gli si chiede di riportare ordine e decoro in una città per anni abbandonata a se stessa, alla sua monnezza, ad una invasione incontenibile di turisti, di bancarellari, di bugliaccari; dall’altra la si vorrebbe subito senza più monnezza per le strade e piazze, con locali di nuovo dignitosi, magari eleganti. Invece prevale il recente passato, alberghi e ristoranti di qualità restano vuoti o chiusi. E per contro il commercio più “basso” pretende di mantenere i privilegi acquisiti, magari di incrementarli trasformando Roma, e il suo centro in specie, in un desolante bazar di bancarelle, di venditori precari, di palazzi (palazzi?) trasformati in b&b, in case d’affitto per pochi giorni, magari senza licenza di sorta, in camere per una notte. In poche parole, tutto l’armamentario funzionale ad un turismo speculativo che passa e va senza pagare né far pagare tasse, lasciando denari in nero soltanto agli speculatori.

Interi palazzi del centro storico trasformati in B&B mordi e fuggi

Per contro si vorrebbe qualche segnale di netta inversione di tendenza dal Campidoglio. Qualche segnale almeno. Come tentano volenterosamente di fare alcuni dei Municipi, taluni enormi, più grandi di tutte le medio-grandi città italiane. Tutti tranne — se non erro — Tor Bella Monaca. Qualcuno in campagna elettorale dal versante salviniano ha detto sgangheratamente: «Ma Roma, per caso, non vorrà un assetto amministrativo speciale in quanto Capitale?». L’ignorantissimo nordista ignora che tutte le principali capitali europee ne fruiscono. Berlino è addirittura una città-Stato, un Land a se stante. La Greater London Authority sul terreno della pianificazione e dei trasporti (un possibile modello per Roma) riunisce e coordina i numerosi Comuni della capitale, sul piano della pianificazione edilizia e del trasporto pubblico. Le Grand Paris è più accentrata, ma svolge funzioni analoghe. A Madrid pure esiste una distinzione fra la capitale e i distretti, specie dopo il tentato  colpo di Stato del colonnello Tejero in pieno Congreso di los diputados. Che documentari clandestini, con macchina da presa tenuta bassa al livello stradale mostrano come alcuni generali “felloni” avessero provato ad appoggiarlo facendo uscire i carri armati da alcune caserme di Madrid senza risultati.

Di fronte a tutte queste pur variegate e consolidate realtà, Roma ha partorito una ingessata Città Metropolitana con elezioni di secondo grado che, di fatto, non produce e non conta nulla rimanendo di fatto subalterna alla Regione Lazio. Un assurdo giuridico. Con assessori modesti e inesperti per giunta, come la Alfonsi per anni inutilmente al Centro storico. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.